R. & P.
Insieme verso la Pasqua: è il cammino che si apre davanti a noi con la celebrazione delle ceneri. Un “momento favorevole” ed un “tempo salvifico” (Cfr. 2Cor 6,1-2), un’opportunità di crescita nella conoscenza del mistero di Cristo per noi, oggi chiamati ad annunciare il Vangelo in un mondo che vede la fede sempre più irrilevante per la vita. È tempo di riscoprire la bellezza della vita aperta al dono di Dio e al suo amore, all’ascolto dei fratelli, in un costante impegno per un mondo di relazioni sempre più improntate all’accoglienza.
Nessun riferimento ad una vita autoreferenziale e chiusa, quanto generosa disponibilità ad una relazionalità aperta al dono di sé. Cosa affatto scontata in questo tempo, in cui la fede – come afferma papa Francesco – non rappresenta più “un presupposto ovvio del vivere comune, anzi viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata”. Questo, anche nella nostra Locride: quando la fede è ridotta a semplici riti e tradizioni senza anima, quando è scelta di comodo più che forza di amore che ti cambia dentro e rende più umane le tue relazioni, quando nulla cambia nella vita di chi dice di aver incontrato il Signore, quando emerge forte la difficoltà nel partecipare attivamente alla vita della chiesa e ci si limita ad una religiosità superficiale e senza volto.
È tempo di risvegliare la consapevolezza di una fede più matura, tempo di intraprendere percorsi nuovi di formazione. È da dopo iniziato il cammino di catechesi degli adulti a livello vicariale e gli incontri biblici nelle parrocchie. La sensazione è che molti avvertano il bisogno di una più matura formazione. Anche se si avverte una certa lentezza e senso di stanchezza in qualche parrocchia che ritiene di camminare da sola. Ridestiamo il bisogno di scoprire sempre più la bellezza del nostro essere cristiani. Molto dipende dagli stessi sacerdoti e dalla disponibilità ad inserirsi nella proposta diocesana. Il nostro cammino sa che la conoscenza di Gesù va oltre la semplice erudizione dottrinale: conoscere Gesù è stabilire prima di tutto un rapporto di amicizia con Lui.
Il tempo quaresimale è un tempo utile per essere discepoli missionari, che, attraverso la Parola proclamata e ascoltata nelle domeniche, scopre l’identità di Cristo e, insieme, scopre sé stesso e a cosa è chiamato. Quanto sarebbe bello lasciarsi provocare dalla domanda che ci suggerisce papa Francesco nella Christus vivit: «Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: “Ma chi sono io?”. Tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu. Ma domandati: “per Chi sono io?”». Teniamo desta questa domanda durante questo tempo liturgico, che ci conduce alla gioia della Pasqua.
Non interromperò in questo tempo quaresimale la mia visita pastorale al mondo della sofferenza e delle povertà, in modo da calarmi ancora più profondamente nella realtà umana, veramente umana delle nostre comunità. Lo farò per continuare ad assicurare la preghiera di tanti fratelli e sorelle che nel letto della sofferenza o con gravi forme di disabilità, rendono testimonianza di fedeltà a Gesù. Essi sono quello che noi non siamo e ci mostrano attraverso il loro volto sofferente e sereno il mistero di una umanità tutta da scoprire.
Sia questo cammino quaresimale un tempo di ascolto della Parola di Dio contenuta nelle Scritture, da far risuonare nell’intimo del nostro cuore e nell’assemblea dei fratelli e delle sorelle. E soprattutto impegniamoci nel tradurre nel quotidiano la fede pasquale celebrata nell’Eucaristia domenicale, avviando con il digiuno e la preghiera il rinnovamento spirituale del nostro “uomo interiore” (Ef 3,16). Riconoscendo in chi è nel bisogno ed in chi soffre il “sacramento” del Cristo che ci si rivela in modo diretto: “Ero povero, malato, affamato, carcerato, nudo, forestiero, … e tu mi hai curato e accolto” (Cfr. Mt 25,31-48). Senza dimenticare che la carità parte dal cuore. Affermava don Primo Mazzolari: «Chi ha poca carità vede pochi poveri; chi ha molta carità vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno. […] Chi conosce il povero, conosce il fratello: chi vede il fratello vede Cristo, chi vede Cristo vede la vita e la sua vera poesia, perché la carità è la poesia del cielo portata sulla terra. Cristo che si fa “vedere” nel povero, che fa splendere quello che gli uomini non vogliono vedere, è anche il più grande dei poeti» (La via crucis del povero).
Ci accompagni Maria, Madre di Gesù e vera Madre nostra, che segue il Figlio fin sul Calvario e sta ai piedi della croce, esempio dell’umanità nuova.
Buona Quaresima a tutti! Nell’attesa di incontrarci anche quest’anno nella Messa Crismale il mercoledì santo nella Basilica Concattedrale di Gerace. Sarà una celebrazione che ci vedrà riuniti come comunità diocesana nel ringraziare il Signore per il dono del sacerdozio e della consacrazione. Mi attendo la partecipazione dei fedeli delle singole parrocchie e delle realtà ecclesiali, come segno di comunione e di unità del popolo sacerdotale, profetico e regale.
Locri, dalla Sede Vescovile, 22 febbraio 2020
Cattedra di San Pietro, Apostolo
Francesco Oliva
Vescovo di Locri-Gerace