di Gianluca Albanese
LOCRI – «Non so che dire. Non li ho mai visti. Non capisco il motivo che li ha spinti a compiere un gesto di tale gravità. Forse le mie dure posizioni prese in consiglio comunale per la legalità e la trasparenza e contro ogni forma di criminalità danno fastidio a qualcuno». Quando raggiungiamo telefonicamente Alfonso Passafaro sono passate due ore dalla tentata aggressione ai suoi danni a palazzo di Città.
{loadposition articolointerno, rounded}
Circondato dagli amici – definirli colleghi ci sembra riduttivo – di giunta mostra quel po’ di tranquillità possibile quando si verificano eventi del genere. A distanza di pochi mesi dai proiettili esplosi a casa della nostra amica e collega, nonché capogruppo di maggioranza in Consiglio, Domenica Bumbaca, un altro amministratore di Locri rimane vittima di un tentativo di violenza intimidatoria.
Ora basta. Non è possibile che chi si spende quotidianamente per il bene della sua città metta la propria incolumità a rischio mentre si trova a palazzo di Città a cercare di migliorare la quotidianità dei suoi concittadini.
Già, perché se c’è un motivo che ha spinto Alfonso Passafaro a candidarsi e ad essere eletto con un consenso plebiscitario per governare Locri insieme alla coalizione vincente, questo non va ricercato nelle ansie di carriera o di visibilità, ma solo, esclusivamente, nell’amore per quella città conosciuta quand’era ragazzino, appena arrivato con la sua famiglia dalla cittadina catanzarese di Borgia e che, col passare degli anni, è diventata la “sua” città.
Gli anni della gioventù nel Partito Repubblicano di Spadolini e poi gli obiettivi raggiunti e le gioie della vita: il matrimonio, la nascita dei figli e le attività imprenditoriali avviate sempre con grande costrutto. Il dolore, enorme, per la prematura scomparsa dell’adorata figlia Sofia e la gioia quotidiana che gli dona l’altro figlio Francesco, brillantemente inserito nell’attività imprenditoriale di famiglia,e che gli somiglia non solo nella fisionomia, ma anche nel carattere mite, generoso, cordiale, buono.
Ecco, la cosa che indigna di più è proprio questa: come si fa a tentare di fare del male a un uomo buono, generoso, disponibile, alla mano, come Alfonso Passafaro? La tentata aggressione a un uomo delle istituzioni a palazzo di Città indigna di per sé. Ma l’indignazione diventa rabbia, incontenibile, quando la barbarie colpisce uno come lui. Non è ammissibile, non è civile, non è umano.
Perché se Alfonso Passafaro fosse mai stato vittima del demone dell’istinto di autoconservazione che sembra permeare la società odierna, chiunque gli avrebbe detto di lasciar perdere, di non dedicarsi all’attività politica, preferendo, magari, la sua attività imprenditoriale, la sua splendida famiglia, i suoi hobby, gli amici che lo circondano 24 ore al giorno col loro affetto e le occasioni conviviali che non si fa mai mancare.
Ma no, il tarlo che lo spinge a fare del bene al prossimo non lo ha mai lasciato. E lo ha spinto a impegnarsi per la sua città, per i locresi che ama tanto e ai quali non manca di dedicare, ogni santa mattina, un pensiero sul social network di Facebook del quale è diventato un affezionato utente.
Un tarlo che ti porta a trascurare i tuoi affari, perfino, talvolta, i tuoi affetti, che t’induce a pensare che l’impegno per la comunità è più importante di tutto: dei tuoi guadagni, dei tuoi affari, perfino del tuo tempo da trascorrere con chi ti vuole bene, magari nei luoghi del cuore, come quella casa in montagna che non è solo un luogo dove cercare refrigerio nei giorni della canicola estiva, ma un focolare in cui c’è sempre un posto a tavola da aggiungere per un amico in più.
Ecco perché stasera più che mai, siamo tutti Alfonso Passafaro. Ecco perché la tentata aggressione ai suoi danni non colpisce solo la sua incolumità o la sua tranquillità ma la nostra essenza di persone civili.
Ecco perché, a cominciare da domani pomeriggio, quando avrà luogo la prevista convocazione del consiglio comunale, nessuna donna o uomo di buona volontà dovrà esimersi dal testimoniare, nel modo che ritiene più opportuno il proprio affetto nei confronti di un uomo perbene, uno di noi, un cittadino modello, sensibile e generoso.
Perché tre balordi non intimidiranno mai nessuno. Perché l’amore e il buonsenso vincono sempre. Oggi più che mai.
Forza Alfonso!