di Gianluca Albanese
GIOIOSA IONICA – La lunga fase preparatoria aveva portato in dote una buone dose di entusiasmo, e lasciava presagire a ben altra partenza; la prima del Consiglio dell’Unione dei Comuni “Valle del Torbido”, invece, ha messo a nudo tutte le difficoltà oggettive nella realizzazione delle grandi battaglie a difesa del territorio, oltre che le debolezze di uno strumento normativo come lo Statuto, la cui revisione sarà oggetto del lavoro di una commissione ad hoc che è stata nominata stasera.
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Tra il dire e il fare, insomma, c’è di mezzo il mare. Anzi, in questo caso…il torrente, come il Torbido, che diventa metafora di tutte le difficoltà a condurre congiuntamente grandi battaglie, come quella a tutela dell’ufficio del Giudice di Pace a Gioiosa Ionica.
Perché un conto sono le dichiarazioni d’intenti; un altro è il reperimento di risorse economiche e umane per mantenere questo presidio di legalità sul territorio che, per legge, dovrà reggersi sulle spese (e sul personale) dei Comuni.
E così, la prima riunione del Consiglio dell’Unione dei Comuni (la prima della provincia di Reggio Calabria, una delle primissime in tutta la regione), non va oltre alla nomina del presidente e del suo vice, e a quella della commissione incaricata di redigere la bozza definitiva di statuto e regolamento.
Alla presidenza è stato eletto il sindaco di Mammola Antonio Longo; suo vice è il suo omologo di Grotteria Salvatore Leoncini.
Longo giura fedeltà alla Costituzione, mentre il consigliere provinciale Vincenzo Loiero interviene per dire, tra l’altro, che i partiti politici non devono egemonizzare l’Unione «Per non creare – ha spiegato – forme di contrattazione che possono condurre all’impasse».
Quanto basta per suscitare la reazione del consigliere dell’Unione Nicola Limoncino (in quota opposizione di Martone) che apre la discussione sulla creazione dei gruppi consiliari anticipando che si costituirà come gruppo di Rifondazione Comunista, partito di cui è segretario provinciale.
Pino Vumbaca, sindaco di San Giovanni di Gerace, gli spiega che i gruppi che si andranno a comporre stasera sono provvisori, e che la loro composizione è solo un fatto tecnico, per permettere alla Giunta (composta dai sei sindaci) di trovare degli interlocutori come capigruppo ai quali dare le comunicazioni ufficiali.
Le proposte si moltiplicano. Il presidente Longo, a inizio discussione, aveva proposto un gruppo unico rappresentativo delle maggioranze consiliari e uno delle minoranze; Riccardo Modafferi un gruppo per ogni paese, Lupis «un unico gruppo con Sisì Napoli leader», mentre Giorgio Imperitura propone il gruppo unico «dal quale chi non si sente rappresentanto può rimanere fuori e farsi il suo gruppo».
Il dibattito si scalda e dura anche parecchio, tanto che all’ora di cena quasi tutti gli spettatori abbandonano l’Aula, che alle 20,30, dopo due ore di discussione, ancora deve decidere sui gruppi.
Sisì Napoli è contro il pensiero unico e per la valorizzazione delle differenze «E lo dico io – ha detto – che sono iscritto ad un partito e voto per un altro», mentre Pasquale Mesiti plaude alla coerenza di Limoncino e alla sua idea di fare un monogruppo col nome del Prc. Lorena Ieraci lancia una stoccata al Pd «Che sembra voler mettere il cappello sulle decisioni dell’Unione, mentre Peppe Coluccio strappa applausi col suoi intervento post-ideologico, invitando tutti a superare l’impasse della discussione sui gruppi.
Alla fine passa la proposta di Longo, che prevede 12 gruppi consiliari, uno per la maggioranza e uno per la minoranza di ogni Comune partecipante.
In seguito, è stata nominata la commissione incaricata di rivedere statuto e regolamento, composta dai consiglieri Coluccio, Ritorto, Ieraci, Ameduri, Carabetta e Lupis per le maggioranze e Alì, Mesiti e Andrianò per le opposizioni.
Sulla tutela dell’ufficio del Giudice di Pace il Consiglio ha incontrato un grosso scoglio.
Il sindaco Fuda ha ribadito che «C’è tempo fino al 30 luglio per rifare la richiesta di mantenimento di questo presidio di legalità che serve tutti i paesi della Valle, ma i costi saranno a carico dei Comuni, che devono garantire una spesa fissa di 130.000 euro annue di personale, composto da due impiegati di categoria “C” e uno di categoria “D”, più le spese generali», da realizzare tramite il distacco dai Comuni all’Unione.
Insomma, si chiedeva un grosso gesto di solidarietà e invece tutti (o quasi) hanno messo le mani avanti: chi per le difficoltà legate alla mancanza di personale qualificato, chi per l’impossibilità per questi ruoli, di impiegare Lsu-Lpu, tanto da far dire al consigliere Lupis che «Siamo l’Unione delle debolezze», mentre Alì ha suggerito di creare prima un ufficio ragioneria centralizzato in modo da avere chiara la situazione del bilancio di ogni singolo Comune per valutare gli eventuali impegni di spesa che potrà assumere l’Unione.