R. & P.
In questi ultimi anni si è allargata la forbice della differenza nell’aspettativa di vita fra Nord e Sud del Paese. Da una lettura attenta dei dati emerge, con chiarezza, che i calabresi, ed in reggini in particolare, sono fregati due volte. Basti pensare che in Italia il sistema pensionistico, voluto dalla signora Fornero – si proprio quella che piangeva – si basa sull’aspettativa di vita ed al Sud, in Calabria in particolare, questa è mediamente cinque anni inferiore rispetto a quella dei cittadini padani.
Ma perché diciamo che i cittadini del Sud, nel nostro caso quelli calabresi, sono costretti a patire una doppia fregatura. Presto detto. I calabresi sono fregati due volte perché sono obbligati ad andare in pensione più tardi, mentre il godimento dei benefici pensionistici sono inficiati dalla diminuzione dell’aspettativa di vita.
Giova, a questo proposito, ricordare che dal punto di vista economico le pensioni dei calabresi, una delle popolazioni più anziane dell’intera nazione, valgono il 30% in meno rispetto alla media nazionale.
Ci siamo chiesti, e abbiamo girato il nostro dubbio ad una serie di esperti, il perché i cittadini del Sud, che godono di un territorio salubre e possono godere di cibi sani, abbiano un aspettativa di vita più breve degli italiani che risiedono oltre il Tevere.
L’unica differenza che abbiamo riscontrato, suffragata dalle tesi degli esperti consultati, risiede nell’efficienza del sistema sanitario.
Ci siamo domandati, allora, come ciò sia possibile. La risposta l’abbiamo trovata nei numeri. Un esempio potrà rendere chiaro il nostro dire. Vi basti sapere, infatti, che in Toscana una persona vittima di infarto riceve soccorso dai sanitari del Servizio 118, mediamente, in 15 minuti. Così non è per i cittadini calabresi, soprattutto per quelli che vivono nei centri alle pendici dell’Aspromonte.
Questo, è bene rimarcarlo, non è un problema legato alla disattenzione dello Stato centrale o a una carenza delle sue rimesse verso questo settore. Il problema è drammaticamente legato al territorio. Faccio un altro esempio per maggiore chiarezza. Ritengo incredibile che, ancora oggi, non si sia in grado di stabilire il debito dell’Asp reggina e questo nonostante le tante risorse umane e finanziarie che sono state spese per venire a capo di questi problemi.
Per tentare di capirci qualcosa in più siamo stati presenti al convegno medico, presso la sala “Monteleone” di Palazzo Campanella alla presenza del Presidente del Consiglio regionale calabrese Nicola Irto. Lo abbiamo fatto nella speranza di capire di più e meglio quali siano i livelli di sanità che vengono garantiti ai calabresi, sia quale sia lo stato di salute della sanità.
Al convegno, purtroppo, abbiamo conosciuto una realtà medica che niente ha a che fare con la quotidianità dei calabresi che si rivolgono al servizio sanitario.
Si parlava di Livelli essenziali di assistenza, si parlava di medicina di prossimità, si parlava dei presidi territoriali sanitari, oltre che degli ospedali Hub e Spoke, tutti concetti belli da declamare ma completamente sconosciuti ai cittadini calabresi, soprattutto ai cittadini in età da pensione che più degli altri hanno necessità di essere assistiti.
Sarebbe opportuno, fra le altre cose, che anche la Calabria si adeguasse alle norme previste dal decreto Balduzzi.
Alla classe politica, poi, vorrei ricordare che l’invecchiamento attivo poco ha a che fare con argomenti spiccioli legati alla sfera della sessualità senile. Se costoro riuscissero ad avere un minimo di sensibilità umana, prima che politica, capirebbero che di altro si tratta.
Agli amministratori locali, infatti, vorrei ricordare che i centri diurni – utili strumenti di socializzazione – sono all’anno zero. Così come non esiste nessun tipo di supporto sociale alle necessità della popolazione anziana della Calabria che, lo vorrei ricordare ancora una volta, è la maggioranza in questo territorio.
Eppure, la politica pare non essere in grado di capire che quando si ha la voglia di risolvere i problemi esistenti sul territorio, non esiste nessuna problematica insormontabile e questo accade anche quando gli amministratori decidono di assumere delle scelte sbagliate e di netto contrasto al cambiamento atteso.
Alla politica, a questo proposito, voglio ricordare, e voglio farlo come esempio positivo, la vicenda legata alla trattazione delle pratiche di richiesta di invalidità civile. In questa regione, da pochi mesi, è operativa la convenzione che cede all’Inps le responsabilità nell’accertamento delle richieste di invalidità civile. Il sistema, questo è fondamentale sottolinearlo, sta attraversando un momento virtuoso, contrassegnato da un netto abbattimento dei tempi necessari per la verifica dei requisiti per l’ottenimento delle previsioni di legge o per l’eventuale respingimento dell’istanza. Oggi, in netta controtendenza rispetto al passato, i cittadini calabresi possono sapere seduta stante se la propria richiesta è stata approvata oppure bocciata.
Riteniamo, infine, che sia necessario supportare questo meccanismo, anzi mettere in atto tutte le pratiche necessarie al fine di renderlo sempre più efficiente e rispondente alle richieste della vasta utenza che vi si rivolge.
Giuseppe Zito
Segretario provinciale
Uil Pensionati
Reggio Calabria