DA PIETRO SGALRALTO RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
SIDERNO – Voglio innanzitutto confermare la legittimità della presenza del centrodestra nella politica sidernese, contrastando la diceria che tutto ciò che di negativo nella città si è verificato porta la responsabilità della coalizione amministrativa sorta intorno a Forza Italia. La società sidernese aveva aderito con largo consenso a Forza Italia, facendone il perno di una gestione comunale attenta alle necessità dei cittadini. La drammatica interruzione di questo processo di rinnovamento ha causato danni alla città, per riparare i quali ritengo necessario impegnare le mie energie proseguendo nella strada diritta che aveva contrassegnato per breve tempo la mia attività di vicesindaco.
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Le vicende controverse andrebbero rilette anche alla luce di quanto è emerso nei dibattimenti giudiziari. La contaminazione ha investito in egual misura la sinistra, ma si è voluto addossare ogni colpa al centrodestra. Altri organi dello Stato non hanno esercitato una attività preventiva, che non compete del tutto al Comune, per evitare inquinamenti e favoritismi, ma hanno lasciato soli gli amministratori comunali di fronte ai vari gruppi di pressione che non si presentano certo con la qualifica di ‘ndrangheta, ma spesso sono soggetti attivi che godono ai diversi livelli di legittimazione pubblica nel campo economico. Ciò non pregiudica però la chiarezza della mia posizione e degli amici che mi sostengono. Nella nostra visione gli amministratori comunali non devono essere giudici, ma nemmeno burattini di chicchessia. Il rischio di contaminazione dipende dal grado di permeabilità degli attori politici e ognuno deve guardare bene il proprio pastrano, non solo il centrodestra.
Siderno è in uno stato di prostrazione. Si rende necessaria una iniezione di ottimismo con iniziative che esaltino nuovamente la sua identità di città operosa e vivace. Il Piano strutturale è un punto di ripartenza, perché esso ispira l’evoluzione non solo urbanistica della città, coinvolgendo tutti i comparti d’impresa. Ma bisogna procedere d’urgenza con un programma di lavori di sistemazione del territorio, che ha segni evidenti di dissesto e di incuria nel centro urbano come nelle frazioni e contrade. La restituzione del lungomare alla intera fruibilità è un impegno condiviso con la Provincia e la Regione. Così come la restituzione della Biblioteca, vittima di un malinteso senso del risparmio. Il completamento del Teatro, quale altro segno distintivo della ripresa culturale e dell’attrazione mondana, è una finalità da conseguire con procedure sollecitate al fine di poter programmare i successivi interventi per la sua operatività. L’avvio della costruzione del Palazzetto dello Sport è un rinnovato impegno, che investe un’area già urbanizzata da riqualificare, ed è nelle aspettative giovanili. Si rende necessario però fortificare la dimensione tecnica del Comune, per renderla più adeguata ai nuovi impegni, e per garantire qualità ed efficienza dei servizi, tenendo sempre attivo anche il principio di manutenzione e di cura del verde urbano.
La crisi di Siderno rispecchia la crisi di molti altri piccoli e medi Comuni, e non può essere addebitata a negligenze né ad immobilismi delle ultime amministrazioni di centrodestra, ma allo stato di difficoltà della finanza pubblica che ha pesato fortemente nella selezione delle priorità. Si è cercato di tamponare delle falle riconducibili ad una dissennata politica degli espropri nei tempi del centrosinistra, pagata a caro prezzo per via di rivalse giudiziarie. Ritengo peraltro che forse sarebbe stata necessaria una maggiore determinazione nell’affrontare certe situazioni nel confronto con le altre istituzioni dalle quali dipendono gli investimenti strutturali. Il gioco delle attribuzioni di responsabilità non serve più a nessuno, anche se è bene da parte mia precisare alcuni fatti.
È stato un errore abbandonare per troppo tempo il Comune nelle mani di commissari alieni, incapaci loro malgrado di capire le vere esigenze della città. La democrazia locale ne ha molto sofferto. Ma ha dato pure fastidio la generalizzazione con cui si sono comportati gli ultimi commissari nei confronti dei cittadini, guardati con sospetto e accomunati in un pregiudizio quasi antropologico. Mi limito a questa sola opinione, per carità di patria.
Voglio innanzitutto confermare la legittimità della presenza del centrodestra nella politica sidernese, contrastando la diceria che tutto ciò che di negativo nella città si è verificato porta la responsabilità della coalizione amministrativa sorta intorno a Forza Italia. La società sidernese aveva aderito con largo consenso a Forza Italia, facendone il perno di una gestione comunale attenta alle necessità dei cittadini. La drammatica interruzione di questo processo di rinnovamento ha causato danni alla città, per riparare i quali ritengo necessario impegnare le mie energie proseguendo nella strada diritta che aveva contrassegnato per breve tempo la mia attività di vicesindaco.Le vicende controverse andrebbero rilette anche alla luce di quanto è emerso nei dibattimenti giudiziari. La contaminazione ha investito in egual misura la sinistra, ma si è voluto addossare ogni colpa al centrodestra. Altri organi dello Stato non hanno esercitato una attività preventiva, che non compete del tutto al Comune, per evitare inquinamenti e favoritismi, ma hanno lasciato soli gli amministratori comunali di fronte ai vari gruppi di pressione che non si presentano certo con la qualifica di ‘ndrangheta, ma spesso sono soggetti attivi che godono ai diversi livelli di legittimazione pubblica nel campo economico. Ciò non pregiudica però la chiarezza della mia posizione e degli amici che mi sostengono. Nella nostra visione gli amministratori comunali non devono essere giudici, ma nemmeno burattini di chicchessia. Il rischio di contaminazione dipende dal grado di permeabilità degli attori politici e ognuno deve guardare bene il proprio pastrano, non solo il centrodestra. Siderno è in uno stato di prostrazione. Si rende necessaria una iniezione di ottimismo con iniziative che esaltino nuovamente la sua identità di città operosa e vivace. Il Piano strutturale è un punto di ripartenza, perché esso ispira l’evoluzione non solo urbanistica della città, coinvolgendo tutti i comparti d’impresa. Ma bisogna procedere d’urgenza con un programma di lavori di sistemazione del territorio, che ha segni evidenti di dissesto e di incuria nel centro urbano come nelle frazioni e contrade. La restituzione del lungomare alla intera fruibilità è un impegno condiviso con la Provincia e la Regione. Così come la restituzione della Biblioteca, vittima di un malinteso senso del risparmio. Il completamento del Teatro, quale altro segno distintivo della ripresa culturale e dell’attrazione mondana, è una finalità da conseguire con procedure sollecitate al fine di poter programmare i successivi interventi per la sua operatività. L’avvio della costruzione del Palazzetto dello Sport è un rinnovato impegno, che investe un’area già urbanizzata da riqualificare, ed è nelle aspettative giovanili. Si rende necessario però fortificare la dimensione tecnica del Comune, per renderla più adeguata ai nuovi impegni, e per garantire qualità ed efficienza dei servizi, tenendo sempre attivo anche il principio di manutenzione e di cura del verde urbano. La crisi di Siderno rispecchia la crisi di molti altri piccoli e medi Comuni, e non può essere addebitata a negligenze né ad immobilismi delle ultime amministrazioni di centrodestra, ma allo stato di difficoltà della finanza pubblica che ha pesato fortemente nella selezione delle priorità. Si è cercato di tamponare delle falle riconducibili ad una dissennata politica degli espropri nei tempi del centrosinistra, pagata a caro prezzo per via di rivalse giudiziarie. Ritengo peraltro che forse sarebbe stata necessaria una maggiore determinazione nell’affrontare certe situazioni nel confronto con le altre istituzioni dalle quali dipendono gli investimenti strutturali. Il gioco delle attribuzioni di responsabilità non serve più a nessuno, anche se è bene da parte mia precisare alcuni fatti. È stato un errore abbandonare per troppo tempo il Comune nelle mani di commissari alieni, incapaci loro malgrado di capire le vere esigenze della città. La democrazia locale ne ha molto sofferto. Ma ha dato pure fastidio la generalizzazione con cui si sono comportati gli ultimi commissari nei confronti dei cittadini, guardati con sospetto e accomunati in un pregiudizio quasi antropologico. Mi limito a questa sola opinione, per carità di patria.