di Antonio Baldari
SIDERNO – Chiariamo subito: che Daniele Aristarco sia stato alla scuola media “Alvaro” di Siderno non è una fake news perché lo si è visto di persona personalmente; che lo stesso calzi 44-45 di piede non è anch’essa una fake news perché lo ha dichiarato lui stesso, di persona personalmente; che, invece, gli alunni della succitata scuola reggina siano rimasti delusi dal dialogo avuto stamani mattina con lui beh…quella sì, è una fake news bella e buona! Caspiterina, se lo è!
Eh sì perché l’aula magna dell’istituto d’istruzione superiore “Guglielmo Marconi” sidernese era colmo di tutti gli studenti della secondaria di I grado del comprensivo “Pascoli-Alvaro”, diretto dalla dottoressa Marilena Cherubino, accompagnati dai loro docenti che ancora una volta si sono distinti nel proficuo lavoro di iniziative tese alla crescita dei ragazzi e delle ragazze andando oltre quelli che sono i canonici “libri di scuola”.
Quest’oggi vi è stato un ulteriore assaggio di tale, elevato, livello di produttività accogliendo il giovane scrittore originario di Napoli ma dall’età di otto anni trasferitosi a Roma con la famiglia; Aristarco è sin da piccolo appassionato di storie che, dopo avere svolto alcuni lavori tra cui magazziniere, libraio o insegnante, abbraccia a piene mani cominciando la carriera di scrittore di racconti e saggi divulgativi di storia e cinema, rivolti ad adulti e ragazzi, venendo pubblicato tanto in Italia quanto in Francia.
Daniele ha al suo attivo una buona bibliografia dalla quale si è inteso porre in discussione un testo molto attuale avente a titolo “Fake, non è vero ma ci credo”, per i tipi Einaudi, che è stato presentato da una delle docenti, la professoressa Daniela Coluccio, che hanno lavorato con gli alunni nelle rispettive classi, leggendo, commentando ed approfondendone la lettura, da cui poi sono venute fuori delle interessanti domande poste all’autore.
Che è stato accompagnato nonché intervallato da Roberta Strangio nella fase dialogante con i ragazzi, partendo da alcune considerazioni di carattere generale inerenti il mondo praticamente intriso di notizie da cui, però, guardarsi bene perché potrebbero essere delle “non-notizie”, peggio ancora proprio delle “fake news” di quelle che sono del tutto false e/o infondate, certamente non verificate prima di darle in pasto all’utenza che, molto spesso, si ritrova ad essere disinformata proprio per questo processo di divulgazione di notizie.
Che tali non sono e da cui bisogna prendere bene le distanze, in un contesto sociale fin troppo ingordo di comunicazioni, racconti, narrazioni ma poco avvezzo a “fatti”, a ciò che dà vita alla notizia anche e soprattutto perché è di interesse pubblico e non già mero “fatto personale” buttato lì più per creare scompiglio, o magari per qualche “like” in più, che non, come detto, fare informazione; nella circostanza Aristarco si è ben relazionato con i giovani utenti della “Alvaro”, di cui ha molto apprezzato gli interrogativi e quesiti posti.
Così come ha considerato i lavori su cartellone realizzati dagli studenti, con la supervisione dei propri docenti, autografando loro il libro “Fake. Non è vero ma ci credo” e concedendosi per l’immancabile foto ricordo. Non un photoshop o fotomontaggio che dir si voglia ma foto. Vera, autentica, non fake.