R. & P.
Con la celebrazione della Domenica delle Palme è iniziata la settimana santa. Una settimana molto attesa e partecipata nelle nostre comunità. C’è chi attende con impazienza i riti e le tradizioni popolari, che hanno scandito e continuano a scandire la fede semplice del nostro popolo. Oggi però in un mondo secolarizzato dobbiamo chiederci: sino a che punto è sufficiente contentarsi di assistere a questi riti? Non è il caso di guardare oltre, più in profondità, facendo nostro il messaggio di fede che attraverso di essi sin dalla loro origine s’è sempre inteso comunicare?
La celebrazione delle palme è anche la giornata dei giovani. Nella Basilica di Gerace tantissimi giovani e adolescenti hanno vissuto un pomeriggio meraviglioso che li ha aiutati ad entrare nel clima della settimana santa.
La Liturgia delle palme ci mostra che il Signore non ci ha salvati con un ingresso trionfale o mediante dei potenti miracoli, ma con l’esempio del Signore che si china su di noi. E noi non possiamo amare senza farci prima amare da Lui, senza sperimentare la sua sorprendente tenerezza.
Un appuntamento diocesano molto importante avverrà il Mercoledì Santo alle ore 18 con la messa crismale nella Basilica di Gerace, ove si riuniscono tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ed il popolo di Dio ed i adulti giovani cresimandi. Saranno benedetti gli oli santi che in tutte le parrocchie verranno usati nella celebrazione dei sacramenti del Battesimo, della Cresima, dell’unzione dei malati, nelle ordinazioni sacerdotali.
Il Giovedì Santo dà inizio al Triduo pasquale. Con il gesto della lavanda dei piedi, il Signore si abbassa fino ai piedi dei discepoli, come solo i servi facevano. E il giorno dopo quell’Ultima Cena. Nel pomeriggio è per me importante vivere un momento di preghiera nel carcere di Locri, in modo da poter esprimere la vicinanza della comunità a quanti sono in esso ospiti. Lavare loro i piedi è riproporre la via del servizio come via di reintegrazione e di reinserimento sociale. Solo la conversione al servizio della carità può ridonare a chi ha sbagliato la gioia di vivere ed il recupero umano e sociale.
Il Venerdì Santo, giorno della passione e morte del Signore, si rivela il volto vero di Dio, che nel suo essere misericordia apre le porte del paradiso al ladrone pentito e tocca il cuore del centurione. Se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell’Amore che lo ha attraversato.
Rinnoviamo la fede nel Crocifisso e volgiamo lo sguardo a Lui, chiedendo la grazia di capire qualcosa di più del mistero del suo annientamento per noi; e così, in silenzio, poter contemplare il grande mistero d’amore di questa Settimana.
Il Sabato Santo è giorno in cui la Chiesa resta in silenziosa attesa insieme a Maria madre addolorata. E’ il giorno in cui non celebra l’Eucaristia ed i fedeli si preparano alla grande veglia pasquale, madre di tutte le veglie.
Come di tradizione parteciperò e presenzierò alla celebrazione in Cattedrale a Locri. Chiedo alle comunità parrocchiali di ritrovarsi intorno al Risorto nell’unica celebrazione della Veglia che sarà nelle chiese parrocchiali. Ciò che è essenziale è vivere la Pasqua nell’incontro con il Signore, riconciliati nell’animo grazie al perdono ricevuto con la confessione.
Il giorno di Pasqua celebrerò nella Basilica concattedrale a Gerace, mentre la sera sarò nella chiesa parrocchiale di Stilo.
Invito a vivere questa Settimana Santa, partecipando ai misteri che vi si celebrano, superando la tentazione di assistere ad essi come ad uno “spettacolo” che suscita, sì, emozioni, ma che poco coinvolge la vita personale. I riti della pietà popolare devono predisporre il nostro animo ad accogliere il Risorto. Non vanno ridotti a folklore o a semplici manifestazioni che non parlano più al nostro cuore e non contribuiscono affatto alla nostra conversione.
A tutti, specie a quanti soffrono o sono soli, auguro una santa Pasqua.
Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace