di Gianluca Albanese
SIDERNO – “La chiusura pomeridiana dello stadio comunale ci consegnerebbe un’altra cattedrale nel deserto che Siderno non può assolutamente permettersi”.
E’ uno dei passaggi fondamentali della lettera sottoscritta da decine di cittadini sidernesi e rivolta alla Commissione Straordinaria al vertice del Comune, protocollata nella giornata di ieri.
L’iniziativa è stata promossa da due cittadini di Siderno particolarmente sensibili alle esigenze dei praticanti l’attività sportiva amatoriale e dilettantistica, ovvero il presidente del comitato “Pro piazza Cavone” Aldo Caccamo e l’avvocato (e podista amatore) Giuseppe Racco, che in premessa hanno evidenziato come lo stadio risulti chiuso da quasi un mese, tranne che per gli allenamenti della società dell’Asd Siderno 1911.
Il problema, a onor del vero, si era già presentato la scorsa estate, quando lo storico custode Vincenzo Pasqualino aveva cessato la propria attività lavorativa dopo aver maturato il diritto alla pensione.
Un’attività quarantennale, quella di “Vici d’u campu” (come lo chiamano i suoi concittadini), fatta di cura minuziosa, impegno massimale e grande professionalità, che aveva reso lo stadio di contrada Tamburi un autentico gioiello, e un modello da imitare per tutti gli altri paesi del comprensorio.
Un terreno di giuoco in erba naturale fin dagli anni ’70, infatti, era assolutamente all’avanguardia, specie dopo che è stato attrezzato con la pista in tartan a otto corsie per la pratica dell’atletica leggera e tutte le pedane dei salti e dei lanci.
Una struttura che ha favorito, nel corso dei decenni, il proliferare di tante belle realtà sportive, come l’Usal, Azzurra e tante altre compagini di atletica leggera, oltre alla squadra di calcio del Siderno, le scuole calcio e i team di calcio amatoriale.
Ora, che finisse la pratica sportiva aperta a tutti dopo il pensionamento di Vincenzo Pasqualino era un rischio che i sidernesi sapevano di correre. La scorsa estate, come ricorda la lettera inviata ai commissari dal gruppo di cittadini con in testa Caccamo e Racco “Si è riusciti a correre ai ripari, grazie alla sensibilità dell’allora sindaco Pietro Fuda e all’impegno dell’associazione di volontariato capitanata da Rocco Marzano e dalla sua straordinaria consorte, signora Emiliana, che hanno garantito l’apertura dell’impianto nei mesi estivi. Purtroppo – prosegue la lettera – da un mese a questa parte, col pretesto dell’ultima forte ondata di maltempo, l’impianto è stato nuovamente chiuso, tranne che gli allenamenti della squadra di calcio del Siderno. Le motivazioni non sono chiare, né è lecito conoscerle con evidenza pubblica”.
Quindi, quale che sia la motivazione del disservizio – vox populi parla di parziale inagibilità di alcune zone e di mancanza di un addetto comunale alla manutenzione – l’unica certezza è la chiusura pomeridiana di un impianto che da sempre costituisce un luogo di aggregazione e socialità per cittadini di tutte le fasce anagrafiche.
Una chiusura pomeridiana che va ad aggiungersi a quella del centro polifunzionale, della piscina e dal fatto che il lungomare sia tuttora interessato dai lavori di ripristino dopo la terribile mareggiata del 2014.
Uno stadio che negli anni ’80 e ’90 ospitò grandi manifestazioni, come i “Giochi Jonici” che richiamarono a Siderno atleti famosi in tutto il mondo, un’amichevole tra le nazionali under 21 d’Italia e Polonia e anche la partita tra Reggina e Udinese del campionato di serie B.
Insomma, lo stadio ha fatto la storia della città più popolosa del comprensorio, che non può permettersi questa ulteriore spoliazione.
Ora, considerando che le squadre di atletica leggera si stanno arrangiando altrove e che non c’è più spazio per gli amatori sportivi di Siderno, i firmatari della lettera chiedono alla Commissione Straordinaria di intervenire con tutti i mezzi a disposizione “per risolvere – è scritto nella lettera – problematiche ordinarie”.
Particolarmente importanti, sono alcune considerazioni riportate nella lettera firmata.
“Lo sport, nelle intenzioni di chi ha realizzato questa struttura – scrivono i firmatari – non avrebbe dovuto avere larga diffusione? Non avrebbe dovuto costitutuire un elemento di crescita culturale? Lo sport non può essere considerato come un elemento marginale della società. In tutti i paesi civili rappresenta un punto essenziale per il miglioramento della vita dei cittadini e dev’essere posto al centro dell’attenzione nell’amministrazione ordinaria svolta da un Comune. Questa città ha un immenso bisogno di crescita culturale e ciò può avvenire solo se si garantisce alle persone la possibilità di essere partecipative, mantenendo i pochi spazi di aggregazione che esistono e che assicurano una prospettiva futura e un esempio positivo per i nostri figli”.