San Luca prova a riprendersi con gli occhi comunque rivolti lassù, a quelle stelle brillanti in Cielo provando a dare un senso a quella tragedia che un senso, in realtà, non ce l’ha. E non ce l’avrà mai. Anzi, in questo sia pur breve lasso di tempo, altre vittime ed altro dolore è stato sparso sulla famigerata “Strada della Morte”, l’ultimo in ordine di tempo è Mattia Porto, 19enne di Papanice – frazione di Crotone – che ha terminato la propria corsa quaggiù nel cosiddetto “curvone della morte” tra il parco archeologico di Sibari e il ponte, nel punto esatto in cui tre anni fa persero la vita tre ventenni. Ci si chiede e si domanda per l’ennesima volta: per quanto tempo ancora? La risposta è “Tanto tempo ancora”.
di Antonio Baldari
SAN LUCA – È trascorso un mese e sembra essere passata un’eternità. Trenta giorni da quel dolorosissimo primo pomeriggio del 6 gennaio in cui la tenera vita di Antonella, Domenico, Elisa e Teresa si è spezzata sulla Strada Statale 106; quattro giovani di San Luca che hanno prematuramente terminato sull’asfalto i propri giorni, nel mentre un altro giovane, un 52enne di Soverato, li ha salvati essendo stato tenuto in vita.
Era un giorno di festa e per Antonella, Domenico, Elisa e Teresa un giorno “In cui hanno compiuto un atto di carità”, come ebbe modo di dire il vescovo della diocesi di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, alle tristissime esequie di venerdì 12 con il centro aspromontano stipato nel proprio, intimo, dolore sin dal lutto cittadino proclamato dal sindaco, Bruno Bartolo; una mattinata, quella, che resterà per sempre scolpita nel cuore e nell’anima di tutti i sanluchesi, strettisi l’uno accanto all’altro.
Non c’era difformità alcuna nelle persone, niente distinzioni di famiglie, di sentimenti, di rapporti umani più o meno vecchi o più o meno nuovi ma soltanto tante, tantissime, migliaia di braccia avvolgenti tutto e tutti allo stesso tempo per lenire quell’inenarrabile dolore, espresso nei volti, nelle lacrime e nelle urla strazianti delle madri, soprattutto loro, chiamate al dolore più grande che possa mai toccare una madre in questa vita: sopravvivvere alla morte di un figlio e/o di una figlia.
Che è umanamente impossibile al cuore di una mamma, che tutto può sopportare tranne questo, che forse, chi è stato assente per parte delle Istituzioni più alte a livello provinciale e regionale, ha perso l’occasione di vivere ed in special modo capire questo amarissimo senso della vita; oggi, dopo un mese, San Luca prova a riprendersi con gli occhi comunque rivolti lassù, alle stelle brillanti in Cielo di Antonella, Domenico, Elisa e Teresa, prova a dare un senso a quella tragedia che un senso, in realtà, non ce l’ha. E non ce l’avrà mai.
Anzi, in questo sia pur breve lasso di tempo, altre vittime ed altro dolore è stato sparso sulla famigerata “Strada della Morte”, l’ultimo in ordine di tempo è Mattia Porto, 19enne di Papanice – frazione di Crotone – che ha terminato la propria corsa quaggiù nel cosiddetto “curvone della morte” tra il parco archeologico di Sibari e il ponte, nel punto esatto in cui tre anni fa persero la vita tre ventenni.
Ci si chiede e si domanda per l’ennesima volta: per quanto tempo ancora? La risposta è “Tanto tempo ancora”, ed è stata data in più di un’occasione nel momento in cui si è comunicato che, per il tratto che va da Catanzaro a Melito di Porto Salvo, per la SS 106 naturalmente, la progettazione sarà eventualmente pronta entro fine 2024! E si parla di progettazione, se sarà pronta, tutto il resto, poi, relativamente alla realizzazione, si vedrà.
Con tanto altro sangue che scorrerà, e tante altre madri chiamate a bere l’amaro calice del dolore più grande che possa esserci al mondo: la morte del proprio figlio/figlia.