di Gianluca Albanese
SIDERNO – Ve la ricordate questa copertina? Probabilmente si’. Erano i primissimi giorni del 2008. Tra Natale e Capodanno, la routine di cenoni, panettoni e partite a “Stoppa” (versione locale e “povera” del più noto poker) fu squarciata da una polemica conseguente alla decisione assunta, a porte chiuse, dall’allora maggioranza consiliare di centrodestra, in virtù della quale il Comune di Siderno non si costituì parte civile al processo per l’uccisione di Gianluca Congiusta, la cui sentenza di appello e’ slittata al prossimo 10 aprile.
In quei giorni, una sola voce nel pur vasto panorama dell’informazione locale e regionale si levò per stigmatizzare quella decisione: quella del quotidiano Calabria Ora, allora diretto dal locrese Paolo Pollichieni, un giornalista che i fatti di Calabria li conosce bene e che sa quello che scrive. E quello che pubblica, come gli atti dell’inchiesta dell’omicidio di Congiusta, nei quali il Gip distrettuale parlava, in tempi non sospetti, di una presenza asfissiante della ‘ndrangheta nella vita cittadina e anche nell’amministrazione. Una sola voce contro tutti: amministrazione comunale, il resto della stampa che restò tiepida verso la notizia (con la sola eccezione dell’ottimo Pasquale Violi del Quotidiano al cui dissenso verso la decisione della maggioranza consiliare, l’amministrazione dell’epoca rispose con una replica pubblicata su un settimanale free press) e anche molti cittadini, che fermarono per strada chi scrive e gli altri colleghi del giornale cosentino per dire che “State esagerando, così volete solo il male del paese” e così via. Insomma, per una larga fetta dell’opinione pubblica paesana il problema eravamo noi. Da allora sono passati cinque anni e tre mesi e di cose ne sono cambiate parecchie. Non le idee e i valori di chi fa con scrupolo questo mestiere. Sappiamo bene che alcuni dei protagonisti di quella stagione amministrativa sono attualmente detenuti in attesa di giudizio, e che si presumono innocenti fino a sentenza passata in giudicato; chi – bontà sua – ci legge tutti i giorni, avrà avuto modo di apprezzare la linea garantista del nostro giornale, che non ricerca impunità o indulti, ma vuole conoscere fatti e carte processuali, lasciando alla magistratura il compito di emettere sentenze. Ma i fatti sono fatti. E la decisione odierna del Consiglio dei Ministri, che ha sciolto per infiltrazioni mafiose il consiglio comunale di Siderno sta a dimostrare che quel titolo e quella copertina del dicembre del 2007 non furono esagerati. Lasciando alla magistratura giudicante ogni valutazione sulle singole responsabilità addebitate a chi è stato arrestato ed è in attesa di giudizio, e a chi è stato semplicemente indagato, – sappiamo bene che la responsabilità penale è personale e che non basta che il proprio nome finisca in un’ordinanza di una “retata” per ritenersi colpevoli – cerchiamo di cogliere l’altro grande effetto della decisione presa stamattina a palazzo Chigi: tra due mesi non si vota. Bisognerà attendere il 2015, infatti, per le nuove elezioni comunali. Niente liste fatte in fretta e furia, niente “porta a porta” e sparate demagogiche per raccattare qualche manciata di consensi in più. No, ora la politica cittadina ha una grande occasione: sfruttare questi due anni per rinnovarsi al proprio interno, agevolando il ricambio non solo generazionale della classe dirigente, ma vero, autentico, non di facciata. Il tempo c’è e non è tutto marcio nei partiti e movimenti cittadini; anzi, esistono figure a volte tenute ai margini che ora possono trovare il tempo e il modo di emergere, a destra come a sinistra, ma soprattutto nella società civile. Tocca a loro utilizzare in maniera costruttiva e positiva questi due anni e passa che ci separano dalle prossime elezioni comunali. Alla triade commissariale che arriverà, invece, spetterà il compito di proseguire quella azione di normalizzazione della macchina amministrativa e di risanamento dei conti comunali fin qui portata avanti in maniera meritoria dal commissario straordinario Luca Rotondi.