DALL’ASSOCIAZIONE TURISTICA “GENTE IN ASPROMONTE” RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
L’escursione attraverso antichi sentieri e borghi abbandonati gratificherà con immagini di suggestiva bellezza, esaltata dai colori autunnali. Dalla bella posizione geografica di Ferruzzano, con ampi panorami sul mare e verso l’Aspromonte, attraverso il bosco di Rudina, di altissimo valore naturalistico essendo l’ultimo esempio di vegetazione forestale mediterranea di bassa quota, si giungerà alla chiesetta bizantina di Santa Maria degli armeni e poi alla Rocca di Armenia.
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Il facile percorso escursionistico consentirà di scoprire una realtà geografica dell’Aspromonte Orientale che è lo scrigno di tesori ambientali, paesaggistici e culturali da conoscere e tutelare, frutto di un rapporto millenario tra fenomeni geo-morfologico-ambientali spesso tristi ed un’azione antropica per molti versi caparbia; dove la storia si intreccia indissolubilmente con la natura; dove ogni roccia, ogni vecchio albero, ogni rovina, parla linguaggi dimenticati e la toponomastica dei luoghi fa emergere memorie che esprimono la nostra identità culturale.
L’escursionista seguirà il destino storico unico che ha accomunato i bruzzanesi ed i ferruzzanesi e che ha rappresentato un punto di riferimento nella storiografia della Locride, attraverso un mosaico dalle accese policromie i cui tasselli sono rappresentati da: Isolati complessi rocciosi che si ergono maestosi, siti di antichi insediamenti rupestri (Rocca Armenia); antichi palmenti scavati nell’arenaria, manufatti di paleo-viticoltura espressione di una lunga stratificazione di civiltà diverse, da quella preellenica a quella bizantina; fitta rete di antichi selciati che ricalcano la centuriazione romana, preziose vie di collegamento tra i Borghi e le campagne (Strata Consolari); scorci paesaggistici eccezionali su evidenti segni di dissesto idrogeologico (Frana di Varellina e Gorne): alternarsi confuso di appezzamenti coltivati a vite ed olivo con aree non più in coltura, ora ridotti a pascoli bradi, ma ancora sinceri testimoni di secolari fatiche e saggia operosità; piccoli centri storici ormai in abbandono, fatti a misura d’uomo e pienamente vivibili per il silenzio di pace che li avvolge e la calorosa accoglienza della gente (borgo di Ferruzzano).
L’escursione ha inizio dalla piazza antistante la chiesa di Ferruzzano Saccuti, procedendo in discesa attraverso Via Marando, fino a giungere all’azienda Fazzari da dove si continua, sempre in discesa, per circa 300m., lungo una strada a tratti in cemento ed a tratti in asfalto fino ad un cancello aperto. Superato il cancello, si procede sempre sulla strada carrabile per poi deviare a destra fino a giungere ai piedi di una roccia nella quale è scavato un palmento, parzialmente distrutto in epoca remota dagli invasori, con il preciso disegno strategico di minare la florida economia viti-vinicola dell’area. Ci si immette nella “strata consolari”, una via romana di lunga percorrenza per Reggio Calabria attraverso i Campi di Bova e Roccaforte del Greco, scavata per lunghi tratti nella roccia, che si snoda in discesa, fiancheggiata da querce e sughere, lungo Rocca Shiavone la quale ricorda nell’etimo lo stanziamento degli invasori saraceni dopo la devastazione del Borgo di Bruzzano nel 925 d.C., in quanto gli arabi dell’Africa Settentrionale erano chiamati “Shiavoni”. Giunti ad una grande quercia ai piedi della quale vi è un tavolo in legno, si devia a sinistra per alcune decine di metri, fino a giungere ad un palmento che reca impressa alla sommità della vasca di decantazione una croce bizantina; si è in località S. Domenica nella quale sono stati rinvenuti tracce di un insediamento bizantino con numerosi pithos, embrici ed altri antichi manufatti, in quanto nell’862 d.C., in seguito alla distruzione della Rocca degli Armeni da parte del Wali di Sicilia, essa fu sede del primo insediamento dei superstiti, chiamato Bruzzano. Si giunge quindi su un poggio panoramico che permette di ammirare la vallata di Bruzzano, la frana di Varellina verificatati in seguito alla distruzione per incendi dolosi del Bosco di Rosa e le “Gorne”, località cosi chiamata in quanto, nel novembre del 1921, le intense piogge ed i franamenti causarono un vero e proprio sprofondamento del terreno con la creazione di un enorme stagno poi bonificato. Si ritorna per un breve tratto sui propri passi, per immettersi in un antico selciato, per lunghi tratti intatto, che si snoda agevole in discesa, fiancheggiato, ai margini di aree non più in coltura, da querce, cisti e lentischi e dalle recinzioni di appezzamenti coltivati a vite ed ulivo, fino a giungere alla Rocca Armenia o Bruzzano Vetere.