di Adelina B. Scorda
È ultima nella classifica dei livelli essenziali di assistenza alla sanità la Calabria. Sei anni di gestione commissariale, non hanno garantito il rientro del debito sanitario, né hanno consentito la realizzazione di manovre in grado di incidere positivamente sul fronte del taglio agli sprechi, della qualità dei servizi offerti e dei costi per i cittadini in termini di tasse e prestazioni che continuano a rimanere tra i più alti.
Dalla protesta congiunta dei sindaci della Locride e di quelli della Piana di Gioia Tauro, il 17 e il 24 ottobre che ha visto la partecipazione massiccia di associazioni, movimenti e cittadini uniti per la salvezza dei decadenti nosocomi di Locri e Polistena, la richiesta di una sanità giusta, efficiente, che ponga fine alle continue migrazioni verso altre regioni appare dunque inascoltata.
“Occorre intervenire con immediatezza – sottolinea in un suo ultimo intervento il presidente della provincia Raffa – perché non è ammissibile che in Italia non si riesca ancora a garantire la concreta attuazione del diritto alla salute, costituzionalmente garantito, in modo uniforme ed efficiente in tutti i territori. In particolare credo che non ci siano più dubbi di sorta sulla sostanziale e acclarata inutilità delle gestioni commissariali per un settore che, al contrario, richiede i più alti livelli di competenza amministrativa e gestionale”.
Un’Asp quella della provincia di Reggio Calabria abbandonata al suo destino, troppe le carenze quotidiane, dai vuoti di organico, dalla mancanza di strumenti diagnostici efficienti. Un equilibrio fragile, invece, quello del SPCD (servizio psichiatrico diagnosi e cura) che come è stato più volte ribadito in un carteggio pressoché infinito fra il segreterio generale Nicola Simone e l’Asp di Reggio Calabria: “il riordino in maniera provvisoria della riorganizzazione della rete territoriale, non può essere la soluzione della problematica evidenziata e della carenza di personale”. La dislocazione sul terrritorio del servizio psichiatrico, infatti, potrebbe far saltare il delicato equilibrio “che, con lo sforzo e la disponibilità del personale, si è raggiunto seppure in una situazione di notevole precarietà. I LEA (livelli essenziali di assistenza) non possono essere garantiti dal solo SPDC ma anche dai CSM (centro salute mentale) e pertanto questo porterebbe alla contrazione dell’offerta psichiatrica su tutto il territorio locrideo”.
Condizione a cui una recente disposizione del direttore dei DSM Michele Zoccali ha ovviato disponendo sempre in maniera provvisoria : “che tutto il personale medico in servizio presso l’area d Locri (SPDC di Locri e CSM di Locri e di Marina di Gioiosa Ionica) occorra a garantire il servizio di disponibilità notturna e festiva”.
A questo si aggiunge l’incongruenza, con il piano di rientro del debito sanitario, dell’assunzione dei sei OSS, reclutati dalle graduatorie Mater Domini doi Catnzaro, al centro recupero neurologico di Locri fatta con urgenza-emergenza che il 12 novembre hanno accettato l’incario per due mesi rinnovanbili part-time l 50 %. Una scelta che pur essendo, stata accolta positivamente fa sorgere non pochi dubbi alla consulta delle associazioni che pone in rilievo sulla modalità di reperibilità e assunzione del personale.
Le disposizioni di assunzioni giungono direttamente dal commissario Scura che avrebbe attinto dalle graduatorie Mater Domini di Catanzaro, senza considerare, o almeno così sembrerebbe, che i lavoratori del reggino e della Locride nel mese di giugno avevano presentato regolare domanda di assunzione in esito allo specifico avviso pubblico dell’Asp di Reggio Calabria del 16 giugno.
Perché, dunque attingere dalle graduatorie di Catanzaro quando vi era disponibilità su Reggio? Una scelta miope quella del commissario Scura, che non terrebbe conto dei costi sociali a carico dei lavoratori del catanzarese che avrebbero potuto ricoprire i posti liberi nella provincia, né della continuità lavorativa degli operatori della coop Sollievo che da oltre 10 anni operano nel centro.
Scelte che lasciano dubbi sulla reale efficienza di una gestione comisariale miope, che sembra non considerare variabili fondamentali in un territorio dove al sanità è solo una delle tante emergenze.