SIDERNO – «Senza di noi Monti non sarebbe stato presidente del Consiglio e non sarebbe nata l’attuale coalizione». Lorenzo Cesa, intervenuto nella tarda mattinata di oggi all’hotel President, ha messo subito le cose in chiaro, aggiungendo che «Qualcuno ha cercato di cancellare il nostro simbolo, ma noi lo abbiamo difeso, così come difendiamo il valore della vita e la nostra identità cristiana».
Dunque, si scrive Udc ma si legge Democrazia Cristiana. Il segretario nazionale dello Scudo Crociato difende l’identità del partito e il suo storico simbolo, rivendica i meriti di Monti reduce da quelli che definisce «Gli ottimi risultati ottenuti ieri a Bruxelles, laddove ora ci guardano con molto più rispetto che in passato» e plaude alle candidature “a chilometro zero” che il partito ha avanzato ovunque, anche qui in Calabria. «Ecco perchè – ha detto ancora Cesa – abbiamo sempre privilegiato candidati del territorio, senza calarli dall’alto e possiamo fare una campagna elettorale come se si potessero indicare le preferenze, che noi avremmo voluto tanto reintrodurre se solo Denis Verdini non si fosse defilato dalla commissione su ordine di Berlusconi che invece le preferenze non le ha mai volute». La Locride che si offre al segretario nazionale dell’Udc somiglia sempre di più alla vecchia Balena Bianca, viste le recenti adesioni locresi di due esponenti di altrettante dinastie democristiane (Barbaro e Laganà) con relativi adepti. Gli onori di casa li fa il coordinatore provinciale Franco Candia, sindaco come i sui omologhi Versaci e Imperitura, seduti in prima fila. Rivendica la scelta autonoma e identitaria fatta dal partito nel 2008 «Quando già anticipammo la crisi di questo bipolarismo, votando pure contro il federalismo e le quote latte, sostenendo, invece, l’idea di Reggio Città Metropolitana». Accanto a lui Gino e Michele Trematerra, il parlamentare europeo Peppino Gargani, il deputato uscente Roberto Occhiuto, il nuovo iscritto Fabio Laganà e il capogruppo in consiglio provinciale Vincenzo Loiero. Candia plaude ai nuovi ingressi nel partito,specie a Locri e, cristianamente, lancia un appello urbi et orbi al perdono «per conquistare il voto delle giovani generazioni e affrancarli dalle realtà malavitose, senza cedere all’antimafia a tavolino». Vincenzo Loiero è l’altra figura della Locride al tavolo dei relatori. Tocca a lui manifestare qualche timore sull’esito del voto, «visti i sondaggi – ha detto – che ci danno in calo. Ecco perché dobbiamo mettere un impegno straordinario per superare questo momento particolare». Quando Candia anticipa la scaletta dei lavori preannuncia che, oltre a Loiero, ad esprimere la voce del territorio sarà Fabio Laganà, fresco di addio al Pd e tornato nella grande famiglia democristiana. Apriti cielo. I mormorii colti dal cronista in platea «L’ultimo arrivato – è stato detto – che parla a nome del territorio…» si trasformano in clamorosa protesta, con i militanti di Siderno e qualche paese limitrofo che si alzano e abbandonano la sala. Il più arrabbiato è il segretario della sezione sidernese Enzo Brullo, e Gino Trematerra lo raggiunge fuori dalla sala nel tentativo di calmarne i bollenti spiriti. Brullo tiene duro, e quando Candia lo invita a intervenire tronca subito dicendo: «Procedete come da programma». A questo punto Gino Trematerra tira fuori il jolly: «Da segretario regionale – ha detto rivolgendosi a Brullo – t’invito a porgere il saluto al segretario nazionale». Disciplina di partito, insomma. Alla quale Brullo si attiene diligentemente, chiarendo dal pulpito il senso della sua protesta.
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Fabio Laganà, poi, completa l’opera, dopo aver ricevuto l’applauso della platea per la recente paternità. «In questo partito – ha detto il fratello della parlamentare Maria Grazia – mi sento a casa ma io e i miei amici entriamo nell’Udc in punta di piedi, rispettando anzitutto chi c’era già». Le conclusioni, naturalmente, toccano a Cesa, che ribadisce i temi cari «Al centro cattolico, perchè – ha detto – nello schieramento centrista noi siamo quelli che abbiamo più a cuore valori come la famiglia e la solidarietà cristiana. Cose concrete, altro che le chiacchiere di Berlusconi, che ha avuto una maggioranza bulgara per fare le riforme e non le ha mai fatte». Si concede una battuta: «Mi raccomando, il 26 tutti in fila all’ufficio postale per riscuotere la restituzione dell’Imu» e conclude spronando i suoi: «La nostra sfida è ridare speranza ai nostri giovani, perchè rispetto a loro la nostra generazione è stata più fortunata e poi lasciate stare i sondaggi che vengono fatti dai partiti che possono pagarli. Votiamo e facciamo campagna elettorale come se ci fossero ancora le preferenze. Noi ce lo possiamo permettere»
GIANLUCA ALBANESE