ROCCELLA JONICA – Sopravvivere alla morte di un figlio. Cosa può capitare di peggio ad un essere umano? Se poi non interviene neanche la giustizia terrena a lenire le lacrime di chi non può rassegnarsi, diventa davvero difficile andare avanti.
Genitori segnati dalla sofferenza, ma determinati a trasformare il proprio dolore in aiuto per gli altri, perché non ci siano più fiori recisi sull’asfalto, si sono ritrovati a Roccella Jonica, venerdì scorso, per partecipare alla Via Crucis in ricordo vittime della strada. Fanno tutti parte del gruppo “FIGLIO IN CIELO “, un’ organizzazione spontanea di persone, uomini e donne, accomunate dal dramma di avere perso un figlio (la maggior parte in circostanze tragiche in seguito ad un incidente stradale)che si ritrovano un paio di volte al mese per confortarsi, consigliarsi e darsi forza vicendevolmente, organizzando periodicamente anche iniziative a sfondo sociale in memoria dei propri figli. Tra queste la Via Crucis che si svolge ormai da 3 anni a questa parte in un’ottica itinerante spostandosi di paese in paese con l’intento di sensibilizzare la Locride tutta sulle problematiche della sicurezza stradale. Dopo Bianco e Locri quest’anno è stata la volta di Roccella Jonica che con il sindaco Giuseppe Certomà ha ospitato l’evento. A guidare il corteo, che si è snodato lungo il corso principale per poi arrivare fino al lungomare, dove sono stati sparsi dei fiori in ricordo delle vittime del mare, il vescovo della diocesi di Locri-Gerace Giuseppe Fiorini Morosini tra centinaia di persone, tra cui diversi esponenti delle forze dell’ordine e del mondo religioso. Al fianco del vescovo vari sacerdoti delle parrocchie locali, tra cui don Francesco Carlino e Don Marius; quest’ultimo, preposto alla comunità religiosa delle frazioni sidernesi di Mirto e Donisi, segue spiritualmente il gruppo “Figlio in cielo” essendo succeduto di recente in questo compito a Padre Eugenio Fiziotti. Significativa anche la presenza dell’ispettore Franco Seminara della Polizia stradale di Brancaleone da sempre vicino a tutte le iniziative del gruppo “Figlio in cielo”. La via Crucis è stata caratterizzata da momenti toccanti di sincera e profonda commozione. Ogni stazione è stata dedicata ad una giovane vittima della strada ricordata da un genitore o da un congiunto. Tante storie si sono succedute durante il tragitto, tra la voce rotta dall’emozione di chi non è riuscito a trattenere le lacrime e l’amara denuncia di chi non ha ottenuto la giustizia che si attendeva. E’ proprio ultimamente si ritorna a parlare della necessità di introdurre nel codice penale il reato di omicidio stradale. Perchè l’incidente stradale, che per le sue devastanti conseguenze può cambiare il corso della vita di intere famiglie, non sia visto e giudicato più, sempre e solo, come una tragica fatalità.
ANTONELLA SCABELLONE