di Gianluca Albanese (foto Enzo Lacopo)
MARINA DI GIOIOSA – «Insieme per unirci, superando le singole debolezze». Con questo spirito, alcuni amministratori della Vallata del Torbido hanno illustrato i contenuti della costituenda Unione dei Comuni della Vallata del Torbido, nel corso di un incontro ad hoc che ha avuto luogo nel tardo pomeriggio di ieri.
{loadposition articolointerno, rounded}
L’assessore comunale con delega ad hoc (all’Unione dei Comuni, appunto), Isidoro Napoli ha aperto i lavori, spiegando il senso dell’iniziativa e la filosofia che anima l’Unione dei Comuni per aderire alla quale, in questi giorni, verranno convocate delle apposite sedute consiliari, in ognuno dei Comuni aderenti, Marina di Gioiosa- appunto- ma anche Gioiosa Ionica, Martone, Grotteria, Mammola e San Giovanni di Gerace.
«Il migliore assetto istituzionale possibile – ha spiegato Napoli – è quello che riesce a rispondere alla complessità sociale sottostante, in modo che il conflitto degli interessi si svolga all’interno del quadro del governo locale più idoneo, evitando così una sorta di delegittimazione delle istituzioni rispetto alla società».
«Si cancellano le Province – ha proseguito l’assessore – senza valutare il ruolo delle Regioni e senza valutare che queste ultime si allontaneranno sempre di più dalle istanze di Governo locali. Si istituiscono le cosiddette “Città Metropolitane”, senza un briciolo di corrispondenza con quelli che sono i criteri che le stesse città dovrebbero avere, senza un dibattito con le rappresentanze locali, solo per rispondere all’esigenza di fare un regalo a un ras locale. Un centralismo in più a fronte di un fortissimo ed aumentato fabbisogno di maggiori risorse e competenze per le realtà territoriali. Se a tutto ciò si aggiunge l’orrore dei parlamentari eletti per liste bloccate, di nominati dalle segreterie dei partiti, lo scollamento diviene totale, e non esiste più alcun elemento di congiunzione tra le varie istituzioni, tra i cittadini e lo Stato. Costruire una Unione dei Comuni, significa – ha concluso l’assessore – riconoscere l’identità storica, sociale, di tradizioni e culture del territorio, consolidando questi caratteri con un assetto istituzionale che le rispecchia».
Ciò premesso, Napoli ha chiarito che «I Comuni singoli non possono più gestire le questioni di valore strategico come le reti idriche, la raccolta dei rifiuti, lo sviluppo agricolo (con una particolare attenzione alla agricoltura sociale e solidale) e la riscossione dei tributi.
Insomma, se da almeno tre lustri si parla di prospettive di Unione dei Comuni nella vallata del Torbido, ora i tempi sono maturati in fretta dopo la promulgazione della legge di riordino delle autonomie locali (c.d. legge Del Rio) e dopo meno di un anno dalla più volte richiamata riunione dei consiglieri comunali dei paesi interessati all’Unione, tenutasi al Mu.Sa.Ba., ora il percorso è quasi interamente compiuto, con la creazione di un nuovo Ente che amministrerà circa 22.000 abitanti «e che diventerà – ha detto Sisì Napoli – il più grande della Provinicia di Reggio Calabria, dopo la città capoluogo».
Non è mancato, da parte dell’assessore Napoli, un cenno ai futuri organi di gestione. «In giunta, siedono, di diritto, tutti i sindaci e il presidente viene eletto dalla Giunta. La nostra scelta, riportata nello statuto, è che la carica di Presidente dura un anno e sarà assunta a rotazione da tutti i sindaci. Si è seguita – ha proseguito Sisì Napoli – la logica della rappresentanza paritaria. Ad ogni Comune lo stesso numero di rappresentanti».
Un iter, quello istitutivo dell’Unione dei Comuni, che ha avuto un’accelerazione dallo scorso mese di luglio «grazie all’apporto tecnico venuto dal Ministero degli Affari Regionali, e in particolare dal ministro Lanzetta al quale va tutta la nostra gratitudine e tre funzionari ministeriali si sono affiancati al lavoro dei politici e dei segretari comunali per definire, appunto sul piano tecnico, la prosecuzione dei lavori e l’avvio della fase operativa dell’Unione».
Nel concludere l’esposizione della sua lunga relazione, l’assessore Napoli ha detto che «Non avremo alcun risultato apprezzabile se tutto questo non si accompagnerà ad un coinvolgimento culturale delle popolazioni di questa terra che susciti in ognuno l’orgoglio di appartenere alla stessa comunità».
I lavori sono stati moderati dal sindaco Domenico Vestito che ha sottolineato, tra l’altro, come non siano mancate le problematicità, mentre il suo omologo di San Giovanni di Gerace Pino Vumbaca ha parlato di «Una sorta di grande città della vallata del Torbido che già esiste di fatto e alla quale l’Unione, che rappresenterà anche una voce unica per rappresentare la zona in seno alla Città Metropolitana di Reggio Calabria, darà una veste giuridica».
Molto critico con la Città Metropolitana di Reggio Calabria, il sindaco di Mammola Antonio Longo, che ha lanciato in campanello d’allarme spiegando che «I fondi Pon per la Città Metropolitana, saranno spendibili solo nella città-nucleo, in questo caso Reggio Calabria, ecco perché serve un soggetto del territorio capace di controbilanciare l’egemonia del capoluogo e penso che l’Unione dei Comuni della Vallata del Torbido sia utile a rappresentare la nostra zona e il primo passo per un soggetto istituzionale ancora più ampio, e che viaggi sull’asse Marina di Gioiosa-Rosarno».
Non sono mancati alcuni interventi del pubblico (per la verità poco numeroso) presente. L’imprenditore in pensione Ettore Spatari ha posto l’accento sulla necessità di creare progetti di sviluppo per creare lavoro e sull’esigenza di dare una strategia di fondo all’Unione, menrte l’ex capo ufficio tecnico del Comune Peppe Macrì ha chiesto se si potranno unificare gli uffici comunali e i regolamenti edilizi dei singoli comuni».
Sergio Salomone, infine, ha chiesto se in futuro potranno sorgere conflitti tra le scelte dei singoli comuni aderenti all’Unione e la stessa Unione.
Ha risposto il sindaco Vestito, con l’ausilio dell’assessore Napoli.
A Salomone, ha detto che «E’ impossibile la dicotomia tra comuni e unione, perché i primi compongono la seconda»; a Macrì ha replicato dicendo che «La legge opera una distinzione netta tra servizi e funzioni, privilegiando l’unificazione dei primi»; a Spatari ha detto che «La strategia dell’Unione è quella di andare oltre i vincoli operativi e le singole debolezze, creando, ad esempio, una centrale unica degli acquisti privilegiando i fornitori della zona, e aggirando la terribile Consap, o unificando i sistemi informatici dei singoli comuni per conseguire un risparmio che potrà essere investito per offrire servizi alla collettività».
Di particolare interesse la risposta che il primo cittadino di Marina di Gioiosa ha dato al cronista che gli ha chiesto delle possibili interazioni tra l’Unione dei Comuni e le società partecipate come Locride Sviluppo, il consorzio di funzioni Locride Ambiente, Locride Ambiente SpA, il Gal, ecc.
«E’ un nodo – ha detto Vestito – che verrà al pettine, anche se per ora non ci siamo posti la questione. Di certo, se uniamo le singole quote saremo la maggioranza e faremo valere questo peso politico, anche perché lo stato attuale di queste strutture, e della stessa Associazione dei Comuni della Locride, così com’è non ci piace». Chiara l’antifona?
Tutti, comunque, si sono detti consapevoli che «I risultati di questo nuovo assetto istituzionale saranno apprezzabili almeno dopo un lustro».