di Gianluca Albanese
SIDERNO – “Se avessero vinto le elezioni quelli dell’attuale opposizione, a quest’ora il consiglio comunale sarebbe già stato sciolto”.
Avrebbe dichiarato pubblicamente una frase grave del genere nei giorni scorsi il soggetto la cui identità è stata coperta da omissis nella seduta di consiglio comunale tenutasi oggi pomeriggio e il cui punto all’odg (chiesto dalle opposizioni e riguardante tali dichiarazioni) è stato discusso in forma segreta: tutti fuori dall’aula, tranne i consiglieri e gli assessori, coi vigili a presidiare militarmente gli ingressi della sala delle adunanze pubbliche.
Dunque, si è discusso in forma segreta di una grave illazione, con la quale si delegittima e si accosta al concetto di permeabilità al condizionamento mafioso una parte politica che, articolata in due gruppi consiliari, rappresenta nel civico consesso il voto di 4427 liberi elettori.
Il fatto che la presidenza del consiglio comunale abbia applicato l’articolo 74, comma 1, lettera b del regolamento di funzionamento del consiglio comunale (che prevede la segretezza della seduta quando si trattano questioni che riguardano le qualità personali di qualcuno) induce a pensare che nella città che viene da due scioglimenti consecutivi ex articolo 143 Tuel (e in cui l’ultimo iter che ha portato allo scioglimento dell’Assemblea cittadina è partito da una lettera anonima acquisita agli atti) chiunque può potenzilmente accusare chi non la pensa come lui di collusione con la ‘ndrangheta. Senza nemmeno permettere la sacrosanta discussione ed eventuale riprovazione in forma pubblica di tali condotte perché l’autore di simili illazioni viene coperto da omissis.
In dialetto si direbbe “tirari ‘a petra e ‘mmucciari ‘a manu”.