*di Guido Leone
Dopo lo stop a causa del Covid, con l’arrivo della primavera per molte classi delle scuole, in particolare medie e superiori, è giunto il momento di partire per il classico viaggio d’istruzione.
Ci riferiamo alle gite scolastiche di più giorni, il viaggio d’istruzione per eccellenza che gli studenti ricorderanno per sempre nella loro vita.
Il viaggio d’istruzione non è solo una opportunità di divertimento, ma è soprattutto una tappa importante per la maturazione e la crescita degli alunni.
Ed è per questo che organizzare un viaggio d’istruzione e scegliere la meta non è mai semplice.
Il problema, per gli scolari di oggi, è che se ne fanno sempre meno.
Le gite scolastiche, anche per le scuole reggine e calabresi, stanno diventando merce rara.
La scuola fa i conti con il caro vita e gli aumenti generalizzati dei prezzi anche per quanto riguarda le gite.
Uno dei momenti più amati dagli studenti sta, infatti, diventando fuori portata per molti.
I prezzi dei trasporti e i preventivi delle agenzie di viaggio costringono molte famiglie a dover rinunciare.
Le classi ormai partono con appena metà o poco più dei ragazzi, i costi sono saliti del 20%.
Gite scolastiche di 3-5 giorni costano dai 350 ai 600 euro.
Molti istituti cercano di far quadrare i conti rinunciando all’estero o scegliendo mete più economiche.
Ma spesso non basta e molte famiglie non riescono a mandare i figli in gita.
Tantissimi studenti non partiranno quest’anno perché l’inflazione pesa sulle famiglie e senza sostegni il diritto allo studio non è garantito.
E se un soggiorno a Madrid arriva a costare 650 euro, non è difficile capire come per una famiglia, che magari deve mandare in gita più di un figlio, diventi quasi proibitivo.
Sicché si scelgono mete più economiche con un minor numero di giorni per consentire ad un numero maggiore di ragazzi di partecipare grazie anche ad un contributo delle scuole stesse.
Ma non sempre è facile per l’elevato costo dei trasporti.
E una fetta che si fa sempre più consistente di anno in anno resterà a casa ,nella trincea della diseguaglianza .
Proprio adesso, verrebbe da dire.
Proprio adesso che dopo tre anni si poteva ricominciare.
Lasciate alle spalle le restrizioni dovute al Covid, la possibilità di ricominciare a viaggiare avrebbe potuto garantire agli studenti il ritorno alle gite scolastiche anche all’estero.
Giorni da trascorrere insieme, con compagni e insegnanti, unendo svago e apprendimento, divertimento e conoscenza di posti nuovi.
Ma, tutto questo, come si è detto, deve fare i conti, letteralmente, con l’aumento dei prezzi, la crisi e l’inflazione che rischiano di rendere la cara, vecchia e amatissima gita scolastica, un vero tabù.
Ma quali sono le mete all’estero preferite, per lo più ,in quest’anno scolastico?
Berlino, Londra, Praga, Atene, Vienna e Budapest in cime alle preferenze al 6%.
A seguire Madrid, Barcellona e Amsterdam.
Come meta principale per le gite scolastiche, si conferma l’Italia, specie alle scuole medie.
Complessivamente, il 57% ha puntato una località del nostro Paese (l’80% nel caso delle secondarie inferiori), con le città in cima alle preferenze che sono le città d’arte come Firenze (12%), seguita da Napoli (10%) e Roma (8%).
Più giù fra le mete troviamo Palermo (6%), Torino e Trieste (entrambe al 5%).
Viaggi di istruzione, visite guidate, vacanze-studio, campi estivi, settimane verdi sono alcune delle definizioni che riguardano iniziative educative, scolastiche o extrascolastiche, orientate a forme di ‛turismo educativo.
Si tratta di un fenomeno in crescita, almeno fino all’insorgere dell’emergenza sanitaria del 2020 e 2021, quando tutto il settore del turismo e quello scolastico hanno vissuto una crisi senza precedenti.
E tuttavia proprio la pandemia di Covid-19 ha anche mostrato, attraverso la loro crisi, come questi settori siano importanti e in forte espansione.
Uno sviluppo, tuttavia, difficile da definire in termini oggettivi per la grande varietà delle esperienze,degli attori coinvolti e della loro gestione.
A torto considerato un segmento minore, il turismo educativo nelle sue varie espressioni ha saputo conquistare un ruolo di primo piano non solo per le ricadute economiche (il solo turismo scolastico in Italia muoveva prima della pandemia oltre quattro milioni di persone all’anno con un volume di circa un miliardo di euro), ma anche nella formazione della cultura turistica delle nuove generazioni.
Bastano, dunque, queste cifre per comprendere come il turismo alimentato dall’universo scuola possa trasformarsi per l’industria dei viaggi e per la nostra regione in una opportunità di business importante, soprattutto in considerazione del fatto che il picco dei flussi si registra in periodi di bassa stagione.
Lavorando per invertire una tendenza che costantemente vede la Calabria tra le regioni più deboli,come Molise e Abruzzo, perchè quasi mai indicate come meta principale di un viaggio d’istruzione con pernottamento.
E’ raro,infatti, incontrare scolaresche del nord che visitano i nostri luoghi pur ricchi di storia, e quant’altro.
La nostra regione viene, di fatto, baipassata.
In questa direzione va l’iniziativa della vice presidente della Giunta regionale, Giusi Princi, di incentivare con contributi economici la scelta da parte delle altre regioni di mete calabresi per i viaggi d’istruzione.
Un invito che viepiù ancora oggi va rinnovato alle istituzioni scolastiche della regione affinché favoriscano sempre più gite e viaggi d’istruzione nelle varie località calabresi.
Perché è stupefacente verificare che gli studenti calabresi sconoscono per la maggior parte di loro la Calabria nel suo vasto variegato patrimonio, naturale, storico, architettonico.
In tal senso può venire incontro una legge regionale più puntuale e, direi, più rigorosa in termini di vincoli per l’erogazione del supporto finanziario per quelle scuole che inseriscono nei loro programmi attività mirate o scambi culturali all’interno della regione e si impegnino a restituire in termini di elaborazione culturale il frutto dell’esperienza realizzata.
Una normativa premiale in questo senso potrà essere vincolata per esempio alla validità di una ricerca, di un particolare impegno, di una significativa testimonianza di impegno presentata dalle scuole e che si intende realizzare in quella determinata parte del territorio.
Dobbiamo quindi avere il coraggio di dare al turismo scolastico un senso più profondo e strutturato.
Ma bisogna avere anche un altro coraggio: certificare la validità delle gite scolastiche.
*Già Dirigente tecnico U.S.R. Calabria