RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Un’opera d’arte della natura! Ancora oggi, lo scenario da Monte Mutolo, è uno dei più suggestivi offerti dall’Aspromonte, proprio per la conformazione e la composizione dei suoi affioramenti rocciosi delle sue alte guglie conosciute anche come “Dolomiti del Sud”. Le “Torri di Canolo” sono tre: la Torre Latina verso mare, la Torre di Canolo al centro e la Torre Longobarda verso monte. Qui si uniscono due elementi della natura aria e terra. La roccia calcarea del Monte Mutolo, grazie alla sua robustezza, la sua bellezza naturale e la sua particolare cromatura, è nota anche come “pietra di Canolo”. Da un’ampia radura carsica, posta alle falde delle maggiori cime della dorsale del Monte Mutolo si gode la migliore vista “dolomitica” delle sue pareti rocciose.
Dopo una breve visita al vecchio borgo si prendono le macchine e si prosegue verso monte Mutolo, lasciate le macchine presso il campo sportivo e si prosegue verso le cave abbandonate, come si può notare, il luogo è stato oggetto in passato di estrazione di molti metri cubi di materiale.
Il risultato di quei lavori è una vasta area delimitata, lungo circa metà perimetro, da rocce la cui conformazione, accendono la fantasia del visitatore il quale ha la sensazione di trovarsi all’interno di un antico teatro all’aperto, come di quelli lasciatoci dai greci in tante località della nostra regione. La conformazione rocciosa è tale da produrre persino echi e riverberi di un certo pregio.
Durante il tragitto è facile incontrare la pernice; un uccello che nidifica a terra tra le rocce. Si percorre un tratto di strada sterrata in discesa (1 km circa), fino a raggiungere i Piani di Mutolo.
E’ un percorso denso di suggestioni e panorami, impreziosito nella tarda primavera dalla fioritura di varie specie di orchidee selvatiche, fioriscono da marzo a aprile, e alcune varietà mantengono la fioritura addirittura fino a Giugno.
Ci raccomandiamo di non raccogliere le orchidee nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, è severamente vietato, e di fare molta attenzione a non calpestarle durante il trekking in questa area
Da notare, lungo il percorso, i grandi appezzamenti di terreno coltivati, il colore della terra arata contrasta con quello delle montagne confinanti, con quello degli alberi di cipresso presenti su questo Monte e con l’azzurro intenso del cielo e del mare. Al termine della strada, si apre una finestra da cui è possibile ammirare il paese di Canolo incastonato tra le montagne.
Il paesaggio è tutto così armonico da sembrare un dipinto. Il percorso, a questo punto, prevede una inversione di direzione avendo come meta la sommità del monte che si erge imponente agli sguardi degli escursionisti.
Lasciata quindi, la strada sterrata percorsa all’andata e dopo aver dato uno sguardo al panorama offerto dalla antica Canolo incastonata nel suo pregevole scenario roccioso, si inizia a salire. Il percorso da qui in poi diventa un po’ impegnativo. Ci si arrampica percorrendo un sentiero, in ripida salita, fino a raggiungere il punto più alto del Monte Mutolo: Praca Piana.
La fatica è ricompensata da un suggestivo paesaggio che lascia l’escursionista senza fiato e parole… c’è solo da osservare… “Uno scorcio verso l’immensità dell’Universo.”
La visuale abbraccia un panorama a 360°: Gerace, Locri, Roccella, Agnana Calabra, Canolo, Montalto, Tre Pizzi e il Mar Ionio da Bruzzano a Roccella. I nostri occhi spaziano da un orizzonte all’altro perdendosi nell’infinito.
Dopo aver goduto delle viste panoramiche mozzafiato, si inizia la discesa, anch’essa impegnativa, poiché il sentiero è sempre roccioso. Ritornati alla vecchia cava si imbocca, sulla destra, un sentiero, in una pineta, che ci porta in un campo di calcio, nei cui pressi c’è una fontana da cui ci si può rifornire d’acqua e nei cui pressi è prevista la sosta per il pranzo.
Dove è stato girato il film L’Uomo che sognava con le aquile. Terence Hill
(…) All’ora del pranzo, il bravo vecchio Don Giovanni Rosa ci ha divertiti e intrattenuti con la sua amabile semplicità e buona educazione. E’ stato una sola volta in vita sua (ed aveva 82 anni) a Gerace, e mai più in là. «Perché dovrei andare? – ha detto – se, quando morirò, come dovrò ben presto, troverò il Paradiso come Canolo, sarò molto felice. Per me “Canolo mio” è sempre stato come un Paradiso; mi sembra sempre un Paradiso, non mi manca nulla».
Edward Lear – Diario di un viaggio a piedi 1847
Note: L’escursione di giorno 28 maggio viene invertita con l’escursione di domenica 9 aprile
Per una buona richiesta dei nostri collaboratori che sperando a fine maggio si possono gustare qualche ciliegio dei Piani D’aspromonte