R. & P.
L’immagine emblematica della strage di Bologna di cui oggi commemoriamo l’anniversario é quella dell’orologio della stazione fermo alle 10 e 25. Quella fotografia è diventata il simbolo della disumanità, del terrorismo, della vigliaccheria. In quell’attentato si contarono 85 morti e centinaia di feriti.
La più piccola era Angela Fresu, tre anni, stava andando in vacanza con la mamma sul lago di Garda, il suo corpo non è mai stato ritrovato. Il più anziano si chiamava Antonio Montanari e aveva 86, anni, aveva perso per un soffio l’autobus per tornare a casa ed era andato in stazione per avere informazioni. Altri 82 italiani persero la vita per una mano vigliacca che voleva minare le fondamenta democratiche del nostro Paese ma l’Italia, invece, ha retto e reagito bene.
Un attentato di chiaro stampo fascista che ha trascinato nel dolore e nella disperazione 85 famiglie imprimendo un segno indelebile nella coscienza civile del nostro Paese. La risposta ferma e univoca da parte dello Stato ha avuto l’effetto contrario e ha rinsaldato quei principi civili e morali che ogni Paese libero e democratico deve avere. Ci sono ancora zone grigie, da chiarire su quanto è avvenuto il 2 agosto del 1980 ma sono fiduciosa che siamo sulla strada giusta. Desidero stringermi intorno ai familiari delle 85 vittime e di tutte quelle dei feriti per esprimere la mia vicinanza e la mia riconoscenza. Con il loro esempio di compostezza e risolutezza hanno dimostrato come si difende la democrazia e la Repubblica quando si subiscono azioni violente e si è oggetto di trame poco chiare”. Lo scrive in una nota Amalia Bruni, Gruppo Partito Democratico e Vicepresidente della Commissione Antindrangheta.