Era il 6 maggio 2016 quando la giovane sparisce dalla sua casa in quel di Limbadi ed il cui corpo è stato dato in pasto ai maiali ed i resti triturati da un trattore cingolato, secondo quanto è stato affermato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Filone della maxi inchiesta “Maestrale”, il dibattimento riguarderà anche l’uccisione di Angelo Corigliano, avvenuto a Mileto nell’agosto 2013
di Antonio Baldari
Otto, lunghi, anni sono passati dal giorno in cui è scomparsa Maria Chindamo l’imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello, nell’area metropolitana di Reggio Calabria; era il 6 maggio 2016 quando la giovane sparisce dalla sua casa in quel di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia: oggi, 14 marzo 2024, ha inzio il processo a carico di Salvatore Ascone, accusato di concorso nell’omicidio della 44enne, il cui corpo è stato dato in pasto ai maiali ed i resti triturati da un trattore cingolato, secondo quanto è stato affermato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.
Ascone, che è proprietario di un terreno attiguo a quello della donna, è accusato di avere manomesso l’impianto di videosorveglianza, posto all’ingresso dell’azienda dell’imprenditrice, per poi commettere l’omicidio di Maria Chindamo, secondo le rivelazioni del collaboratore di giustizia Antonio Cossidente, ex componente del clan dei Basilischi, in Basilicata, insieme ad altre due persone una delle quali era all’epoca minorenne mentre l’altra è nel frattempo deceduta.
In particolare dall’inchiesta è emerso che la Chindamo è stata fatta sparire e uccisa per la relazione sentimentale che aveva avviato dopo il suicidio del marito, Vincenzo Puntoriero, avvenuto nel maggio 2015, e avrebbe avuto inoltre come movente l’interesse di alcune cosche di ‘ndrangheta del Vibonese per alcuni terreni di cui l’imprenditrice aveva acquisito la proprietà dopo il suicidio del marito; in ossequio alle indagini l’imprenditrice sarebbe morta a causa di uno “specifico interesse del clan Mancuso all’acquisizione dei suoi terreni”, emerge dalle carte dell’inchiesta. Filone della maxi inchiesta “Maestrale”, il processo che parte quest’oggi riguarda anche l’omicidio di Angelo Corigliano, avvenuto a Mileto nell’agosto 2013, per il quale sono imputati a vario titolo Salvatore Pititto, Domenico Iannello e Giuseppe Mazzitelli.