di Simona Ansani
STILO – Tra i candidati locridei che aspirano ad essere eletti in consiglio regionale, oggi concentriamo la nostra attenzione su Romina Leotta, presidente del consiglio comunale di Stilo e in lizza con “Per cambiare la Calabria – La Sinistra”.
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Perché ha scelto di candidarsi con questa lista e in questa coalizione?
“Ho aderito ad una proposta di candidatura tanto inaspettata quanto gradita, con la quale mi è stato proposto di impegnarmi come giovane donna al servizio del bene comune per la nostra terra.
Ho accettato perché, dopo aver completato gli studi universitari a Pisa sognando di fare l’editore, ho deciso di tornare in Calabria e di contribuire allo sviluppo di questa terra attraverso il lavoro.
Oggi, grazie al lavoro, al continuo contatto con la gente, alla mia piccola esperienza politica come presidente del Consiglio del Comune di Stilo sento di aver acquisito un bagaglio culturale che ho il dovere di condividere e di mettere al servizio della Calabria e di tutte le persone che, come me, nonostante i limiti, sentono l’anima, il battito del cuore di questa terra e lo sincronizzano con proprio battito.
Questa lista e questa coalizione si propongono di “cambiare musica e musicanti” per dirla con Gianni Speranza: io credo che sia necessaria una coraggiosa inversione di rotta condivisa dai cittadini ed attuata da chi li rappresenta”.
E’ più importante, per lei, il rinnovamento della classe politica o l’esperienza e la competenza?
“In medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo, tutto il resto per me è slogan e le cose non si cambiano con le frasi facilmente memorizzabili e ripetitive”.
La sua priorità programmatica.
“Io credo che per trattare i grandi temi bisogna partire da un benessere di base delle persone, delle famiglie, delle imprese; una salubrità che porti tutti questi soggetti ad investire il loro tempo, le loro risorse, la loro vita nella terra in cui vivono senza sentirsi scissi dal contesto nazionale ed europeo del quale fanno parte. Alla base di tutto quindi ci vuole una buona politica del lavoro che parta da un’analisi che affronti il nostro presente e le peculiarità del nostro territorio per proiettarli nel futuro con tutto lo slancio necessario perché chi vive qui senta di avere le stesse opportunità di chi vive in una qualunque regione d’Italia e, con un pizzico di ambizione in più, in una qualunque regione di un paese europeo.
La Costituzione Italiana lo dice qual è la priorità programmatica assoluta: il lavoro, in quanto esso è il principio fondante della nostra Repubblica democratica, la base su cui costruire democraticamente l’Italia, figuriamoci una regione come la Calabria.
In questo contesto ritengo che sia importantissimo non prescindere dalla funzione sociale dei fondi comunitari, non basta che la Calabria sia destinataria di questi fondi e non basta neanche che semplicemente li spenda: le risorse economiche europee devono essere assegnate per la realizzazione di un progetto, ma non possono essere fini a se stesse devono essere messe in circolo in termini di occupazione e di investimento. I fondi comunitari presuppongono benefici effettivi di coesione sociale, a partire dalla garanzia di una circolarità delle risorse che non si esaurisca in un solitario benessere, da rendita parassitaria, ma faccia da traino ad uno sviluppo sociale più inclusivo.
Naturalmente tutto deve essere corroborato da un piano di ammortizzatori sociali che tenga conto delle peculiarità del nostro territorio e che non si configuri come mera assistenza, ma come una forma di transizione che permetta di uscire da un posto di lavoro e facilmente ricollocarsi in un altro o di avviarsi al lavoro senza dover stare in attesa con la valigia dell’emigrante dietro la porta.
Il decentramento delle funzioni regionali, servendo anche una regione più snella, ed un maggiore coinvolgimento dei Comuni, a cui vanno delegate competenze, gestione e risorse, possono fare da catalizzatore a questo processo democratico di costruzione della nostra terra basato sul principio del lavoro”.