Tra le tante cose che oggi non funzionano affatto c’è anche e soprattutto il modo di scrivere a scuola, come del resto è recentemente emerso dai risultati di una ricerca condotta dall’Università “La Sapienza” di Roma, in ossequio ai quali emergono in maniera molto nitida le palesi difficoltà che presentano proprio gli alunni, particolarmente quando essi sbarcano, per così dire, nel nuovo mondo della Scuola Secondaria di I grado.
di Antonio Baldari
Quanta autorevolezza ha perso la Scuola italiana nel corso degli anni! Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, lo ripete a chiare lettere ogni giorno che passa, perché, oramai, non c’è più scampo, è evidente ed è sotto gli occhi di tutti; che confusione, sarà perché…è in corsivo?
Ecco, tra le tante cose che oggi non funzionano affatto c’è anche e soprattutto il modo di scrivere a scuola, come del resto è recentemente emerso dai risultati di una ricerca condotta dall’Università “La Sapienza” di Roma, in ossequio ai quali emergono in maniera molto nitida le palesi difficoltà che presentano proprio gli alunni, particolarmente quando essi sbarcano, per così dire, nel nuovo mondo della Scuola Secondaria di I grado.
Nel quale, intanto, appena iniziato l’anno scolastico c’è la chiara difficoltà a rapportarsi con il docente, che non è più la maestra delle scuole elementari a cui si dava del “Tu”, essendo richiesto per una questione pedagogica desiderando avere il più vicino possibile il bambino/la bambina che inevitabilmente ti vede come un punto di riferimento importante, se non alla stregua dei genitori poco ci manca: molto di frequente il professore interviene spiegando che al/alla professore/professoressa si dà del “Lei” perché è una situazione nuova, in cui bisogna imparare a porgersi in maniera diversa per il rispetto dovuto al ruolo e via di questi insegnamenti.
Ma la difficoltà maggiore, cammin facendo, è proprio nel momento in cui iniziata la fase esplorativa per “tastare il polso” agli alunni, come si suol dire, si nota sempre di più come gran parte di essi non abbia in abitudine l’uso giustappunto del corsivo; sono in tanti a conoscerlo ma sono altrettanto a dire che “Noi non l’abbiamo fatto!”, oppure “Va bene lo stesso?”, volendo prendere la strada più breve per togliersi d’impiccio per colmare la lacuna.
Che è una lacuna grave posto che si ripercuote per tutta la durata del ciclo di studi alla Secondaria di primo grado, per poi perpetuarsi ancora peggio alla Scuola secondaria di secondo grado, ossia alle scuole superiori, in cui gli alunni “in difetto” sembrano viaggiare come chi si porta sempre dietro una macchia indelebile sul vestito sia pur cambiandolo; non vogliamo, poi, osare oltre dicendo che la pecca si riverbera finanche per gli studi universitari ma, di fatto, è così anche lì, in quel contesto in cui al contrario lo studente dovrebbe essere già bello che formato. E invece…
E invece così non è, con tutte le conseguenze del caso, pertanto, si ritiene che per una Scuola italiana che intende veramente riprendere il proprio posto, dove più e maggiormente le compete, bisogna ripartire da queste piccole cose, che poi tanto piccole non sono, anzi! Una volta si diceva che si andava a scuola per saper “Leggere, scrivere e far di conto”: ecco, per una di queste tre, lo scrivere, iniziando seriamente, sarebbe già un bel passo in avanti, per le altre due…beh, lasciamo stare che è meglio, ci aggiorniamo alla prossima!