A cento anni dal primo, fausto, evento la Città si stringe attorno alla Propria, Augusta, Patrona ed al Suo Divin Figlio, consolidando nella fede la propria, inattaccabile, devozione non senza dei momenti di grande emozione e tensione che la vedono fare “mea culpa” rispetto ad una fede non sempre in linea con ciò che si professa a parole: alla fine, però, prevale un liberatorio applauso carico di gioia e di amore verso il Cielo.
di Antonio Baldari
SIDERNO – Sul penultimo gradino nella Storia della festa Siderno sale ma prima di salirci cade, per tre volte, ma si rialza e con la gioia della fede nel cuore e nell’anima incorona Gesù Bambino e Maria come suoi Re e Regina, a cento anni da quella “prima volta”, nell’anno del Signore 1923 essendo arciprete don Vincenzo Raschellà, che avanzò la richiesta dell’incoronazione di Maria quale “Regina di Portosalvo” al papa dell’epoca; ad un secolo di distanza la storia si ripete, alle 20.33 di oggi, giovedì 7 settembre 2023, un giorno che passerà nell’album dei momenti di vita più belli di Siderno, brulicante di folla sin dalle primissime ore del pomeriggio.
Sono da poco passate le cinque e tutto intorno alla piazza antistante la chiesa di Portosalvo è un via vai continuo, un fermento che cresce per la Vergine Madre da portare a mare per lo sbarco. Che non ci sarà viste le avverse condizioni marine, che lo sconsigliano, ma c’è la prima caduta: una donna, tra i fedeli che lodano Maria con il canto, che si appoggia ad una stampella ma poggia male i piedi e va per terra; le forze dell’ordine e la gente comune intervengono prontamente, solo un grande spavento, poco prima di invocare Lei, la Madre Celeste: “O Maria di Portosalvo, gloria, letizia, salute nostra, esauditeci!”, “Stella maris, prega per noi!”, “Evviva, Maria”, con il solito trasporto del cuore il buon Vincenzo invita i fedeli al saluto dell’Augusta Patrona di Siderno che appare sul sagrato della chiesa.
La banda si scioglie con le note più gioiose che sa elevare a Dio e si snoda il torpedone verso il lungomare, il cielo è plumbeo all’orizzonte ma “ ‘a Madonna a voli ‘sta prucessioni” – dice una signora accanto al cronista, evidentemente fiduciosa della buona riuscita del cammino con Maria; attimi di commozione, di fronte al grande “fratello blu” in stato di agitazione, nel mentre si ricordano i caduti in mare, non solo i tanti marinai che hanno perso la vita ma quanti, la stessa vita, l’hanno lasciata fra le onde in cerca di un mondo migliore: qui la seconda caduta o quasi, con il vescovo Oliva, stavolta, che perde l’equilibrio per una frazione di secondo salvo poi riaversi in postura eretta.
Le note del silenzio sono una fitta al cuore, spunta una lacrima donata ai ricordi del passato, sciolta nuovamente nell’ “Evviva Maria” che fa riprendere i composti passi sul selciato, accompagnandoli con la preghiera e nel canto di tutti, una città intera che si muove e che attracca al porto sicuro della santa messa, da celebrare in piazza, sulla quale campeggia un cerchio azzurro, davvero singolare, circondato da grigiore ed appannamenti, ma quell’azzurro rimane lì, quasi a voler benedire e proteggere la celebrazione: sì, ‘a Madonna ‘a voli ‘sta festa!, che ha inizio con il segno di tutti i cristiani, quello della Croce, che dopo l’introduzione del vescovo Oliva, presidente dell’Assemblea eucaristica, vede il saluto di don Bruno Cirillo, parroco di Santa Maria di Portosalvo.
Chi si aspettava baci e carezze ha fatto male i suoi conti, don Bruno ripercorre il secolo di storia dalla prima incoronazione facendo un excursus in ossequio alla parabola del grano e della zizzania, che si intrecciano – egli afferna – portando sul terreno morti, violenze, soprusi, negatività che quasi quasi svuotano il senso più intimo, il perché dell’incoronazione di allora vissuta nel corso del tempo arrivando ad oggi; chiede conforto al titolare della diocesi, “Ci aiuti Lei, Eccellenza, a comprendere il senso dell’incoronazione” ed il vescovo non si lascia attendere nel partecipare il proprio pensiero.
Sostenendo i contenuti di quanto sviscerato pochi istanti prima dal prete asserendo che “C’è bisogno di una Siderno nuova, oggi non avrebbe alcun senso l’incoronazione di Maria Regina che, del resto, non ha mai usato questo titolo dicendo, invece, di sé di essere umile serva di Dio”; la serva del proprio Figlio Che, per poco, però, rischia di ricevere la corona ammaccata: all’offertorio infatti, quella piccola, a Lui destinata, scivola dal cuscino tenuto da un accolito e dal vescovo, un piccolo brusìo dei fedeli ma nulla più.
Le ombre della sera si distendono, il Coro completa la pressoché perfetta celebrazione, intrisa di splendidi brani, con il canto di Siderno alla Madre del Cielo, l’emozione sale ma si scioglie in un lungo, fragoroso, applauso a partire dal sindaco di Siderno, Maria Teresa Fragomeni, le Autorità civili e militari e tutto il popolo di Dio: Siderno cade ma si rialza, ed incorona Gesù e Maria suoi Re e Regina. Volendo essere, nella fede, una Siderno nuova, esemplare. Come Gesù, come Maria.