di Antonio Baldari
È silenzio. Assordante, urlante, da spezzarti il cuore. I passi sul selciato sono nitidi da udirsi a distanza, ed anche pesanti come il cielo plumbeo che avvolge non solo i tetti delle case poste più in cima ma tutto ciò che trova innanzi a sé, che è poi tutta la cittadina. San Luca è chiusa a riccio in una quiete quasi del tutto surreale, che non è quella di sempre perché stavolta, nel nome di Antonella, Domenico, Elisa e Teresa si è varcato ogni confine umanamente immaginabile, superando se stessi.
Ed andando oltre ogni forma di odio, rancore, indifferenza, tra questa e quell’altra famiglia, tra questo e quell’altro parentado; a San Luca oggi si è tutti una grande, unica, famiglia, è stato azzerato tutto ciò che ha nel corso del tempo avvelenato cuori e rapporti umani, nel nome di questi quattro, suoi, figli che poi non sono altro che ulteriori, quattro, fiori troppo presto strappati al giardino di questa terra: tutti i Sanluchesi si stringono in un unico, fortissimo, abbraccio che si estende fino ad ogni sia pur recondito angolo del rattristato comprensorio della Locride.
Si cerca di andare oltre ma il vuoto assale, soprattutto se quel vuoto soltanto cinque giorni fa ha inghiottito quei quattro giovani che hanno fatto ritorno a casa ma dentro un’assurda bara di legno; un ritorno che nessuno avrebbe mai previsto in questo modo così crudele per quattro famiglie inconsolabili nel loro pianto dirotto, che già non conosce più lacrime; una morte che ancora oggi si stenta a credere, guardando quelle quattro, meste, casse, udendo quei ritocchi di campana a stormo, tristi anche loro.
Come le bandiere, il portone degli uffici, pubblici e privati, l’entrata della scuola, le piazze, le vie larghe o strette che siano perché quattro, giovani, vite non ci sono più, e qui, alla vita, contrariamente a quanto si possa credere o pensare, ci si tiene ancora tanto. Tantissimo, perché ogni Sanluchese moltiplicherà ogni sforzo possibile ed inimmaginabile per potere bere l’amaro calice del dolore insieme ai familiari più stretti di Antonella, Domenico, Elisa e Teresa.
Si vorrà stare loro vicino in ogni istante, abbracciando il crudele destino del dolore che li ha prostrati; si proverà a rinascere, tutti insieme, per l’intera cittadina di San Luca, che avrà sempre nel cuore questi suoi quattro figli, da oggi luminose stelle di un cielo sotto al quale tutto avrà il loro nome.