di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte Wikipedia)
TAURIANOVA – Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, ha deliberato di assegnare il titolo di Capitale italiana del libro, per l’anno 2024, alla città di Taurianova (RC), ai sensi dell’articolo 4 della legge 13 febbraio 2020, n. 15. Secondo il comunicato stampa del CdM, l’assegnazione avviene, sulla base della unanime decisione della giuria, poiché 《la proposta rappresenta un miglioramento dell’offerta culturale che si concretizza in un cambiamento significativo, anche nel lungo periodo, in quanto mira all’inclusione sociale con l’utilizzo delle nuove tecnologie e il coinvolgimento dei giovani e delle categorie a rischio di marginalizzazione, diffondendo l’abitudine alla lettura e valorizzando l’immagine sociale del libro. In particolare, il progetto è risultato convincente anche in ragione del contesto storico e geografico, in quanto può costituire un laboratorio di pedagogia, di riscatto culturale, civile e sociale》.
Inoltre, su proposta dello stesso Ministro, vista l’intesa raggiunta in Conferenza unificata, il Consiglio dei Ministri ha deliberato il conferimento al Comune dell’Aquila del titolo di “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2026. Il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, il 13 febbraio scorso, prima dell’approvazione definitiva di Taurianova, ha dichiarato :《La scelta ricaduta su Taurianova da parte della Giuria ha di sicuro più fattori di merito, ma il più rilevante non può che essere quello legato al valore del riscatto di un territorio sulla criminalità. La cultura come imbattibile strumento per la diffusione della legalità e per il rilancio sociale ed economico delle comunità, un supporto fondamentale in mano alle amministrazioni e ai cittadini per spazzare via ogni forma di mafia》.
Nello stesso periodo Trapani, Grottaferrata, San Mauro Pascoli e Tito comuni candidati e finalisti, che erano stati esclusi dalla commissione del ministero, avevano chiesto la sospensione della procedura di proclamazione esprimendo perplessità e sollevando interrogativi sulla regolarità del concorso, dato che la notizia era trapelata prima dell’ufficialità ministeriale. Tutto è bene quel che finisce bene.