di Gianluca Albanese
SIDERNO – Alla fine, lo scoglio ha arginato il mare. Nonostante l’entusiasmo degli annunci seguiti all’assemblea dello scorso 5 aprile, il convinto sostegno a nove colonne dell’house horgan dell’amministrazione comunale di Siderno e i buoni propositi di chi ha convocato in maniera informale la riunione odierna, i sindaci della Locride accantonano, per ora, la realizzazione della manifestazione di tre giorni a Roma, inizialmente concepita per porre all’attenzione del Governo nazionale le grandi emergenze del nostro territorio.
Niente “marcia su Roma”, dunque. Almeno per il momento.
E che l’atmosfera non fosse propizia lo si è capito sin dal primo momento. Assenti i due presidenti dell’Associazione dei Comuni della Locride Imperitura (leader dell’assemblea) e Strangio (numero uno del comitato esecutivo), il padrone di casa Pietro Fuda si era preso la briga di convocare, sfruttando un canale informale, la riunione odierna, concepita per mettere a punto i dettagli organizzativi della tre giorni capitolina che, secondo le intenzioni manifestate appena venti giorni fa, avrebbe dovuto avere inizio il prossimo 3 maggio e durare almeno fino al 5, con lo scopo di porre all’attenzione di Renzi, o di qualche titolare di dicastero, le emergenze di questo territorio.
Dicevamo dell’atmosfera…beh, su 42 (tra primi cittadini e commissari prefettizi) erano presenti solo 17 sindaci (o delegati) che insieme a tre rappresentanti delle Forze dell’Ordine, a due giornalisti e al sempre attento consigliere d’opposizione Pietro Sgarlato, portavano a poco più di venti le presenze totali in Aula.
Pochino se si pensa che si stava cercando di organizzare una grande manifestazione di fasce tricolori e di popolo tra piazza Colonna e via del Corso.
E, dopo lo sfogo iniziale del sindaco di Locri Giovanni Calabrese (l’istintivo per antonomasia e che sull’entusiasmo e sulle motivazioni poggia molta della sua azione politica) in cui ha espresso una nota di malinconia derivante dalla decrescente spinta motivazionale dei propri colleghi riguardo la partecipazione alla manifestazione del 3 maggio, ha preso la parola il sindaco di San Giovanni di Gerace Pino Vumbaca, che ha ravvisato la necessità di indicare con chiarezza la piattaforma programmatica dei primi cittadini e gli interlocutori istituzionali ai quali rivolgersi.
Da qui si è aperto il lungo dibattito, che ha visto gli interventi di tutti i sindaci a turno, che in senso antiorario hanno detto la loro, ricalcando un medesimo refrain: va bene manifestare, ma se dobbiamo farlo dobbiamo essere uniti e compatti, altrimenti si rischia la figuraccia.
Non sono mancate critiche al funzionamento della stessa assemblea dei sindaci (quella istituzionale, s’intende…) e all’assenza dei due presidenti, e all’esito dell’incontro di inizio dicembre al Viminale col vice ministro dell’Interno Bubbico, in cui, a detta dei presenti, chi è intervenuto lo ha fatto in maniera scoordinata e senza concentrare l’attenzione dei presenti su alcune priorità programmatiche del nostro territorio.
Il sindaco di Gioiosa Ionica Salvatore Fuda, poi, ha parlato di «Occasione persa» con riferimento alla manifestazione pro ospedale di Locri dello scorso 17 ottobre, avanzando pure una richiesta – per la verità cassata sia da Pietro Fuda che da altri – di coinvolgere anche i commissari prefettizi che amministrano i comuni della Locride nella protesta.
Anche il sindaco di Monasterace Cesare De Leo ha parlato di manifestazione del 17 ottobre che non ha sortito effetti, e pensando all’intelocuzione romana, ha detto che «Dobbiamo chiedere un incontro con i ministri della Salute e del Lavoro ed esporre a loro le nostre problematiche, senza limitarci a una mera protesta in piazza».
Alla fine, Calabrese ha ammesso che «Ad oggi non esistono le condizioni minime per essere a Roma giorno 3. Io, come ho detto, ho perso l’entusiasmo e forse qualcuno ha boicottato questa manifestazione, e se molti non hanno compreso il suo significato è inutile andarci».
E se il sindaco di Locri ha comunque riconosciuto che «L’assemblea del 5 aprile in cui si è lanciata l’idea di manifestare nella Capitale è stata una delle più partecipate e appassionate» «I problemi che noi denunciamo – ha aggiunto Calabrese – restano sempre in tutta la loro evidenza e quasi nessuno di noi pensa alla Locride come a una città unica, preferendo curare il proprio orticello paesano. A questo punto – ha concluso – meglio ragionare più a lungo e meglio sulle azioni che faremo in futuro e, se necessario, farlo anche a porte chiuse».
Si profila, dunque, una “Casa di Mamre 2”. Già in passato, infatti, durante la presidenza del comitato di AssoComuni affidata a Salvatore Galluzzo, i sindaci locridei si concessero un fine settimana di “conclave” nella deliziosa struttura ricettiva di Ardore per uscire insieme da una fase di crisi dell’assemblea di AssoComuni.
Di seguito i video degli interventi dei sindaci di Sant’Ilario dello Jonio Pasquale Brizzi e di Siderno, Pietro Fuda.
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