di Gianluca Albanese
SIDERNO – “Una sfida certamente difficile che, partita da Comunità competente, sta ormai coinvolgendo, in maniera sempre più ampia, tante realtà di attivismo civico che si muovono tutte con lo stesso obiettivo: rendere effettiva la tutela dei diritti in ambito sanitario. Un civismo espressione di istanze, sollecitazioni ed aspettative provenienti dai territori che è una preziosa risorsa nel complicato processo di cambiamento”.
È uno dei passaggi salienti della nota stampa diffusa dagli organizzatori dell’incontro che ha avuto luogo sabato mattina al Cinema Nuovo di Siderno e che ha avuto la partecipazione di un folto numero di soggetti associativi: Comunità competente, Comitati “Casa della Salute di Siderno”, “DifendiAmo l’ Ospedale” di Locri, Corsecom Locride, Coordinamento Club Service Locride, Comunità Progetto Sud di Lamezia, ProSalus di Palmi, “Donne e Diritti” di S. Giovanni in Fiore, “10 idee per la Calabria”, Rete per la Sanità pubblica calabrese dell’ Alto Jonio cosentino, Progetto “Città della Piana”, I Girasoli della Locride, Consulta Giovanile Siderno, associazione giovanile “S. Maria di Porto Salvo”, Lados di Marina di Gioiosa Jonica, Advst di Locri, Avo di Locri, Consulta Cittadina di Siderno, Cavalieri di Malta sezione di Siderno.
Raggiunto questo primo risultato, la rete civica per la Sanità sta già lavorando al percorso da seguire per dare concretezza alle istanze che sono emerse con molta chiarezza durante il dibattito. Il primo passo sarà la richiesta di un incontro su obiettivi precisi ai vertici aziendali ed al Presidente della regione.
“Un fatto è certo, siamo stanchi di sentire promesse a cui – scrivono nella nota gli organizzatori – non seguono fatti”.
Intanto, la manifestazione di sabato mattina è servita ad accendere i riflettori sul tema della continua spoliazione dei consultori familiari. Oltre all’intervento di Daniela Diano, fondatrice dell’associazione “Riprendiamoci i consultori” registriamo quello di Maria Alessandra Polimeno che tra l’altro rileva che “dopo 46 anni, e cioè dalla emanazione della legge 405/75 i Consultori Familiari non hanno ancora raggiunto completezza della loro rete e stabilità del personale e, soprattutto al Sud, persistono zone con bassa copertura dei bisogni consultoriali. Le ragioni che hanno portato alla costituzione dei consultori familiari sono tutt’ora e a maggior ragione valide”. Due i motivi individuati che avrebbero reso difficile la vita dei consultori: “Non hanno avuto obiettivi facilmente misurabili visto che il primo rapporto di monitoraggio da parte del Ministero è arrivato dopo 35 anni” e “l’orizzonte operativo dei consultori faceva riferimento a un modello sociale di salute (composizione multidisciplinare dell’equipe), e ad un approccio non direttivo ma orizzontale. Questa impostazione andava potenzialmente a confliggere con quella biomedica e direttiva dei servizi tradizionali. Questi, a parte lodevoli eccezioni, hanno sistematicamente tentato di delegittimare ed emarginare i consultori familiari”. Una tendenza da invertire, come dice la Polimeno “Guardando alla sanità come a un investimento e non come un costo”