di Antonio Baldari (foto fonte agi.it)
Che stia attraversando un bel periodo non si può proprio dire, ma che se le stia andando a cercare non lo si può nemmeno negare; parliamo facendo chiaro riferimento a Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, nonché ministro con delega ai Trasporti ed alle Infrastrutture, al quale evidentemente non sono bastate le beghe legate al famigerato “Ponte sullo Stretto” che, come abbiamo scritto nelle scorse edizioni del Nostro Giornale, un giorno non si fa e l’altro pure, a causa delle molteplici problematiche di carattere burocratico, economico e chi più ne ha più ne metta.
Come se non bastasse, ci si è messa pure la candidatura alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi del generale Roberto Vannacci, che è stata fortemente caldeggiata dal leader del partito di Alberto da Giussano, ancorché un po’ tutti i leghisti della prima ora ma anche della seconda e della terza ne abbiano preso fragorosamente le distanze ritenendolo “Un indipendente”, un modo elegante per dire che non fa parte dei nostri.
Che però, come il parente scomodo, va accettato e fatto sedere a tavola anche se poi, forse perché in una parentesi di follia, ti porta a conoscenza di iniziative da intraprendere, per sua volontà, che ti fanno fare un salto all’indietro di mezzo secolo, come nel caso delle classi differenziali, da tempi biblici archiviate e, piuttosto!, ritenute demodé dalla stessa Lega che sperticatamente parla e straparla di “inclusione” nella Scuola italiana. Ma tant’è!
Il leader Salvini lo vuole, lo ha presentato e lo sosterrà a prescindere anche se saranno…Vannacci sua, fuori e dentro il partito, evidentemente: fuori, che sarà una goduria perché quasi sicuramente porterà una barcata di voti alle altre compagini politiche in cerca di uno scranno utile a Bruxelles; dentro perché, se tale circostanza dovesse essere realtà, beh, uno scranno, quello più alto della Lega, potrebbe segnare degli scricchiolii che già, in lontananza, feralmente si odono.