di Antonio Baldari
STILO – Metti un giorno all’Expo di Milano e chi ti trovi? Il sindaco di Stilo, Giancarlo Miriello, che all’ormai celeberrima esposizione mondiale meneghina non c’è andato per grazia ricevuta o per un viaggio di piacere vinto come da catalogo ma per una ragione ben precisa: Stilo fa onorevolmente parte del prestigioso club nazionale de “I borghi più belli d’Italia” che, come da programmazione preventivamente organizzata dal suo sempre dinamico presidente, Fiorello Primi, ha pensato bene di trovare qualche metro quadrato utile all’interno della mega area dedicata per l’appunto all’Expo e così promuovere le bellezze italiane nel mondo.
“Fra le quali c’è anche Stilo, siamo qui per esportare l’immagine della Calabria sana – ci partecipa il sindaco Miriello – della Calabria bella che tutti ci invidiano e che, a partire dal monumentale tempietto bizantino che è la Cattolica, rinomata in tutto il mondo, ci vede protagonisti assoluti”; così come, aggiungiamo noi, desiderano essere protagonisti anche altre cinque preziosissime “perle” della collana calabrese borghigiana presente a Milano come Aieta, Civita, Fiumefreddo Bruzio, Gerace e Santa Severina.
“Dobbiamo essere propositivi e per questo credo che dobbiamo finirla con le chiacchiere, adesso basta, bisogna cominciare a vendere il proprio prodotto, le proprie eccellenze a cominciare dalle imprese passando per gli artigiani e finendo con i prodotto enogastronomici – asserisce ancora il primo cittadino stilese – la Calabria può e deve recitare un ruolo di primissimo piano non soltanto all’Expo, dove passano centinaia di migliaia di persone, ma che è da promuovere sempre, di anno in anno, con le proprie, reali, competenze per un prodotto turistico di assoluto rilievo e facendosi trovare pronta nel mettere in vetrina le proprie bellezze, le difficoltà non mancano, certo, ma Stilo così come tutti gli altri centri che possono offrire qualcosa – conclude Giancarlo Miriello – hanno il dovere di lavorare fondamentalmente in piena sinergia, senza lasciarsi infettare dal virus di pericolose invidie o, peggio ancora, sterili campanilismi”.