R. & P.
Ai sindaci della Locride
La sanità calabrese è sottoposta, ormai da troppo tempo, ad un vero e proprio processo di smantellamento che, oltre a comprimere in maniera non più accettabile quello che è un diritto costituzionale di tutti i cittadini, vale a dire il diritto alla salute, non sta portando nemmeno ad una riduzione dei costi.
Chi si rivolge al servizio sanitario, infatti, lo fa per “necessità” e, proprio perché ne ha necessità, se non può trovare quello che cerca in Calabria, alla fine, avendone la possibilità, finirà per spostarsi in altre regioni.
Quando si fanno dei tagli lineari, senza un preciso disegno che tenga conto delle reali esigenze della popolazione e del territorio, non solo si comprime un diritto costituzionale, ma si fanno anche aumentare i costi, a causa del fenomeno dell’emigrazione sanitaria.
Sul piano degli effetti a medio e lungo termine, sia in termini di bilancio che di qualità del servizio, la gestione commissariale della sanità, in Calabria, è risultata fallimentare.
Tuttavia, mentre in una qualunque altra situazione, sia pubblica che privata, sarebbero stati presi dei seri provvedimenti, primo fra tutti la sostituzione della governance, qui in Calabria si continua “diabolicamente” a perseverare.
Questo è il quadro reale che ci viene evidenziato come cittadini e come utenti.
Quanto alla vertenza in atto, le conseguenze che subiamo ci vengono comunicate ed evidenziate dalla direzione della struttura in cui operiamo.
Non solo, infatti, gli operatori della rete sanitaria privata vengono letteralmente vessati con provvedimenti totalmente antigiuridici (basti pensare che i decreti del commissario straordinario nn. 68/2014; 85 e 140 del 2015 e 25/2016 sono già stati annullati dal TAR Calabria) ma a questo va aggiunto che, in maniera altrettanto illegittima, i pagamenti per le prestazioni regolarmente erogate, sono fermi al mese di luglio 2017.
In questa situazione già difficile, si inseriscono da ultimo i DCA (Decreti del Commissario ad acta) nn. 70 e 72 del 2018, nei quali è prevista una ulteriore decurtazione dei budget che, assieme a quelli già operati in passato, provocheranno una riduzione complessiva dell’offerta sanitaria di circa il 40%.
Si tratta di un quadro drammatico sotto ogni punto di vista:
– In primo luogo si prospetta una riduzione drastica dell’offerta sanitaria complessiva, già ampiamente sottodimensionata rispetto al fabbisogno regionale;
– Vi è poi il concreto rischio, soprattutto per le fasce meno abbienti – quelle stesse che, tra l’altro non hanno neppure la possibilità di spostarsi fuori regione – che nei prossimi mesi vengano compromesse anche le attività sanitarie primarie;
– Sono a rischio centinaia di posti di lavoro, in un territorio ed in un momento storico di forte crisi occupazionale;
– Il tutto senza che vi sia neppure una riduzione della spesa sanitaria, anzi, lo scenario che si configura è esattamente quello opposto: questo stato di cose porterà infatti, oltre che ad un aumento della mobilità passiva, anche ad un ulteriore aumento del contenzioso tra le ASP e la Regione da un lato, e le strutture convenzionate dall’altro, con il prevedibile epilogo, come già avvenuto negli anni precedenti, che sia la regione a risultare soccombente ed a dover sostenere un ulteriore aggravio di spesa.
Quello alla salute, anche se certamente il più importante, non è tuttavia l’unico diritto che, in questi anni, è stato calpestato.
L’attività della pubblica amministrazione, dovrebbe essere improntata ai principi di legalità, efficacia ed efficienza, pubblicità e trasparenza.
Ciò che sta avvenendo in Calabria, invece, è l’esatto contrario:
È in atto una palese violazione del Programma Operativo triennale 2016 – 2018.
È previsto il trasferimento di servizi (erogabili solo dalle cliniche) senza il trasferimento delle relative risorse. Non vi è stata alcuna concertazione con il commissario al piano di rientro né vi è stata alcuna attività istruttoria da parte del dipartimento Salute, che non ha sottoscritto i DCA nn. 70 e 72 del 2018.
Si tratta in altri termini di atti amministrativi illegittimi ed arbitrari riconducibili solo ed esclusivamente alla struttura commissariale.
La determinazione dei budget per la spesa sanitaria dovrebbe, al contrario, essere quanto mai condivisa, in modo da poter destinare la giusta quantità di risorse, in relazione al reale fabbisogno del territorio, dando la possibilità alle strutture della rete di programmare e pianificare il proprio lavoro, per poter mettere a disposizione del cittadino i migliori servizi.
È proprio questa l’essenza dei principi di economicità, efficacia ed efficienza: La sfida non è tanto quella di spendere meno (?), ma di spendere meglio.
Si tratta di un problema di grandissima rilevanza, non solo strettamente socio-sanitaria, ma anche con risvolti di carattere economico – occupazionale e di concreta attuazione del diritto alla salute.
Questo è tanto più vero in una zona particolare come la Locride, nella quale sono già state chiuse o fortemente ridimensionate importanti strutture pubbliche e rispetto alla quale la rete sanitaria integrata è una imprescindibile risorsa virtuosa, sia sotto il profilo della lotta e della prevenzione di malattie oncologiche (i cui costi sociali ed economici sono enormi) sia per via dei riflessi occupazionali, dato che, se non ci sarà una seria presa di posizione da parte di tutti gli operatori ed i rappresentanti istituzionali, decine e decine di lavoratori rischiano il licenziamento.
È per questo che chiediamo il sostegno di tutti ed aderiamo alla manifestazione, organizzata dalle strutture sanitarie calabresi, MERCOLEDI’ 11 APRILE 2018, ALLE ORE 10.00, presso Palazzo Alemanni, in Catanzaro, contro questi tagli scellerati da parte del Commissario Massimo Scura, che, come detto in precedenza, si tramuteranno in tagli in termini di prestazioni ed in tagli in termini di posti di lavoro.
Grazie per la sensibilità che dimostrerete.
I lavoratori dello Studio Radiologico di Siderno
Siderno, 9 aprile 2018