di Oipa
TRENTINO – Altri orsi investiti stamattina in provincia di Trento, stavolta una mamma con un cucciolo. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) evidenzia come questo ennesimo incidente sia conseguenza dei deficit di gestione del Progetto Ursus. Di certo l’allestimento di ecodotti, passaggi riservati alla fauna selvatica che permettono di evitare molti incidenti stradali, avrebbe ridotto i danni agli automobilisti e soprattutto avrebbe salvato molte vite animali. Spesso non si sa più nulla dei plantigradi che, dopo l’impatto, si allontanano rientrando nei boschi con probabili ferite, fratture, emorragie.
L’episodio di stamani è avvenuto a Covelo, lungo la strada provinciale che collega Terlago e Vezzano. La Provincia autonoma di Trento, in una scarna nota si limita a comunicare che “l’Unità cinofila ha accertato che i due animali si sono allontanati: sul posto è stato raccolto materiale genetico come di prassi per cercare di identificare l’animale”. Niente di più. Anche di M90, investito a metà ottobre, la Provincia non ha più dato notizie e, per sapere che si sta spostando, e che quindi è vivo, bisogna consultare la mappa degli orsi radiocollarati.
La serie d’investimenti di orsi in Trentino è lunga. I dati ufficiali dei Rapporti Grandi carnivori, redatti dal Servizio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento dal 2007 al 2022, attestano 52 investimenti. Dei plantigradi non uccisi nell’impatto spesso non si sa nulla: in molti casi i Rapporti si limitano a dichiarare “l’orso si è allontanato”.
Si legge nel Rapporto Grandi carnivori 2022 (pag. 43): “Gli investimenti di orsi costituiscono situazioni potenzialmente emergenziali, in quanto plantigradi eventualmente feriti che stazionano nei pressi delle strade possono creare condizioni di pericolo. Per tale motivo, le segnalazioni di investimento necessitano di immediate verifiche della squadra di emergenza e dell’unità cinofila”.
«Torniamo a evidenziare quanto sia incoerente, da parte del presidente Fugatti, affermare di volere una migliore convivenza con i grandi carnivori diminuendo la presenza gli esemplari e, dall’altro, dice ‘no’ ai corridoi faunistici, aree di connessione ecologica che permettono agli animali di spostarsi tra diverse zone, evitando l’isolamento delle popolazioni e, nelle aree in cui l’urbanizzazione e le infrastrutture possono interrompere le rotte naturali di spostamento degli animali, diminuirebbero gli incidenti come quello di cui è stato vittima sabato, da ultimo, M90», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.