R. & P.
La situazione della sanità in Calabria è nota ormai in ambito nazionale, se ne discute animatamente anche nei salotti televisivi con scoop, notizie, accuse reciproche, faccia a faccia.
La zona arancione in tutta la Regione, con qualche centro anche in rosso, impone un’analisi innanzitutto su come sia stato effettuato il tracciamento e su come sia stata curata l’organizzazione per contrastare la pandemia.
Tutto questo in attesa che la vaccinazione decolli e raggiunga livelli accettabili o comunque vicini alla media nazionale.
“Il sistema sanità calabrese è un colabrodo, dopo oltre 10 anni di commissariamento – afferma Francesco Meduri, responsabile provinciale organizzazione di Cambiamo! con Toti – con spese che lievitano invece di diminuire, servizi indisponibili e che si impoveriscono soprattutto riguardo agli anziani e i disabili, sempre più soli per una rete di assistenza territoriale che ormai riduce progressivamente anche i servizi alle donne e alle famiglie più bisognose. Inaccettabile in questo contesto, anche la riduzione dei consultori e dell’assistenza domiciliare, così come è allarmante la riduzione dei servizi di prevenzione e l’assistenza ordinaria ai malati cronici o oncologici. Un dramma sotto ogni aspetto”.
“Nessuno poteva pensare che proprio durante la pandemia la struttura di Reggio Calabria o ancora di più quella di Locri avrebbero invertito la propria rotta – dichiara Roberto Ieraci, responsabile Area Locride – perché il disastro accumulato in tanti anni di cattivo Governo e di incursioni del malaffare era davanti agli occhi di tutti. Si sperava però di poter confidare in un rapporto costruttivo e di partecipazione per svoltare davvero verso una direzione di ricostruzione partendo dal personale e dalla struttura. Rimane adesso la speranza del Recovery Fund, il sogno che un giorno le nuove generazioni abbiano una sanità degna di questo nome”.
“Un cambio di passo auspicato dalla politica e dai cittadini – sottolinea Sebastiano Primerano, vicecoordinatore provinciale del movimento politico guidato da Giovanni Toti – che vedeva nell’arrivo del commissario Longo un’accelerazione che invece non c’è stata. Ancora oggi la politica si divide sull’opportunità di un reparto covid a Locri. Dopo oltre un anno dall’inizio della crisi pandemica, i cittadini dei Comuni della locride devono assistere ad un triste teatrino di accuse che alla fine non porterà a nulla. La fascia ionica reggina – continua l’imprenditore – ha bisogno, invece, di concretezza ma è chiaro che con la sfida della ripartenza affidata al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si giocherà una partita importante per Reggio Calabria, la sua provincia e tutto il sud Italia.”
Il movimento politico legato a Giovanni Toti continua a vigilare affinchè ci sia davvero quel “cambiamento” che possa far diradare le nuvole che offuscano il territorio. Sperando che il buio sia passeggero e non causato da chi non vuole che ci sia una vera ripartenza.