Una proposta, questa, che era stata lanciata qualche mese fa ma che era stata subito accantonata posto che non aveva avuto un riscontro positivo, evidentemente l’esecutivo a guida Meloni conserva sempre buona memoria e, rispondendo perentoriamente agli scettici, l’ha ripresa di nuovo da quel cassetto stavolta presentandola ufficialmente approvandola con “l’idea della Lega di legare in maniera più incisiva gli stipendi al costo della vita” – ha affermato Rossano Sasso, deputato leghista tra i primi firmatari della suddetta proposta. Di fatto una pericolosa via di divisione sociale su cui si auspica un pronto intervento particolarmente da parte dei sindacati.
di Antonio Baldari
Il Governo Meloni apre la strada a stipendi diversi per quanto riguarda i docenti. È quanto accaduto nei giorni scorsi su un ordine del giorno per il quale il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, ha espresso parere favorevole sull’ordine del giorno concernente “la differenziazione degli stipendi nella Pubblica Amministrazione”, una proposta che vede una quota variabile di stipendio per i dipendenti pubblici, in particolare nel settore dell’Istruzione, che è basata sul luogo di attività.
Una proposta, questa, che era stata lanciata qualche mese fa ma che era stata subito accantonata posto che non aveva avuto un riscontro positivo, evidentemente l’esecutivo a guida Meloni conserva sempre buona memoria e, rispondendo perentoriamente agli scettici, l’ha ripresa di nuovo da quel cassetto stavolta presentandola ufficialmente approvandola con “l’idea della Lega di legare in maniera più incisiva gli stipendi al costo della vita” – ha affermato Rossano Sasso, deputato leghista tra i primi firmatari della suddetta proposta.
Che farebbe pensare a “Più soldi al Nord e segnatamente ai professori del Nord?”, stante il fatto che, in realtà, aumenterebbe l’importo lordo/netto a chi professionalmente opera nel Settentrione d’Italia in special modo nel mondo dell’Istruzione, che però non vede Sasso d’accordo; ed invero, sempre il deputato del Carroccio sostiene che “Non è così, noi intendiamo agganciare, dando maggiore potere alle organizzazioni sindacali nella contrattazione di secondo livello – chiosa – introdurre la possibilità per gli insegnanti che lavorano fuori sede di avere qualche elemento accessorio che sia collegato al costo della vita, che male c’è? Io non ci vedo uno scandalo!”.
Non è dato sapere se il parlamentare leghista cammini coi prosciutti sugli occhi, o penserebbe che magari ce l’hanno, i prosciutti, il resto del mondo, di fatto sono soltanto giri e rigiri di parole per dire che i professori al Nord avranno più soldi in busta paga. Punto e fine delle trasmissioni, che poi lo chiami “stipendio” o “elemento accessorio” sempre soldi in più sono che vanno a finire nelle tasche di chi opera al Nord a scapito di chi opera al Sud.
Allo stato delle cose dando il via a quella “secessione” di bossiana memoria, dando di più al Nord rispetto al Sud – e non solo nella Scuola, attenzione!, ma in tutta la P. A. – su un qualcosa che è tutto da dimostrare con studi e ricerche approfondite, al momento basate solamente su pericolosissime idee di divisione sociale, su cui si auspica l’accensione di un dibattito serio, pena una vera e propria rivolta sociale su cui potrebbe scivolare l’intero esecutivo, ancora una volta sulla Scuola.