di Antonella Scabellone (Fotogallery e Video Enzo Lacopo)
SIDERNO-Una città intera si è fermata per dare l’ultimo saluto a Pasquale Sgotto. E’ ancora tanta l’incredulità per quello che è successo sabato sera quando, all’uscita dal cinema Vittoria, a Locri, il giovane imprenditore sidernese, molto conosciuto nel settore delle onoranze funebri, è stato falciato da un’ automobile in corsa. Ma la vita corre veloce, neanche il tempo di realizzare quello che è successo che ecco, inesorabile, arriva il momento più difficile, quello del distacco. E così, questo pomeriggio, Siderno si è ritrovata tutta nella Chiesa della Madonna dell’Arco per l’estremo saluto.
Le saracinesche dei negozi sono abbassate. I commercianti hanno deciso di chiudere le loro attività per tutta la durata del funerale. La città è tappezzata di manifesti di cordoglio di associazioni di volontariato, club sportivi, enti religiosi. Pasquale è molto amato e conosciuto nella sua Siderno, e i segni sono tangibili. Nell’aria si percepisce poca voglia di parlare, tanta commozione, profondo e sincero dolore.
Il carro funebre parte dalla Casa Funeraria di via Macrì e arriva alla Fontana dei Leoni dopo aver fatto tappa al mobilificio di proprietà della famiglia Sgotto. Accanto al guidatore si nota un bambino, qualcuno dal finestrino gli tiene la mano. E’ il piccolo Antonio, il figlio di Pasquale.
La bara viene presa in spalla da giocatori e tifosi del Siderno e, tra gli applausi, viene portata in chiesa. Pochi fiori, per espressa volontà della famiglia. Al loro posto offerte in denaro che andranno in beneficenza. Tutte le agenzie funebri di Siderno sono presenti. Non manca nessuno. Molti sono gli occhi rossi. Specie quelli dei collaboratori di Pasquale che, per la prima volta, si trovano a dover dirigere un funerale senza di lui.
Inizia la cerimonia funebre officiata da una folta delegazione di prelati e diaconi. L’altare è affollato. Accanto al parroco di Santa Maria dell’Arco, don Giuseppe, ci sono don Massimo, della parrocchia di San Nicola di Marina di Gioiosa, e padre Giovanni di Maria SS di Portosalvo. Partecipano al rito anche padre Marius, della parrocchia di Mirto/Donisi, e padre Carlino, della Chiesa matrice di Roccella Jonica. Nel coro degli Alleluya si nota la presenza delle Ancelle dello Spirito Santo, le suore della casa di riposo Sant’Antonio.
La cerimonia è sobria e procede spedita. La chiesa è troppo piccola per contenere la folla oceanica. Si aspetta l’omelia, sperando di trovare qualche risposta che dia un senso a quello che è successo.
Ma spiegazioni non ce ne sono, e lo ribadisce categorico don Giuseppe nella sua predica. “La nostra vita non ci appartiene e non siamo noi a decidere quando andarcene-dice il parroco. Dobbiamo essere sempre pronti e vigili perché la morte arriva quando meno ce l’aspettiamo”. Il prete si sofferma poi sulla figura di Pasquale di cui ricorda la rettitudine e il bene fatto nella sua pur breve vita. “Bene per il quale-ha sottolineato-sarà ripagato”. Infine, una parola di conforto per i congiunti dello sfortunato giovane: “la morte non può dividere l’amore, la vita vera”. Nella preghiera dei fedeli un pensiero per Paola, la compagna di Pasquale, rimasta ferita gravemente nell’incidente di sabato sera che, ignara di tutto, sta combattendo la sua battaglia per la vita “perché Dio la guarisca e le dia la forza per superare questo momento”.
Il dolore, però, è ancora troppo forte perché dalle parole del parroco possa giungere conforto a chi, oggi, non riesce a darsi pace. E le lacrime di Giada, la figlia maggiore di Pasquale, ne sono la dimostrazione. “Non avrei mai pensato, papà, di doverti dire addio qui, in questo modo-dice la ragazza a conclusione della messa. Il tuo bel sorriso, che è come il sole nei giorni piu’ bui, mi accompagnerà sempre. Ti prometto che io e Antonio realizzeremo tutti i tuoi sogni e saremo sempre il tuo orgoglio”.
Infine un ringraziamento sentito dalla sorella Stefania, a nome di tutto la famiglia Sgotto, ai presenti e a quanti, in migliaia, in questi giorni, hanno manifestato la loro vicinanza e affetto.
La cerimonia finisce poco prima delle 17 e la bara esce tra gli applausi dalla chiesa, portata a spalla dai membri della Confraternita della Madonna dell’Arco di Siderno Superiore. Tra di loro c’è anche il piccolo Antonio, e un uomo gli accarezza la testa in segno di affetto e incoraggiamento.