di Gianluca Albanese
SIDERNO – Sappiamo benissimo di non scrivere una cosa originale, ma “Memorie di quand’ero italiano” del compianto Nicola Zitara è un capolavoro. Romanzo storico che s’intreccia con un saggio economico in cui si spiega l’impoverimento del Sud post-unitario per un preciso disegno politico che favorì il Nord industrializzato, è soprattutto un’opera fondamentale per chiunque abbia voglia di conoscere questa terra e come la stessa si sia evoluta (o involuta) negli ultimi 150 anni.
In particolare, la città di Siderno, quella in cui Zitara visse e che nel romanzo viene denominata Nosinò. La Siderno dei commercianti amalfitani, armati di quel senso pratico e quel fiuto per gli affari che seppero trasmettere ai sidernesi (che lasciavano il borgo antico per insediarsi alla marina), senza la vocazione dei colonizzatori ma con l’innata capacità d’integrarsi con un tessuto sociale che allora ne seppe cogliere l’opportunità, diventando una moderna piazza commerciale, attiva anche nell’industria e nel terziario.
La Siderno degli “sbarroti” anarchici, della borghesia illuminata del centro cittadino e dei campagnoli che lasciavano i campi per farsi strada, in alcuni casi, con l’intrallazzo post-bellico, antesignano delle odierne holding di ‘ndrangheta.
La Siderno laboratorio politico a trazione socialista, in cui non mancarono, sin dal dopoguerra, figure di arrivisti e ambiziosi.
E Siderno, in questo 2020 che verrà ricordato negli annali del pianeta per la pandemia non ancora debellata, dovrà giocare al meglio l’occasione delle elezioni amministrative che avranno luogo entro l’anno, dopo due anni e passa di parentesi commissariale, a seguito del secondo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.
E il 2020 segna pure il decimo anniversario della scomparsa di Nicola Zitara, concittadino illustre a cui è stata intitolata una sala della biblioteca comunale. Morì il I ottobre del 2010.
Crediamo che, senza quella retorica che lui stesso avrebbe rifiutato, il modo migliore per ricordare Zitara e celebrarne l’opera sia rileggerlo con gli occhi dei contemporanei. Magari quei tanti che in questi giorni tessono trame sotterranee per preparare alleanze e liste alle prossime elezioni comunali. Ecco perché vuole partire una provocazione da parte nostra: cari candidati all’amministrazione della città più popolosa ed evoluta (ma, nel contempo, più complessa) del nostro comprensorio, se volete davvero proporvi ai potenziali elettori, disegnando le linee guida della Siderno che verrà, dovete conoscere per bene il passato di Siderno. E per conoscere il passato di questa città non si può prescindere dall’autorevolezza e dalla passione civile di Nicola Zitara che traspare dalle sue opere, specie “Memorie di quand’ero italiano”, ristampato nel 2013 da “Città del Sole” edizioni. Buona lettura.