di Gianluca Albanese
L’evoluzione storica della ‘ndrangheta, dai “don” dei primi del ‘900 fino a boss e colletti bianchi della “Santa” a cavallo tra il XX e XXI secolo. Il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati, nel suo recentissimo saggio dal titolo “Santisti e ‘ndrine. Narcos, massoni deviati e killer a confronto” (2018, Pellegrini editore) racconta la ‘ndrangheta in tutti i suoi molteplici e inquietanti aspetti e sfaccettature, con lo stile asciutto e giornalistico di chi è abituato a muoversi ogni giorno tra ordinanze, informative e atti giudiziari in genere, per scrivere dell’organizzazione criminale più potente al mondo, dalla sua scrivania di caposervizio alla “Gazzetta del Sud”.
Uno stile di scrittura che permette all’autore di condensare in poco più di 350 pagine la storia della ‘ndrangheta e le sue cointeressenze con servizi segreti deviati, una certa massoneria, politica e mondo delle istituzioni, offrendo al lettore uno strumento di agevole consultazione, utile a conoscere più a fondo fatti e misfatti del mondo criminale “made in Calabria”.
C’è di tutto nella ventesima fatica letteraria del prolifico autore di origine palmese, che devolve in beneficenza i diritti d’autore delle sue opere.
Ci sono le storie dei boss d’oltreoceano fatte di momentanee scalate interrotte dagli immancabili omicidi, ma anche da tradimenti e “tragedie”. Si scopre che a Reggio Calabria i rapporti tra ‘ndrangheta e massoneria non sono una scoperta recente e si legge di misteri irrisolti, come la morte tragica e improvvisa del generale dei Carabinieri Enrico Mino.
C’è spazio per l’interesse politico della ‘ndrangheta e delle altre mafie, teso a creare uno stato meridionale indipendente per meglio gestire i propri loschi traffici, per il sostegno al tentato golpe Borghese dell’inizio degli anni ’70, dell’uso strumentale della religiosità e dei rapporti tra mafia e Chiesa condannati con la scomunica pronunciata in Calabria da papa Francesco.
Ci sono storie di giornalisti uccisi nel mondo quando decisero di lavorare su inchieste tese a svelare i sordidi accordi e gli affari criminali della ‘ndrangheta, di donne ribelli rispetto allo strapotere delle cosche, di killer spietati e prezzolati, autobombe fatte esplodere e pentiti fatti uccidere, ma anche di quanto sia complicato, nella nostra regione, fare la professione di avvocato penalista.
Non mancano le curiosità, tra cui le analogie tra la subcultura ‘ndraghetistica e quanto narrato nei secoli precedenti da una scrittrice tedesca ammiratrice di Cervantes che scriveva di una misteriosa setta spagnola, e un richiamo, ma solo in chiusura dell’opera, ai riferimenti a simbologie religiose e alla dominazione spagnola, che ancora oggi è possibile rinvenire nei rituali d’iniziazione e di conferimento di nuove “doti” di ‘ndrangheta.
Insomma, nel libro di Badolati non ci si limita a citare Osso, Mastrosso e Carcagnosso, o i vari livelli in cui è strutturata l’organizzazione criminale, ma si va a fondo di ogni sfaccettatura del fenomeno mafioso, non disdegnando una conclusione a sfondo pedagogico, tesa a dimostrare, usando logica e buonsenso, come il presente da criminali organizzati si trasformerà in un futuro prossimo di reclusi in carceri sovraffollate, latitanti infrattati in bunker sotterranei, o seppelliti sotto le lapidi di un cimitero.
“Santisti e ‘ndrine. Narcos, massoni deviati e killer a confronto” verrà presentato nello spazio culturale “MAG. La ladra di libri” di corso Garibaldi, 281 a Siderno il prossimo 6 ottobre. Un’occasione da non perdere per incontrare uno dei più celebri cronisti italiani e profondo conoscitore del fenomeno criminale calabrese.