di Emanuela Alvaro
SIDERNO – Un albero che scivola lentamente verso la sua fine. Una scena, quella che quotidianamente si vede sul lungomare, che ricorda il percorso imboccato da Siderno! Una città, a questo punto il termine risulta spropositato rispetto alla realtà, che non lotta più, lasciando che le situazioni facciano il proprio corso, nella speranza che il risultato arrivi senza neanche preoccuparsi di cercarlo.
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Un albero che dai primi di aprile i sidernesi stanno vedendo morire, come capitato con quello accanto e che, così come per il loro paese, questo termine è più appropriato, non fanno nulla per cambiarne le sorti.
Un’amministrazione comunale commissariale che conosce bene le tante difficoltà, nel tempo molte delle quali diventate insormontabili, anche le meno difficoltose, ma per le quali non essendoci attenzione costante vengono lasciate al proprio destino.
La morte lenta di un albero potrà sembrare, rispetto al resto, una sciocchezza, ma di fatto è la prova che la gestione generale così non può andare avanti.
Colpa della triade commissariale? Si! Perché anche se c’è stato un iniziale interessamento per le sorti di quest’albero, il poco impegno non ha portato a nulla. E la chioma verde piano piano si sta ingiallendo. Atteggiamento che sembra sia comune al resto dei problemi, proporzionato all’entità degli stessi.
Un atteggiamento che i sidernesi stigmatizzano, non capendo, però, che la colpa è anche di tutti quei cittadini che non si indignano più, anzi che fanno finta di indignarsi, ai quali piace parlare, crogiolarsi nei propri discorsi fini a se stessi, rinfacciare a chicchessia di non aver lavorato per Siderno, per poi non fare nulla di concreto perché si inizi a cambiare quel percorso imboccato tanto tempo fa e che ha portato Siderno a svuotarsi di principi e professionalità.
Un destino quello dell’albero, voluto da chi ha fatto nulla perché non accadesse, lo stesso destino che toccherà a Siderno se non si capirà che, lontano dalle logiche di una politica spicciola, se mai si arriverà alle elezioni, è necessario fare fronte comune, ognuno in base alla propria esperienza e competenza per far cambiare finalmente qualcosa.