di Gianluca Albanese
SIDERNO – La legge regionale numero 2 dello scorso 15 febbraio, pubblicata sul Burc numero 14, offre sicuramente uno strumento in più per poter – finalmente – giungere a una mappatura totale e approfondita delle malattie neoplastiche nel nostro comprensorio e, perché no, offrire un nuovo strumento di indagine a chi sta cercando, da più di un anno, di vederci chiaro riguardo il più volte paventato rischio di sotterramento di rifiuti tossici nella nostra terra.
Se ne parla da anni, ma ancora non si è venuti a capo dei presunti responsabili e, soprattutto, non è stato rinvenuto alcun fusto di rifiuti illegalmente sotterrati, anche se qualche risultanza investigativa c’è.
Lo ha ricordato sulla Tv regionale LaC il collega Pietro Comito nella sua trasmissione di approfondimento giornalistico andata in onda ieri, nel corso della quale ha citato un’intercettazione di un dialogo tra due presunti ‘ndraghetisti, ovvero il capo “Corona” Vincenzo Melia e il suo consigliere Nicola Romano (per lui una condanna in primo grado a 20 anni e 10 mesi di reclusione) che è divenuta parte integrante dell’inchiesta denominata “Saggezza”, il cui processo ha portato alla condanna di Romano e di molti altri imputati.
Come scriveva Pasquale Violi sul “Quotidiano” del 16 dicembre 2012, infatti, Melia e Romano, non sapendo di essere intercettati, parlavano degli «interessi sullo smaltimento dei rifiuti tossici in Aspromonte sin dagli anni ’70, in particolare in quelle zone montuose, come Antonimina o Ciminà che attraversano due versanti, quello della Locride che affaccia sullo Jonio e quello della Piana di Gioia Tauro che affaccia sul Tirreno. Romano: «E che li hanno portati pure là sopra a Platì, nel “Piano Catanzaro” che l’acqua lì non la prende più nessuno». Melia: «E che dobbiamo fare». Romano: «Che chi li ha autorizzati queste cose…che a Gioia Tauro dicono che a ogni albero di ulivo c’è un bidone….mannaggia».
Un carteggio iniziato almeno dal 1992. Tra gli atti desecretati sulle “navi dei veleni” e sull’omicidio dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ci sono anche quelle note dei Servizi Segreti con cui viene segnalato l’interesse delle cosche di ‘ndrangheta nello smaltimento illecito di rifiuti tossici e radioattivi. Tra gli atti desecretati a seguito della comunicazione del presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi, alla presidente della camera, Laura Boldrini, sono del resto ricorrenti le note di ringraziamento indirizzate ai servizi dai magistrati di Reggio Calabria per la “proficua collaborazione”».
Il 28 maggio 2014, invece, Claudio Cordova, sulle pagine virtuali de “ildispaccio.it” ricordava che «Agli atti d’archivio, però, vi sono anche le parole messe nero su bianco dagli 007 nell’ambito delle indagini per la cattura del super latitante Giuseppe Morabito, il “Tiradritto” di Africo, paese della Locride. È il 1994, Morabito verrà arrestato solo dieci anni dopo, ma già in quell’occasione i Servizi segnalano che il latitante, in cambio di una partita di armi, avrebbe concesso l’autorizzazione a far scaricare, nella zona di Africo, un non meglio precisato quantitativo di scorie tossiche e, presumibilmente, anche radioattive, trasportate tramite autotreni dalla Germania: «Gli accertamenti e le indagini tuttora in corso – scriveranno dai Servizi – hanno consentito di acclarare che l’area interessata allo scarico del materiale radioattivo sarebbe compresa nel territorio sito alle spalle di Africo e segnatamente nella zona di Santo Stefano-Pardesca-fiumara La Verde». Affermazioni che verranno fatte sulla base di dati di fatto abbastanza concreti: «In contrada Pardesca è stato riscontrato un tratto di terreno argilloso rimosso di recente, verosimilmente, per l’interramento di materiale di ingombro. Nello stesso tratto è stato rinvenuto, altresì, un bidone metallico di colore rosso adagiato sul terreno». Le notizie verranno comunicate al Ros dei Carabinieri di Reggio Calabria, che nel 2004 arriverà alla cattura del “Tiradritto”».
Ma non solo: «Gli 007 arrivano anche a fare una mappatura: «nella provincia di Reggio Calabria, i luoghi dove si trovano le discariche, per la maggior parte grotte, sono: Grotteria, Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico (100 fusti), Motta San Giovanni, Serra San Bruno (Cz), Stilo, Gioiosa Jonica, Fabrizia (Cz)».
E se è assolutamente inquietante sapere che molti nostri comuni potrebbero essere contaminati dai rifiuti tossici illegalmente sotterrati, dopo quello che andrebbe configurandosi come un patto scellerato tra imprenditori traffichini e senza scrupoli e alcune famigli di ‘ndrangheta, in quadro di presunte omissioni da parte di pezzi di Stato, quella che fino a oggi era apparsa come un’ipotesi assai probabile, non era supportata dal rigore scientifico derivante dall’esistenza di un Registro Tumori regionale gestito da enti pubblici accreditati, tale, insomma, da mettere nero su bianco il rapporto causa-effetto della eventuale presenza di rifiuti tossici sotterrati e insorgenza di malattie tumorali.
Quello in via di composizione sarà retto da un centro di coordinamento dei Registri Tumori, composto da: a) il Dirigente generale del Dipartimento tutela della salute e politiche sanitarie, o un suo delegato;
b) i responsabili dei registri sub regionali di Cosenza – Crotone, Catanzaro – Vibo Valentia e Reggio Calabria;
c) i responsabili delle sub – articolazioni di Vibo Valentia e Crotone;
d) il Direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (ARPACAL), o da un suo delegato;
e) l’Assessore regionale alla tutela dell’ambiente, o da un suo delegato;
f) il Presidente dell’Associazione italiana dei registri tumori (AIRTum), o da un suo delegato.
Il Centro di coordinamento regionale ha il compito – si legge nella legge regionale numero 2/2016 – di proporre soluzioni idonee al conseguimento, in tempi brevi, dell’obiettivo dell’accreditamento all’AIRTum dei registri tumori non ancora accreditati e di proporre opportuni studi per le valutazioni di merito dell’impatto sull’ambiente del “fenomeno cancro”. Ha il compito, inoltre, di proporre ogni idonea azione finalizzata al miglioramento della prevenzione, della diagnosi e della terapia della patologia oncologica nel territorio della Regione Calabria, in sinergia con la Commissione oncologica regionale».Insomma, se fino a oggi si è detto che le indagini sul fenomeno della diffusione delle patologie oncologiche svolte dai privati non avevano alcun rigore scientifico, ora lo strumento di analisi c’è e tutti i soggetti coinvolti devono fare in modo che possa rispondere alle aspettative della gente che non ne può più di vedere i propri congiunti ammalarsi e morire in poco tempo a causa del cancro.
P.S:nella foto d’archivio, la via Matteotti di Africo Nuovo, laddove si registra un’altissima incidenza di malattie tumorali sulla popolazione residente.