di Gianluca Albanese
SIDERNO – Proprio venerdì scorso a Roccella Ionica si è discusso di beni confiscati alla criminalità organizzata come una risorsa per la comunità, nel corso di un convegno promosso dall’associazione “Insieme si può” in collaborazione con gli Ordini professionali di Avvocati e Dottori Commercialisti. La storia che stiamo a raccontare, invece, sembra smorzare, all’atto pratico, tutte le buone intenzioni di chi opera per dare al patrimonio indisponibile degli Enti Pubblici, palazzi, ville e terreni già appartenuti a boss e gregari di ‘ndrangheta per destinarli a fini di pubblica utilità.
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Siamo a Siderno, comune il cui civico consesso è stato sciolto nel 2012 per infiltrazioni mafiose e i cui maggiorenti di ‘ndrangheta sono quasi tutti in carcere o sotto processo, almeno dalla metà del 2010.
In via Jonio (versante Sud del paese), c’è un immobile sequestrato e confiscato alla ‘ndrangheta che lo scorso 4 febbraio l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata ha trasferito al Comune di Siderno che lo ha formalmente acquisito al proprio patrimonio indisponibile il 21 marzo. Quattro giorni dopo ha avuto luogo la consegna dall’Agenzia di cui sopra al Comune.
Insomma, mentre si doveva decidere la sua destinazione d’uso – generalmente i beni confiscati vanno assegnati a cooperative o associazioni che svolgono attività di pubblica utilità e/o umanitarie – i mesi passano.
Si arriva allo scorso 6 ottobre, quando il Comando di Polizia Municipale compie un sopralluogo, a seguito del quale “si prendeva atto – è scritto nella delibera della Commissione straordinaria n° 216/R.G. – che l’immobile è costituito da tre piani con un’unica scala fruibile per tutti e risultando così non accessibile l’ultimo piano oggetto di confisca”.
Risultato? La stessa delibera riporta che “E’ intendimento del Comune chiedere la retrocessione dell’appropriazione del bene già trasferito al Comune di Siderno sito in via Jonio” “Visto che lo stesso è inutilizzabile”.
Insomma, il bene confiscato non è utilizzabile, perché la scala esistente – almeno stando a quanto riportato nel verbale del comando di polizia municipale – non permette di accedervi.
E il Comune che fa? L’ufficio Urbanistica attesta che il bene confiscato non è fruibile e propone alla Commissione Straordinaria di chiedere all’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, la revoca del trasferimento di proprietà. I commissari accettano e deliberano l’inoltro della richiesta.
La vicenda si commenta da sola.
Resta un solo, grande, interrogativo: possibile che dal 25 marzo (data di consegna del bene al Comune di Siderno, quattro giorno dopo la sua acquisizione formale al patrimonio indisponibile del Comune di Siderno) al 6 ottobre (data del sopralluogo della polizia municipale) nessuno si sia accorto che la scala esistente non permetteva di accedere all’appartamento confiscato sito al terzo piano dell’immobile di via Jonio?
Misteri della burocrazia italiana. Abbiamo provato a chiedere in Comune, infine, ulteriori delucidazioni sulle caratteristiche della scala del palazzo. Dal testo della delibera (e dei documenti propedeutici alla stesura della stessa) non si capisce se esista solo una rampa di scala (tale, dunque, da raggiungere solo il primo piano) o se la scala che conduce al terzo piano non sia adeguatamente rifinita o fruibile a tutti. Per il momento non abbiamo ricevuto i chiarimenti richiesti.
Riproveremo domani
Fatto sta che la morale della favola è che l’Agenzia per l’amministrazione dei beni confiscati ha consegnato al Comune di Siderno un immobile che quest’ultimo non vuole più perché giudicato – dopo il primo semestre di proprietà – inutilizzabile. Che ne sarà dell’appartamento, ora?
Va aggiunto, per completezza d’informazione, che con la delibera numero 215, la Commissione Straordinaria ha manifestato l’interesse ad acquisire un altro immobile confiscato, ubicato in contrada Donisi, e che necessita all’Ente per esigenze istituzionali.
In questo caso, il sopralluogo è stato compiuto prima della richiesta, e l’immobile è risultato occupato dai familiari del soggetto sottoposto a misura di prevenzione.