di Antonio Baldari
STILO – Pochi giorni ancora e a Stilo si entrerà nel vivo della Settimana Santa. O, per meglio appellarla, “ ‘A Simana Santa ”. Dieci giorni debordanti di fede, antichi riti, sacre liturgie e tradizioni uniche nel loro genere, che fanno della “Città del Sole” un vero e proprio sinonimo della festa per eccellenza dei cristiano-cattolici. Prologo importante a questo periodo di riflessione sarà ‘u Vennari d’Addolorata, il Venerdì dell’Addolorata, che sarà celebrato il prossimo 22 marzo con l’esposizione della Sacra Effigie ai fedeli oranti in preghiera sin dalle prime ore del mattino, per poi concludersi con la “Via Crucis” nel sacro tempio di san Giovanni Theristys, che vedrà l’Arciconfraternita dell’Immacolata e san Pietro, in abito ufficiale, guidare la meditazione alle quattordici stazioni, che si concluderà con l’Ostensione del “Frammento della Croce di Cristo”, accuratemente custodito in una teca con tanto di attestante bolla papale.
Dalla “Dominica in Palmis” le “Quarantore” con l’Ostensorio di don Vincenzo Papaleo
Domenica delle Palme, invece, festante processione con le palme e i rami d’ulivo culminante con la solenne celebrazione “In De Passione Domini” per la quale, al termine della stessa, avrà luogo la rituale Esposizione del Santissimo Sacramento potendo utilizzare il monumentale Ostensorio dell’indimenticato arciprete di Stilo, Vincenzo Papaleo, che lo realizzò nel 1939 grazie alla provvida donazione di oggetti in oro di gran parte degli Stilesi dell’epoca. Che oggi, purtroppo, non ci sono più. L’adorazione al Cristo nel sepolcro continuerà per l’intera giornata di Lunedì Santo e fino all’imbrunire di Martedì Santo, allorquando ci si predisporrà alla Giornata della Penitenza, che sarà celebrata nella giornata di Mercoledì Santo, ideale per la conversione del cuore, com’è del resto previsto da Santa Romana Chiesa, nell’immediata precedenza del Triduo pasquale che inizierà Giovedì Santo. E qui, Stilo assumerà le sembianze che in alcun dove si potrà vivere nelle lande calabresi da considerare, per delle emozioni autentiche e degli istanti irripetibili che invitano quantomeno a fermarsi per un po’. E pensare, e poi ancora pensare.
Il Triduo pasquale ha inizio al Giovedì Santo tra “guccedati” e giro votivo delle Croci
Tutto prende l’abbrivio alle 17, con la “Benedizione del Pane”, nel santuario diocesano di san Giovanni, dove gli stilesi si accalcheranno per poter benedire quel pane che, di lì a poco, sarà distribuito nella Santa messa “In Coena Domini”, il cui acme sarà la Lavanda dei Piedi, sull’esempio portato da Gesù che così fece con i suoi discepoli nel momento in cui si diede vita all’ormai celeberrima Ultima Cena: dodici confratelli della sopraccitata Arciconfraternita siederanno a mensa accanto al sacerdote, e a loro sarà dato quel pane benedetto poche ore prima, con il discepolo Giuda, il traditore, che si potrà riconoscere da una fascia rossa e dal fatto che a lui, e solo a lui, saranno dati due pani e due arance. Subito dopo la conclusione di questo momento, avrà inizio il Giro votivo delle Croci, momento toccante che vedrà tantissime persone coinvolte nel portare sulle spalle la propria croce, in legno, per le vie del paese, con la possibilità di poterlo fare per ben tre volte, in segno di penitenza, per impetrare una grazia o per averla, al contrario, ricevuta: è questa una delle fasi clou d’O Santu Jovi, corredato dalle melodie di canti tradizionali, anche in dialetto stilese come ‘U piantu ‘e Maria. Il tutto si protrae fino a mezzanotte inoltrata, nel mentre i fedeli si prodigano, nel silenzio, nel Giro dei Sepolcri, ovvero sia la visita resa a Gesù allorché lo stesso Figlio di Dio trovavasi raccolto in preghiera nell’Orto degli Ulivi.
Venerdì Santo tra Solenne Azione Liturgica, la Madre Addolorata e le “Tre ore di Agonia”
Venerdì Santo ed è “In Passione Domini”, con lo sguardo piamente rivolto al Calvario. E i fedeli si sciolgono nel canto “Gesù morì” che s’insegna finanche ai più piccoli, nel segno della sana tradizione canora che non conosce ostacoli; come la processione dell’Addolorata al termine della cosiddetta “Missa ‘a da’ storta”, ossia la Solenne Azione Liturgica per la quale il mondo intero ha cognizione dello spirare in Croce del Figlio di Dio. La Madre vestita di nero viene portata in spalla fino al santuario di san Giovanni, dove poi avranno luogo le toccanti “Tre Ore dell’Agonia di Gesù Cristo Nostro Redentore”, con testi letterari italiani ottocenteschi siglati dal napoletano Pietro Metastasio Trapassi, e musicati da un anonimo stilese per strumenti ad archi, poi ripresi negli anni ‘40 dall’indimenticato maestro stilese, nonché oltremodo devoto alla Vergine Addolorata, Antonio Sersale: melodie che si può ascoltare, nel silenzio inenarrabile di san Giovanni Theristys, e non descrivere, pena un inqualificabile sciupìo della loro significante bellezza. Cui fa degna appendice “ ‘A Schjovazioni ”, alla Quale, oltre al Sindaco della Città, prendono parte alcuni cittadini preventivamente scelti tra le varie categorie sociali.
Sabato Santo con ‘U Munimentu e la Sacra Sindone prima della Pasqua di Resurrezione
Al Sabato Santo, giorno a-liturgico per la Chiesa giacché non sono previste funzioni religiose, hanno luogo ben due, distinte, processioni: al mattino quella d’O Munimentu, con il Cristo deposto nel sepolcro, un baldacchino finemente composto con simbologia sacra rievocante la Passione e Morte di Gesù, portato per le vie del paese unitamente alla Madre Addolorata, all’apostolo Giovanni e a Maria Maddalena, nel mentre sono portati in processione quegli stesso pani, ‘i guccedati, benedetti al Giovedì e i fedeli intonanti ancora i canti tramandati dalla secolare tradizione popolare. Al pomeriggio, altra processione della cosiddetta Sacra Sindone, con il Cristo nel lenzuolo e la Vergine Madre in lutto fatti oggetto di culto e venerazione di un paese. Che non si stanca di rimanere in preghiera con la Santissima Veglia della Notte, prima che scoppi l’Alba di Pasqua. La Pasqua di Resurrezione, “In Resurrectione Domini”, che conosce il suo più festoso epilogo nella “Cumprunta” sul corso principale debordante di sorrisi e speranze, tra l’accorente apostolo Giovanni, la Vergine Madre che ha smesso il luttuoso nero, ed il Cristo Risorto nello sfolgorìo più abbacinante.