di Valentina Femia
In genere non mi avventuro in mari che non conosco, sarà per il mio amore per i fondali o per una mia prudente modestia che mi impedisce di fare affermazioni che possano essere facilmente contraddette .
Certo è che, nel periodo fascista, Fanfani, prestò la sua fattiva adesione al regime, così come fecero tanti altri uomini, basta pensare per esempio a Pietro Ingrao o Dario Fo. Ma non ho mai dubitato, né dubito, che il primo sia stato uno degli uomini più lucidi e penetranti della sinistra italiana e che il secondo abbia rappresentato come pochi la cultura libertaria progressista ed alternativa italiana (il Nobel è solo un corollario!).
Ciò detto, posso affermare che sono poche le mie condivisioni con il Ministro Boschi però, per quel che conosco dal mio nuotar nei fondali della Prima Repubblica, mi pare che Fanfani sia stato un uomo di stato che ha sviluppato, portato avanti e pressoché realizzato il piano InaCasa per gli italiani nonostante l’opposizione degli americani.
Quello cui il ministro Boschi certamente si riferiva era il Fanfani repubblicano, politico di razza tra i fautori del centro sinistra ed unico italiano ad aver rivestito il ruolo di presidente dell’assemblea dell’ONU. Pur non essendo democristiana, non posso dire che l’ambizione del Ministro Boschi sia negativa né che sia una scelta di destra. Lo stesso Fanfani pur non essendo stato uomo di sinistra, alla sinistra insieme ad Aldo Moro ha però sempre guardato. D’altronde la Boschi è di cultura schiettamente cattolica e non credo sia mai stata iscritta al PC.
Si dimentica spesso che il Partito democratico è un insieme di varie estrazioni, di varie culture, di varie provenienze ed allora, essere di destra o di sinistra tanto per seguire l’insegnamento ironico di Gaber non è uno shampoo fatto in doccia o in vasca ma significa essere portatori di valori che siano individuabili come di destra o di sinistra. Ossia non pensare al “particulare“ in danno degli altri, credere ed operare per l’attuazione del principio di uguaglianza pur se non siamo tutti uguali, credere alla solidarietà, credere all’elevazioni degli ultimi, credere che la terra non sia un oggetto da sfruttare e deturpare “tanto chi verrà dopo risolverà”.
Molti insegnamenti sono venuti dal ’68 e dal ’77 ma altrettanti fallimenti hanno causato il trasformismo di coloro i quali quegli insegnamenti avrebbero dovuto trasformare in atti concreti.
Mi sembra troppo attribuire la responsabilità del fallimento del referendum sulle trivelle al presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio e legarne la vergognosa decadenza della sanità calabrese con le elezioni amministrative con l’adesione ai comitati per il “si”. Appare un periglioso esercizio di acrobazia politica e non una critica propositiva l’intervento del compagno Sisì Napoli al quale non mancano intelligenza e capacità d’analisi e perciò a vorrei rivolgergli alcune domande: non poteva lui organizzare comitati di iniziativa contro le trivelle, non poteva lui organizzare comitati per il “no” alla riforma costituzionale, non può lui, medico di indiscussa e riconosciuta professionalità e profondo conoscitore della realtà sanitaria regionale e della Locride organizzare iniziative che informino sullo sfascio della sanità pubblica?
Certo, addentrarsi nella storia della sanità della Locride potrebbe significare incontrarsi in diverse ombre che come quelle di Banquo turbano i sogni di molte persone.
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