di Emanuela Alvaro
SIDERNO – «All’interno di un progetto più ampio, quello di “Sos Archeo”, che il Sidus porta avanti da tempo, con i due plessi Pascoli – Alvaro e Michele Bello – Pedullà si è pensato ad un “progetto nel progetto”, “Sos Archeo storia Locride scuola”». Alba Rosa Dolfin Romeo, presidente del Sidus racconta così i mesi che hanno visto impegnati alcune classi dei due plessi scolastici, fino alla conclusione dell’anno scolastico.
“Sos Archeo” è un progetto da tempo in itinere, avviato con la Legge 285 del 1997, la Legge Turco, una legge che, come sottolinea la presidente del Sidus la miopia della politica ha depotenziato.
«Il tema a cui abbiamo pensato per il 2014 è “Valori e beni culturali” che, oltre ad essere una formula statutaria, è anche educativo – formativa con varie attività nelle scuole, cosa che ci ha entusiasmato moltissimo. Scuole che hanno aderito con impegno e per questo devo ringraziare i dirigenti scolastici Vito Perruccio e Antonella Borrello e le insegnati Tecla Giannini, una nostra socia e Francesca Lopresti».
Dal plesso Michele Bello – Pedullà è stato curato un gemellaggio con la città altoatesina di Laives, con la consapevolezza che la conoscenza del territorio e della storia della Locride possa, come di fatto è successo, andare oltre il confine locale.
«I ragazzi altoatesini sono venuti qui, hanno partecipato a diverse attività, tra cui la drammatizzazione dell’inizio della storia di Locri Epizefiri, dallo sbarco dei greci e il rapporto con gli indigeni. I ragazzi delle scuole sidernesi hanno guidato i loro ospiti nell’area archeologica, aiutati dal vicepresidente del Sidus e coordinatrice del progetto, l’architetto Katia Aiello. Hanno rotto gli argini delle attività dedicate agli adulti, elaborando loro stessi la storia che nel museo può trovare una centralità didattica diversa. Per quanto riguarda il plesso Pascoli – Alvaro insieme agli operatori didattici del Museo locrese è stato preparato “Dal kaos alla terra” con un excursus della storia di Locri».
Mesi di preparazione didattica e formativa che si sono conclusi con le rappresentazioni di questi giorni.
La presidente del Sidus sottolinea come partendo dalla situazione dei fondi sempre più scarni per la cultura nella sua generalità, coinvolgendo i ragazzi, si è pensato a “cultura del museo e alimentazione”. «L’area archeologica di Locri è un aranceto bellissimo e allora gli operatori del museo hanno raccolto le arance che altrimenti sarebbero andate perdute, le hanno messe nei sacchetti e i ragazzi le hanno sponsorizzate e vendute, insieme alla collaborazione di diverse associazioni. Due euro, una cifra simbolica, con la quale sarà possibile restaurare, una statuina bronzea in modo da poterla esporre e che altrimenti sarebbe rimasta in deposito. A questo si sono aggiunte le conferenze fatte da Patrizia Pellegrini, naturopata che ha parlato della dieta agroalimentare. E anche se, simbolicamente, l’obiettivo di sostenere la cultura lo abbiamo raggiunto».
Tutte iniziative per far comprendere che la centralità del museo è ben altra rispetto a quella che lo vuole come luogo espositivo, ma centro di attività conoscitive e fruibili, prima di tutto per i bambini. «Noi crediamo nel “museo amico”, dove disegnare, giocare, interagire con i reperti».
Ma il Sidus proseguendo su questa strada della riscoperta e valorizzazione di tutto ciò che di positivo possa far cambiare percezione della Calabria, si è prefissato altri obiettivi da raggiungere nel breve periodo. L’intento è la valorizzazione anche della cultura romana, partendo dalla conferenza che proprio al Naniglio uno dei simboli della stessa, ancora poco conosciuto, ha tenuto Rossella Agostino, dal titolo “Squarci di vita romana”.
«Con il sindaco di Marina di Gioiosa Ionica, Domenico Vestito, abbiamo programmato la pulizia del teatro romano. Lui, così come il sindaco di Gioiosa Ionica, Salvatore Fuda e il vicesindaco Maurizio Zavaglia, sono amministratori molto disponibili. Un lavoro costante, così come quello che da tempo portiamo avanti con l’atro progetto dei “Borghi in Fiore”, in generale per far comprendere che noi non siamo quello che ci descrivono “sporchi, brutti e cattivi”».