di Redazione
SIDERNO – Un anno senza Franco Schirripa. Veniva a mancare esattamente 365 giorni fa, infatti, il libero pensatore della sinistra sidernese. Franco l’eretico, con un passato – fugace – da amministratore e un presente sempre vissuto all’insegna delle sue passioni, in primis quella civile. Noi, che ancora lo cerchiamo con lo sguardo – spontaneamente – fuori dall’edicola o al tavolino di un bar non lo abbiamo dimenticato, forse perché la sua sottile ironia e il suo modo pacato di relazionarsi col prossimo li sentiamo ancora vivi. E allora, nel primo anniversario dalla fine della sua esistenza terrena, abbiamo ospitato, con grande piacere, il ricordo di Maria Teresa, sua compagna di vita.
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“Non è facile, e mai lo sarà, abituarsi a vivere senza Franco.
Da un anno siede alla destra del Padre insieme a pochi altri -che lo hanno preceduto e seguito- e il dolore è intenso più del primo giorno.
Franco è un uomo e compagno meraviglioso, è pensiero puro e libero, è intelligenza di rara ed ineguagliabile bellezza.
Mi manca non poter condividere la sua eleganza, ricchezza e nobiltà d’animo, la sua lealtà e onestà intellettuale, la sua cultura e la voglia di conoscere (che gli ha fatto vivere tante vite) e le continue domande su ogni cosa, la sua discrezione, la pacatezza e la diplomazia (andava fiero dell’appellativo “diplomatico” datogli da mio padre), il suo orgoglio (quello buono, tipico di un carattere forte) e la timidezza, il suo essere taciturno con chi non avrebbe potuto capire o non meritava di sapere, il suo non so ancora cosa e cosa sia.
Mi tormenta non poter vedere i suoi gesti e movenze, ascoltare i suoi passi e il suo respiro. Non poter ascoltare i suoi pensieri e i suoi silenzi per leggerli nei suoi occhi.
Non avere strette forti le mani quando gli mancavano le parole, non vedere i suoi sorrisi negli occhi, non sentir dire “Ciao piccola”, o chiedere “come va, cos’è successo?” prima ancora di dirgli che sto male-
Franco mi ha permesso di far parte della sua vita e ne sono fiera, mi ha permesso di amarlo per ciò che è e per quello che non so. Mi ha regalato il suo tempo.
Nulla è più come prima, nulla è più come lui avrebbe voluto che fosse.
Sopravvivo al dolore e all’incolmabile vuoto che ha lasciato dentro di me e intorno a me, vivendo ogni attimo con Lui accanto per poter ancora ascoltarlo e parlare con lui, dirgli le cose che non gli ho detto.
Vivo con lui accanto che, come sempre ha fatto, mi guida silenziosamente, con lealtà, rispetto e discrezione lungo il mio cammino di crescita.
Una guida, un esempio, un appoggio, un amico: questo è stato per molti, perché lui c’era per tutti, anche per chi non rimane quando finisce la festa, quando nella tua vita cala il buio, quando tutto è difficile, quando sei triste e hai bisogno che qualcuno ti ascolti porgendoti la mano.
Gli sono grata per avermi scelto fin dal 1989 come sua amica e di avermi aiutato a crescere e a farmi capire che persona e donna volevo e voglio diventare –cioè disponibile e pronta a difendere gli altri senza preoccuparsi delle conseguenze.
Gli sono grata per aver scelto di costruire insieme -giorno per giorno- un rapporto che è stato d’amore e di fiducia da sempre, per avermi voluta con lui per condividere i momenti più terribili della sua vita, per avermi dato la possibilità di amarlo per come ero e sono capace e per come solo lui meritava e merita di essere amato.
Gli sono grata per avermi amato e avermi dato tutto di sé”.
Fin qui il ricordo scritto da Maria Teresa Pedullà. Questo, invece, è il pezzo uscito poche ore dopo la sua prematura scomparsa: