di Gianluca Albanese
SIDERNO – Candidarsi ad amministrare Siderno dopo tre anni consecutivi di commissariamento è una cosa seria. Non è una passeggiata di salute e nemmeno un gioco per dilettanti. Lo sappiamo noi di questa testata che nei suoi otto anni e mezzo di vita ha potuto redigere le cronache dei consigli comunali della città più popolosa e sviluppata economicamente del comprensorio solo per una breve parentesi: dal giugno del 2015 al luglio del 2018. Per il resto, il Comune è sempre stato commissariato.
Ecco perché la tornata elettorale che aspetta i cittadini di Siderno per il prossimo autunno – il Viminale ha indicato una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre per indire le elezioni amministrative – è carica di aspettative.
I Sidernesi hanno voglia, sacrosanto diritto e civico dovere di eleggere i propri rappresentanti, e si aspettano dalle forze in campo che sappiano esprimere capacità di analisi della situazione attuale (risorse umane ed economiche dell’Ente, quadro normativo generale, margini di operatività e prospettive di rilancio) e capacità progettuale. Insomma, chiedono a chi si candida ad amministrare che indichi cosa vorrà fare, le scelte amministrative che intenderà intraprendere e la sostenibilità economica delle promesse che saranno fatte in campagna elettorale.
Non abbiamo ancora sentito dire, ad esempio, in questo sostanzioso anticipo di campagna elettorale, che l’organico dei dipendenti comunali è ampiamente sottodimensionato rispetto al numero degli abitanti, che i soldi dei trasferimenti erariali (fondi dal Governo centrale ai comuni) sono molti di meno rispetto ai lustri precedenti e che la capacità di riscossione dei tributi comunali non ha subito sostanziali miglioramenti, rimanendo bassa.
Insomma, chi vincerà le elezioni sarà atteso da un compito arduo. Ben venga l’entusiasmo di chi, in maniera meritoria, ci mette la faccia, l’entusiasmo e l’impegno. Ma chi sarà chiamato ad amministrare dovrà dire ai cittadini che il Comune potrà fare il possibile (e non l’impossibile) coi pochi dipendenti che ha e con i pochissimi fondi di cui dispone, che riescono appena a mantenere una macchina amministrativa sottodimensionata.
Chi prometterà miracoli ai potenziali elettori, insomma, non renderà un buon servizio alla comunità.
E allora, in attesa di ricevere e pubblicare i contenuti programmatici di chi si candiderà ad amministrare la città nei prossimi cinque anni, non possiamo non soffermarci su un malcostume che si è acuito nelle ultime settimane e che riguarda la strategia della comunicazione di molti attori politici che, anziché comunicare programmi e obiettivi sostenibili da perseguire nel caso di una eventuale elezione, tende a buttare fumo negli occhi dell’elettorato, comunicando a mezzo stampa, “segnalazioni”, “lettere ai commissari” “inviti a intervenire” e considerazioni su “tutto e il contrario di tutto” che lasciano il tempo che trovano.
Questi “strateghi della comunicazione” (presenti, purtroppo, non in una sola parte politica) sembrano adottare uno schema tanto elementare quanto improduttivo, oltre che irritante per l’intelligenza dei sidernesi, che può essere così riassunto: foto di situazioni di incuria e/o degrado e contestuale “post” sui social network, copiato e incollato alle redazioni dei giornali. Il messaggio, nemmeno tanto subdolo, che si vuole trasmettere ai lettori di “bocca buona” appare il seguente: “Noi l’abbiamo detto ai commissari che questa cosa non va, poi se non intervengono è colpa loro”. Per carità, non è un fenomeno solo sidernese ma si tratta di uno schema mutuato da realtà anche più importanti dal punto di vista demografico e figlio di una subcultura populista in cui la comunicazione si gioca prevalentemente sui social network, con uso di immagini a forte impatto e messaggi brevi e infarciti di slogan, hashtag e punti esclamativi. Che può avere anche una sua efficacia, ma solo se indirizzato a esercitare il diritto di critica nei confronti di chi è stato eletto per amministrare e, alla fine del proprio mandato, tira le somme di quello che è stato capace di realizzare e quello che invece è rimasto nel libro dei sogni del programma presentato in campagna elettorale.
Ovviamente, si tratta di uno schema che non va bene per Siderno, che un’amministrazione comunale democraticamente eletta non ce l’ha dalla prima decade di agosto del 2018.
Già, a Siderno amministrano – o meglio, si trovano ad amministrare – i Commissari Straordinari, non per propria scelta o perché legittimati dalla volontà popolare, ma perché collocati in tale ruolo da una legge che, sebbene taluni abbiano dimostrato di non farsi scrupolo a utilizzare come strumento di lotta politica, evidenzia tutte le sue crepe e i suoi limiti, come l’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali, per la cui applicazione è sufficiente – è indicato con chiarezza anche in alcune sentenze di tutti i gradi della giurisdizione amministrativa – il sospetto che la ‘ndrangheta abbia influenzato le scelte degli amministratori e/o si sia infiltrata nell’azione amministrativa.
Molto probabilmente, i Commissari Straordinari che si trovano ad amministrare Siderno e gli altri Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose avevano altri obiettivi professionali, altre prospettive e altre ambizioni.
Ce li hanno mandati, e cercano di fare il possibile senza il conforto di una legge tale da garantire loro strumenti straordinari.
Il risultato? Amministrano con le stesse difficoltà economiche e strutturali di sindaci e consiglieri democraticamente eletti ma senza aver alcuna spinta motivazionale a disegnare strategie amministrative per il futuro di una città e di una comunità alla quale – è il caso di ricordarlo – non appartengono.
Ce li hanno mandati, e non possono fare altro che cercare di assicurare i servizi essenziali, potendo contare sullo spirito di servizio e di sacrificio dei pochi dipendenti comunali (in primis alcuni responsabili di settore davvero encomiabili) e confrontandosi con le realtà associative presenti, che per fortuna a Siderno sono tante e di ottima qualità.
Ecco perché da giornalisti, ma soprattutto da cittadini sidernesi, non nascondiamo una certa irritazione quando leggiamo di forze politiche che puntano l’indice contro i commissari straordinari, trattandoli (o meglio, facendoli percepire) come degli avversari politici. E sì che molti di loro, nei loro stessi partiti, subiscono da anni l’onta (dal punto della rappresentatività) del commissariamento delle strutture direttive regionali e provinciali, ma tant’è.
Già, ci sono partiti e movimenti che puntano l’indice contro i commissari sperando che gli elettori/lettori/concittadini guardino il dito (indice) che indica la luna. E sebbene questi ultimi non manchino, noi di Lente Locale non ci stiamo.
Non intendiamo, dunque, a far data da oggi, prestare più il fianco alla diffusione di certi messaggi di propaganda spicciola spacciata per interesse alla vita civica, e non pubblicheremo più, fino a dopo le elezioni, comunicati stampa di mere “segnalazioni” e “lettere ai commissari” per segnalare disservizi dei quali, con tutta probabilità, commissari e dipendenti comunali sono già al corrente e per inviare i quali non è necessario essere una forza politica (organizzata o meno) pronta a candidarsi alle elezioni ma basta un messaggio di posta elettronica (meglio se certificata) al Comune.
Pubblicheremo, invece, note stampa in cui chi si candida mostra di aver fatto qualcosa di concreto per la comunità, sia essa un servizio di volontariato, una donazione, una colletta e così via.
Perché di chiacchiere, propaganda spicciola e messaggi qualunquisti, benaltristi e – ci sia perdonato il francesismo – “graziealcazzisti” sono già pieni i social network. E questo basta e avanza.