“Alessandro ha talento. Lo fermano, lo vessano, lo sottopagano, lo isolano, ma lui resiste. Poi, però, qualcosa si rompe. E tutto lo schifo che lo assediaa e il dolore che montava da dentro lo inghiotte. Per sempre”. Roberto Saviano descrive così la figura del protagonista del romanzo “L’altro giorno ho fatto quarant’anni” (2018, Laurana editore) scritto dal giornalista di Repubblica Lucio Luca che questo pomeriggio alle 17,30 verrà presentato nello spazio culturale “MAG. La ladra di libri” di Siderno, alla presenza dell’autore e del condirettore di LaC Tv Pietro Comito.
Ma chi era Alessandro? Era un cronista di punta in servizio alla redazione centrale di Calabria Ora, esperienza editoriale in chiaroscuro iniziata con grandi aspettative e speranze il 14 marzo del 2006 e conclusasi sette anni dopo, tra fallimenti, polemiche politiche e vicende giudiziarie a tutt’oggi non ancora completamente definite. Una di queste riguarda l’editore di quel giornale, condannato in primo grado a quattro mesi di reclusione per violenza privata. La parte lesa è proprio Alessandro, quarant’anni fatti da poco, una passione per il tennis, la montagna e il verde della sua Donnici, che dopo aver passato indenne crisi aziendali, cambi repentini di direttore, buste con bossoli e minacce, rate del mutuo da pagare, una figlia da crescere in quella parte residuale di tempo che il lavoro di giornalista in una testata regionale ti concede, un bel giorno – si fa per dire – s’imbatte nella beffa che rappresenterà la goccia che fa traboccare il vaso: un cambio di contratto, prendere o lasciare. Niente più paracadute in caso di ulteriori momenti di crisi aziendale. Troppo per uno come lui che annotava scrupolosamente nel proprio diario, le emozioni, i pensieri e le spese di ogni giorno. Troppo per chi aveva capito da tempo che il giornalismo non era quel mestiere romantico e bello che aveva sognato da bambino.
L’abilità dell’autore di “L’altro giorno ho fatto quarant’anni” è proprio questa: entrare nel vissuto quotidiano di un giornalista, nei suoi successi professionali e nei momenti di sconforto, condivisi con quei pochi amici e colleghi fidati, a tarda notte e davanti a una pizza e una birra scadente.
Mai come in questo testo si respira l’aria delle redazioni, delle scrivanie dei “capi” e dei “sottoscala” dei reietti perchè troppo capaci.
Ecco, quella di stasera non sarà la semplice presentazione di un libro. Sarà, piuttosto, l’occasione per compiere una riflessione collettiva sul mestiere e sul ruolo del giornalista, in tempi in cui malapolitica e malcostume da social network sembrano voler svilire quelal ricerca della verità che da sempre soffia sul “sacro fuoco” di chi fa ancora questo mestiere. Nonostante tutto.