R. & P.
Le Scuole Pubbliche Paritarie Cattoliche stanno vivendo un gravissimo periodo di difficoltà economiche, provocato dalla quasi impossibilità delle famiglie a pagare le rette e al conseguente indebitamento degli stessi istituti, che non riescono a provvedere agli stipendi dei docenti e del personale amministrativo.
Quello che giunge da queste realtà scolastiche è molto più di un grido di allarme. E’ un appello, che nasce dall’esasperazione del momento ed è un urlo di dolore innanzi ad una situazione che non sembra far intravedere un filo di luce.
Non si può, pertanto, stare in silenzio e attendere quali siano gli sviluppi di questa problematica. Nel rispetto di ruoli e funzioni, nel rispetto delle norme, c’è una sola cosa da fare: agire. Cercando interlocutori immediati ed autorevoli e proponendo un piano di intervento, che consenta il superamento di un’angosciante stasi.
Infatti, l’immobilismo di molti ha il potere di incrementare i timori e di non avere una visione di prospettiva. Come dirigente politico, amministratore e consigliere regionale non mi sento di far passare questo problema in secondo ordine, ammesso che ne avessi la volontà o la facoltà, visto e considerato che l’etica, se veramente la si vuole praticare, impedisce, sottovalutazioni di ogni tipo. La politica tutta, insomma, ma soprattutto il Governo nazionale, non può restare in silenzio. E’ assolutamente necessario proporre un impegno diretto, teso a squarciare l’indifferenza e a suscitare una civica ribellione.
La Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM) e l’Unione Superiore Maggiori d’Italia (USMI) in un recente comunicato congiunto hanno inteso dare voce alle istanze, che arrivano dalle scuole paritarie cattoliche e hanno deciso di annunciare una serie di iniziative, le cui modalità ovviamente pacifiche e non polemiche, hanno il fine di aprire un dibattito intenso su questa emergenza.
Non va dimenticato del resto che in Italia le scuole pubbliche paritarie cattoliche sono 12 mila, con 900 mila allievi coinvolti e con 180 mila dipendenti. Sono cifre considerevoli, che testimoniano l’esistenza di un sistema di formazione serio, rigoroso e, dunque, efficiente. Un patrimonio autentico, che non può essere disperso.
USMI e CISM, pertanto, dopo aver ascoltato e accolto le paure delle famiglie, dei docenti degli alunni, di tutto il comparto associativo cattolico, delle famiglie e delle numerose realtà rappresentative della classe docente, hanno deciso di promuovere un gesto simbolico, che si è concretizzato in 2 giorni di sciopero (19-20 maggio 2020 ); in queste due giorni, infatti, le scuole interessate hanno deciso di sospendere le lezioni. Lo scopo è essere “invisibili per 48 ore al governo”.
In alternativa ciascuna scuola paritaria ha deciso di proporre, in questi due giorni di silenzio,confronti, video, dirette fb, allo scopo di diffondere i temi di libertà di scelta educativa.
In effetti, il timore che ho anche io oltre ai diretti interessati è che ci sia una sorta di discriminazione rispetto a chi decide una forma di apprendimento rispetto ad un’altra. Da consigliere regionale, ma anche da uomo con formazione cattolica che ha vissuto i felici periodi della frequentazione di importanti e inossidabili agenzie formative, sento la necessità di sottolineare e insistere circa il fatto di evitare, senza se e senza ma, che si cancelli il pluralismo culturale del nostro paese.
Sottoscrivo in toto i due obiettivi ulteriori che USMI e CISM indicano in una loro nota congiunta: produrre un rumore educativo basato sul diritto-dovere, anche in ambito di scelta scolastica, di fare la nostra parte; un rumore costruttivo, che tocchi cuore, mente e lavoro dei nostri parlamentari che sono impegnati a discutere gli emendamenti sul nuovo decreto scuola e a considerare, non con benevolenza, ma con oggettività la solidità, il prestigio e le garanzie che sono in grado di dare le Scuole Pubbliche Paritarie Cattoliche.
On.le Raffaele Sainato