Il giudice calabrese l’ha buttata lì, in maniera ponderata, mirata, colpendo chiaramente quanti oggi si servono di queste piazze per farsi gli affari propri nel senso più stretto del termine, gestendo i propri, loschi, traffici servendosi delle piattaforme più comunemente usate in special modo dai più giovani, da quei ragazzi e da quelle ragazze che possono essere più malleabili e gestibili psicologicamente e questo, la ‘ndrangheta, lo sa.
di Antonio Baldari
È il Gratteri di sempre, quello che ti dice le cose come stanno, “Pane al pane e vino al vino”, come si suol dire, che sia Calabria, com’era fino a poco più di un mese fa allorquando presiedeva la procura della Repubblica di Catanzaro, od oggi che è sullo scranno più alto della procura della Repubblica di Napoli, dove non ha fatto in tempo ad insediarsi che già si è fatto capire soprattutto da quell’ala giuridica partenopea ribelle che cercò di mettere le cose in chiaro asserendo che “Qui non siamo in Calabria!”.
Come se Napoli appartenesse a chissù quale galassia molto speciale da non potere essere organizzata, gestita, diretta come si deve dal giudice originario di Gerace che però, infischiandosene nettamente, ha tirato dritta per la sua strada distribuendo a piene mani il suo verbo; ed ecco che la direzione è stata subito indicata indirizzando il suo modus operandi per grandi e piccini, facendo intendere che non si scherza: “La ‘ndrangheta? La trovate su Tik Tok!”. Nicola Gratteri l’ha buttata lì, in maniera ponderata, mirata, colpendo chiaramente quanti oggi si servono dei social per farsi gli affari propri nel senso più stretto del termine, gestendo i propri, loschi, traffici servendosi delle piattaforme più comunemente usate in special modo dai più giovani, da quei ragazzi e da quelle ragazze che possono essere più malleabili e gestibili psicologicamente e questo, la ‘ndrangheta, lo sa.
Al punto tale da mandare i propri scagnozzi, certamente non facendo esporre i “pesci grossi” che sono in ben altre faccende affaccendati, per smerciare messaggini, pizzini, telefonatine e tutto ciò che può consentire di intessere un proficuo dialogo con tali, loschi, figuri che possono in tal senso proliferare con i propri misfatti; il giudice calabrese questo lo sa benissimo, e se da un lato vuole lanciare un messaggio non più di tanto cifrato a coloro che eventualmente già segue da tempo, e magari acchiapperà a stretto giro di posta, dall’altro egli vuole dare un segnale concreto di attenzione giustappunto alle giovani generazioni a prestare molta attenzione facendo uso delle suddette piattaforme social.
Di Tik Tok ma come può essere un’altra fra le tante in voga oggi perché basta un nanosecondo di distrazione e sei rimasto fregato, ragion per cui occhi ed orecchie bene aperti e…buona navigazione. Gratteri docet!