R. & P.
Il vescovo di Locri-Gerace, S.E. monsignor Francesco Oliva, ha rivolto un messaggio di speranza attraverso la Lettera indirizzata alla comunità diocesana per la Quaresima e la Pasqua: “Verso la Pasqua – Alba di un nuovo giorno”.
“L’evento pasquale squarcia l’oscurità della notte e annuncia l’alba di un nuovo giorno -ha scritto il vescovo- È Pasqua anche in tempo di pandemia! Lo è per noi e per tutta la nostra terra – ed ha aggiunto- Con Cristo, nostra speranza, possiamo risorgere anche noi a vita nuova, liberati dal peccato e da ogni forma di male. La Pasqua è un evento essenziale per noi e per la nostra Chiesa che ci porta a gustare la bellezza di una vita da risorti”. La fede del popolo della Locride è profondamente radicata nella Pasqua: non è quella dei mafiosi, che “non ha nulla di cristiano” ed è invece, come affermato dai Vescovi della Calabria, «altro dal cristianesimo e dalla Chiesa” e che “attraverso un uso distorto e strumentale di riti religiosi e di formule, che, scimmiottando il sacro, si pone come una vera e propria forma di religiosità capovolta, di sacralità atea, di negazione dell’unico vero Dio».
“Il nostro è un popolo fedele alle sue tradizioni religiose, che si lascia guidare dalla fede pasquale, manifestata attraverso la pietà popolare e la partecipazione ai riti della settimana santa. E soprattutto resistendo alle prove della vita con coraggio e fiducia in Dio, condividendo nella sua carne il mistero pasquale, che è esperienza dell’umiliazione della croce e della morte e della vita nuova in Cristo Risorto. Lo dimostrano la ristrettezza e le fatiche della vita, che affronta con dignità e coraggio”.
La Lettera sollecita inoltre la riflessione su tanti aspetti della vita del credente e su come affrontare le attività pastorali frenate dalla diffusione del Covid-19 e va letta nella sua interezza (si allega in pdf e può essere richiesta nelle parrocchie). Qui ci si limita a richiamare alcuni passaggi che monsignor Oliva dedica alla Pasqua.
“La Pasqua è un evento di fede che porta speranza a tutti. Dà speranza a chi, sapendo di aver sbagliato nella vita, non ha paura di rivolgersi a Gesù negli ultimi istanti della sua vita, riconoscendo il proprio peccato e chiedendone perdono come il buon ladrone: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Dà speranza a chi pensa che la pandemia stia chiudendo le porte del proprio futuro e la vita di relazioni sociali, ma non si allontana da Dio, anche quando, preso da un sentimento di estremo abbandono, si chiede: “Perché questo, Signore? Quanto durerà? Come è possibile vedere morire degli anziani da soli, senza l’affetto dei loro cari? O essere tumulati, senza aver avuto lo sguardo ed una carezza dei propri parenti?”.
“Non c’è Pasqua senza attraversare la passione e la morte -sottolinea monsignor Oliva- È Pasqua dove la vita risorge e si vive un passaggio che fa riassaporare il perdono, la gioia di una stretta di mano, il ritorno dell’amicizia. È Pasqua dove si ricompone la pace, i muri di divisione sono infranti. È Pasqua dove torna a risplendere la solidarietà e l’amicizia sociale, dove la vita è realizzazione di un amore radicale, dove il tempo che passa non spegne la speranza nel futuro! È Pasqua quando ci si rinnova profondamente”.
La Lettera è accompagnata da una preghiera del vescovo rivolta a San Giuseppe, in quest’anno speciale dedicato al Patrono della Chiesa universale.