R. & P.
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Mercoledì 9 maggio, invitato garbatamente da uno degli organizzatori dell’evento, ho partecipato a quella che nel desiderio degli stessi promotori, avrebbe dovuto essere una riflessione sulla notte più buia della storia repubblicana del nostro Paese: il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro.
Sarà una discussione libera, che non ricalcherà la vecchia maniera di fare le assemblee. Niente relazione introduttiva ma solo una traccia alla quale ognuno, se lo vorrà, potrà dare il proprio apporto. E’ un avvenimento. L’organizzazione è a cura del circolo PD di Marina di Gioiosa Ionica. Tutte persone che hanno la mia stima illimitata. È da qui che bisogna ripartire e i militanti del Circolo PD lo hanno ampiamente capito. In gioco non c’è alcuna carriera politica da irrobustire ma il ricongiungimento di una parte politica essenziale nelle dinamiche italiane ed europee, con il proprio popolo.
Dopo anni di assenza totale dei Partiti Politici dal territorio, il Partito che più di ogni altro ha subito un tracollo alle ultime, e non solo ultime, consultazioni elettorali, decide di fare una cosa che non va più di moda. Decide di discutere. Il tema è importante, ma oltre al tema, suscita interesse questo bisogno di sedersi e dire, e sentire gli altri che dicono. Dibattere e mettere a confronto le proprie idee, povere che siano. E allora approfittiamo di questa opportunità.
Il guaio è che non ne approfittano solo coloro i quali hanno voglia di discutere.
Dopo l’introduzione, la relazione del Segretario del Circolo. Non era prevista, ma ci sta. Siamo in Casa del PD, faranno come meglio intendono fare. Subito a seguire un intervento del Segretario della Federazione del PD e un’altra relazione dell’Onorevole Battaglia, sempre del PD ed un altro intervento, del quale è stata data lettura perché assente per motivi istituzionali, della neo Assessora M.T. Fragomeni.
Se la memoria non mi fa brutti scherzi, nel vecchio PCI la sequenza era: relazione del Segretario di Sezione, dibattito, relazione del Segretario di Federazione che sanciva la linea ufficiale e metteva in riga gli eventuali, rarissimi dissidenti.
Questi invece, il dissenso non lo considerano. Vanno giù come carri armati. Hanno visto una buona opportunità e si sono fiondati.
A parte la questione procedurale che potrebbe apparire noiosa, la notizia importante appare subito in rilievo dopo le quattro relazioni introduttive, la Storia di questo Paese non nasce alla Leopolda ma, non sarà più una bestemmia pensarlo, affonda le radici verso la fine degli anni settanta. Nell’album di famiglia del nuovo PD non ci sono solo Matteo Renzi, la Boschi con annessi genitori e pochi altri. Ci può stare anche Aldo Moro e, udite udite, Peppino Impastato, massacrato dalla mafia e che per venti lunghi anni è stato considerato un bombarolo fallito. Il 9 maggio del 2018, a Marina di Gioiosa Ionica, Peppino entra ufficialmente nella storia del PD e nel suo album di famiglia.
Sono certo, non avendo potuto ascoltare le conclusioni di Sebi Romeo, che faranno qualche sforzo e risaliranno alla guerra Partigiana e faranno della Costituzione della Repubblica la loro bandiera. Dopo avere tentato di violentarla.
Per restare a Moro, sono certo che Sebi Romeo nel suo intervento avrà ricordato il Moro in Parlamento che, sull’affare Gui, afferma che la DC non si sarebbe fatta processare sommariamente. Una strenua difesa della “Politica”, non certo della persona, a essere protagonista, come vuole la Costituzione, del Governo del Paese. E avrà udito, Sebi Romeo, il suo stesso rumoroso silenzio difronte alla invadenza di autorità improprie a condizionare il governo del territorio.
Il Comune dove il Segretario del Circolo PD, oggi osannato, è consigliere di maggioranza, viene sciolto per (presunte) infiltrazioni mafiose, e, né il Segretario di federazione, nè il potente (elettoralmente) capogruppo in Consiglio regionale, nè altri, pronunciano una sola parola, di solidarietà o di condanna. Oggi invece, come nulla fosse, eccoli a iscrivere al nuovo PD, una iniziativa bella. Pensata e organizzata senza alcun fine speculativo. Questi arrivano e la fanno propria. Senza una parola di autocritica. Come se il disastro nel quale hanno precipitato un grande patrimonio politico ed elettorale, fosse figlio di alieni giunti da chissà quale galassia.
Oggi tocca a Pino Vumbaca, Sindaco di San Giovanni di Gerace. Una commissione prefettizia di accesso agli atti del comune, si insedierà per verificare la consistenza dei sospetti di infiltrazione o condizionamento mafioso di quell’ente.
Sentiremo la voce di Romeo o del segretario di federazione del PD ?
Nel nuovo corso intrapreso nel PD, a parte i pesci in faccia che tra loro si lanciano i dirigenti nazionali, si ricorderanno i rinnovati (si fa per dire) dirigenti reggini di questo Partito, di spendere una parola di stima per Pino Vumbaca. Nell’attesa (vana?) che ciò accada, a Pino Vumbaca la rinnoviamo noi la dichiarazione di stima e di fiducia nella sua Persona e nel suo operato.
Sisì Napoli