*di Liliana Esposito Carbone
LOCRI – Non mi metto a fare un esercizio di ammirazione, non ne sarei capace, e sarebbe anche una cosa banale, ora che non ci sei. Ti voglio ricordare a modo mio, caro Demetrio amico incontrato come un compagno di viaggio su una strada che affatica molto e che finora non mi ha portata a vedere un panorama nuovo.
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Ti rivedo attento, forse anche un poco stupito, ad ascoltarmi parlare delle speranze dei giovani nella Sala Consiliare di Reggio Calabria il 16 ottobre 2004, neppure un mese da quando il figlio mio Massimiliano bellissimo era stato spezzato da un colpo di lupara. Ti ritrovo in tante immagini nella mia mente : arrivavi con i tuoi foglietti ordinati, fitti di note, e accoglievi la voce e le idee di chiunque , per far loro posto nella tua considerazione, e poi rispondevi con la tua tranquilla ragione, quella degli uomini davvero leali. Non ti separavi mai dalla tua agendina, ci abbiamo riso sopra, era piccola piccola e ormai tanto sciupata, ma era come un incantesimo che usciva dalla tua tasca e ti metteva ogni volta in linea con un mondo inimmaginabile.
C’erano tante difficoltà da affrontare ogni anno per concertare un convegno del Cids, quel Comitato Interprovinciale per il Diritto alla Sicurezza costituito sotto la tua presidenza dopo l’assassinio di Totò Musolino, l’imprenditore di Benestare strappato alla famiglia e alla Calabria onesta nel 1999; tu non ti arrendevi davanti ai tanti rifiuti, alle tante miserabili richieste di informazione su chi altri ci sarebbe stato che avanzavano quei mezzi grandi personaggi che facevano la cronaca politica e il bello ed il cattivo tempo per la nostra Calabria. Non ti sei fermato, in momenti degni della collera dei miti, davanti all’ingratitudine di tanti per i quali avevi speso il tuo nome e le tue energie, e soprattutto le tue motivazioni di vita democratica. Pensavi alle sofferenze della gente comune, e per questa avevi la tua naturale mitezza come la strategia di un guerrigliero per santa causa.
A me sei rimasto accanto, con le parole e i fatti. Sei stato per me il fratello mai avuto, e lungo questi 10 anni un ininterrotto momento di passione civile che ho respirato e di cui ho fatto scorta e forza per un tempo di ingiustizie a venire. Mi hai sostenuta, e pure consolata, quando la cosiddetta “ società civile “ trovava sconvenienti le mie istanze di Giustizia per mio figlio, per la di lui eredità morale, per la nostra Locride che è realtà ferita. Mi hai sorretta e difesa, quando un mondo scolastico piccino mi trovava impertinente perché avevo le idee chiare sulla legalità partecipata e dunque non mi limitavo a condurre in fila scolaretti muniti di bandierine da sventolare a comando nei cortei di parata socialpolitica, che dovevano fare testimonianza di impegno quanto di colore locale.
Mi sei stato vicino, su e giù da Reggio Calabria a Locri, persino sui gradini del tribunale, sempre per restituirmi tenacia e speranze, ricordando in tante stanze importanti che la Giustizia è diritto di tutti. Sei stato forse il solo a capire che non mi va d’essere chiamata “mamma coraggio”, sapevi che ho letto Brecth e che dunque mi fa male assai ; sapevi anche che ho paura e che solo un giorno mi sono costretta al coraggio, io disperata di fronte a una seconda bara per mio figlio voluta da indagati per l’omicidio. Tu hai avuto magnifico rispetto per il mio modo di essere madre e nonna e maestra e cittadina . E hai ricordato Massimiliano, rinnovando ogni settembre con la grande bellezza ed efficacia delle tue parole un giorno di calendario di dolore e di sacrosanta indignazione civile che presentavi a tutti.
Quest’ultimo anno , il decimo senza Massimiliano, mi hai aspettata davanti al Cimitero, una mattina di settembre. C’era tua moglie, Rina dal sorriso dolce sempre premurosa per te e per i tuoi amici. C’era il cagnolino minuscolo e vecchierello che tu portavi a passeggio con una pazienza tale che bastava guardarti, e sentirti per sempre amabile.
Avevi come sentito forte il desiderio di salutare il ragazzo di Locri che dorme sotto una pietra in un Cimitero violato da chi mi aggredì a settembre 2006, e forse un poco anche infastidito da una passerella dell’ottobre 2006.
Ora qualcuno ha lanciato il dado della tua esistenza; ormai non ti misurerai più con gli impegni e con i formalismi di sindaci e di prefetti, di procuratori e di militari , di giornalisti e di monsignori e di politici.
Va’ avanti per strade più grandi , e ancora per sempre libero se anche “potranno sradicare ogni albero, ormai nulla più può giovare”.
Ora che senti solo la verità vera e una giusta giustizia, riposa sereno, Demetrio maestro di vita per una Calabria migliore, e per questa così appassionato di civiltà.